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La democrazia di Dio

di Emilio Gentile - 25/09/2006


Emilio Gentile
La democrazia di Dio
La religione americana nell'era dell'impero e del terrore
2006, pp. 272, € 16,00, con ill.
Collana i Robinson / Letture
ISBN 8842080519
 
In breve
Gli Stati Uniti sono il più religioso e il più nazionalista fra i paesi industrializzati dell’Occidente. La religione americana considera la democrazia e il destino del proprio paese una manifestazione della divina provvidenza. Per questo l’attacco terrorista dell’11 settembre ha coinvolto l’atteggiamento degli americani verso Dio, la visione del bene e del male, il senso della missione nazionale. E ha provocato un’esplosione di religiosità e di patriottismo, fusi nella santificazione dell’America come nazione eletta. Con un’analisi originale, Gentile mostra come Bush ha rielaborato i miti della religione americana, identificandoli con l’integralismo della destra religiosa, per giustificare la guerra contro l’ ‘asse del male’. Chi è con Bush, è con l’America; chi è con l’America, è con Dio: una nuova, inquietante esperienza di sacralizzazione della politica. Un libro coinvolgente, indispensabile per capire la ‘democrazia di Dio’ al culmine della sua potenza imperiale.

Indice
Introduzione – 1. America violata – 2. Dove era Dio? – 3. Alla Casa Bianca – 4. Mosè d’America – 5. Alla guerra, con Dio – 6. Sacra America imperiale – 7. Il grande risveglio – 8. Il vitello d’oro – 9. Religione politica «all’americana». Un’ipotesi per concludere – Note – Indice dei nomi
Questo libro studia le conseguenze che l’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 ha avuto sulla religione americana, una religione civile fondata sulla credenza che gli Stati Uniti sono una nazione benedetta da Dio, sorta per un disegno della provvidenza, con la missione di difendere e diffondere nel mondo la «democrazia di Dio». Con questa espressione intendo definire la concezione americana della democrazia, che ha una matrice religiosa e costantemente si ispira alla religione, sostenendo che la libertà è un dono di Dio. Dall’epoca del primo presidente George Washington, tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno concluso i loro discorsi inaugurali invocando la benedizione di Dio sull’America, e nessun presidente ha omesso di citare almeno una volta la fede nell’Onnipotente, nell’origine divina della democrazia americana, nella missione provvidenziale degli Stati Uniti. Il presidente americano non è solo il capo politico della nazione, ma è anche il pontefice della sua religione civile. Per comprendere la politica americana è utile studiare la religione americana, e ciò specialmente dopo l’11 settembre, anche se il compito non è facile per un osservatore europeo, il quale deve far fronte a varie situazioni, derivanti in gran parte dalla simbiosi fra religione e politica, che possono apparire paradossali.
Gli Stati Uniti sono un paese di paradossi. Forse il più paradossale dei paradossi americani è l’alto grado di fervore religioso, che distingue il popolo della repubblica stellata da altri popoli dei paesi più industrializzati e modernizzati nel mondo contemporaneo, mentre nei loro confronti gli americani vantano il primato di aver sancito e rispettato il principio laico della separazione fra lo Stato e la Chiesa. Dopo il 2000, tuttavia, molti americani, sia laici che religiosi, temono che il «muro di separazione» fra lo Stato e la Chiesa, secondo la metafora di Thomas Jefferson, possa essere gravemente lesionato dagli attacchi di una destra religiosa, che ha trovato nel presidente George W. Bush, eletto nel 2000 e rieletto nel 2004, un capo politico deciso a infondere nella società, nella cultura, nelle istituzioni e nella politica interna ed estera degli Stati Uniti, i valori di una visione religiosa tradizionalista, conservatrice e integralista. In realtà, come risulterà evidente da questo libro, il «muro di separazione» fra Stato e Chiesa non ha mai separato la religione e la politica, che negli Stati Uniti hanno sempre vissuto in simbiosi, con il pieno consenso della maggioranza della popolazione. La quasi totalità degli americani si professa cristiana, ma gli Stati Uniti, divenuti nel Ventesimo secolo la più grande potenza imperiale della storia umana, la più ricca economicamente e la più forte militarmente, non rappresentano la realizzazione delle Beatitudini predicate da Gesù nel Discorso della Montagna. Inoltre, fino al 1960, nessun candidato cattolico aveva la possibilità di essere eletto presidente. Fino al 2000, nessun ebreo era stato proposto come candidato alla vicepresidenza. Tutti i presidenti americani eletti finora hanno professato una fede in Dio, e appare impossibile, ai giorni nostri, e prevedibilmente lo sarà ancora per molto tempo, l’elezione di un ateo alla presidenza degli Stati Uniti. La maggioranza degli americani sarebbe oggi disposta ad eleggere alla massima carica dello Stato un cattolico, un ebreo, una donna, e forse anche un nero o un omosessuale: ma rifiuterebbe assolutamente di votare per chi si professasse ateo, anche se la maggior parte degli americani è convinta che per essere un buon americano o una persona moralmente a posto non è necessario credere in Dio. Anche questo è un paradosso americano.
A questi paradossi si è aggiunta la tragedia dell’11 settembre. La nazione vincitrice di due guerre mondiali e della Guerra fredda, nel momento stesso in cui è divenuta l’unica e incontrastata superpotenza del pianeta, è aggredita, terrorizzata e umiliata, nel cuore del suo territorio, da diciannove giovani fanatici musulmani, i quali, armati di taglierini, sequestrano quattro aerei americani, e, invocando il nome di Dio, si scagliano in un attacco suicida contro il massimo simbolo della possanza militare degli Stati Uniti, il Pentagono, e contro le torri gemelle del World Trade Center, emblemi universali della civiltà americana. C’è chi sospetta oggi che tutto quello che è accaduto l’11 settembre in America sia il frutto di un complotto ordito ai vertici dell’amministrazione Bush. Questo libro non si occupa della storia dell’11 settembre né di complotti, ma del modo in cui gli americani credenti in Dio hanno reagito all’attacco terroristico.
[…]
La fusione tra religione e nazionalismo è una delle caratteristiche peculiari della democrazia di Dio. La tragedia dell’ 11 settembre ha prodotto un’inaspettata effervescenza di sentimento religioso e di sentimento patriottico, in un momento in cui molti intellettuali americani, di destra e di sinistra, lamentavano la crisi morale della nazione e temevano per la sua unità. Da oltre un decennio la religione civile negli Stati Uniti sembrava ridotta ad un rituale senza fervore; dopo l’11 settembre c’è stato un suo improvviso risveglio e principale protagonista ne è stato il presidente Bush, uno dei più religiosi fra i presidenti americani: come tale egli è protagonista di questo libro.
Il tema centrale del libro è il tentativo della presidenza repubblicana e della destra religiosa di trasformare la religione civile americana in una religione politica «all’americana», utilizzando la tragedia dell’11 settembre per arrogarsi il monopolio della definizione del bene e del male e l’esclusiva prerogativa di definire i valori e i principi del «vero americano», promuovendo la rinascita dei miti della religione civile, dal mito del popolo eletto al mito del «destino manifesto» della nazione missionaria, secondo una visione tradizionalista e integralista della religione e della politica. Si tratta di un’esperienza nuova di sacralizzazione della politica, che ha suscitato critiche e opposizioni di laici e di religiosi, provocando un appassionato dibattito sulla natura, il significato e la funzione della religione civile in una democrazia. Anche i critici e gli oppositori della religione americana, nell’era dell’impero e del terrore, sono i protagonisti di questo libro.