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Chi paga il cambiamento climatico?

di Peter Singer - 26/09/2006

 
 
   


Scrivo questo articolo da New York agli inizi di agosto, quando il sindaco ha dichiarato uno stato di emergenza per il caldo per prevenire interruzioni diffuse dell’erogazione di energia elettrica dovute dell’uso intenso dei condizionatori che si prevede. Gli impiegati municipali potrebbero essere esposti a denunce penali se impostano i loro termostati sotto i 78 gradi Fahrenheit (25,5 Celcius). Ciò nonostante, l’utilizzo dell’energia elettrica ha raggiunto livelli senza precedenti.
Negli Stati Uniti, i primi sei mesi del 2006 sono stati i più caldi da più di un secolo a questa parte. Anche l’Europa sta sperimentando un’estate eccezionalmente calda.

La torrida estate settentrionale coincide perfettamente con la prima del documentario “Una verità scomoda”, che vanta la partecipazione dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore. Per mezzo di grafici, immagini, ed altri apporti notevoli, si argomenta in forma convincente che le nostre emissioni di diossido di carbonio stanno causando il riscaldamento del pianeta, o, come minimo, stanno contribuendo a causarlo e che quindi dobbiamo affrontare urgentemente questo problema.

Gli americani sono soliti parlare molto di moralità e di giustizia, ma la maggior parte di essi continua a non rendersi conto che il rifiuto del loro paese di firmare il Protocollo di Kyoto e l’atteggiamento che ne consegue, che tutto rimane uguale, in merito alle emissioni di gas ad effetto serra è uno degli errori morali più gravi.

Già sta avendo conseguenze nocive per gli altri e la maggiore ingiustizia è che sono i ricchi quelli che stanno utilizzando la maggior parte dell’energia che provoca le emissioni all’origine del cambio climatico, mentre saranno i poveri che si sobbarcheranno la maggior parte dei costi.

Per rendersi conto dell’ingiustizia, mi basta rivolgere uno sguardo al condizionatore che fa sì che la temperatura del mio studio sia sopportabile. So bene che ho fatto più di quello chiesto dal sindaco, impostando la temperatura su 28F (27C), ma continuo ad essere parte di un circuito di retroazione. Lotto contro il calore utilizzando più energia, e ciò contribuisce al consumo di più combustibile fossile e all’emissione di più gas ad effetto serra nell’atmosfera e ad un maggiore riscaldamento del pianeta.

È successo anche quando stavo vedendo “Una verità scomoda”: in una notte calda, la sala del cinema era così fresca che ho rimpianto di non esseremi portato una giacca.

Il caldo uccide. Un’ondata di caldo in Francia ha causato 35.000 morti nel 2003 ed un'altra simile in Gran Bretagna il mese scorso ha causato più di 2000 morti, secondo stime ufficiali. Anche se non si può attribuire nessuna di queste ondate di caldo al riscaldamento del pianeta, ciò farà si che simili fenomeni siano più frequenti. Inoltre, se si permette che l’innalzamento della temperatura del pianeta continui, il numero di morti che si registrerà quando le precipitazioni si faranno più erratiche e causeranno tanto siccità prolungata quanto inondazioni molto gravi supererà di molto il numero di morti per il caldo in Europa. Uragani intensi e più frequenti uccideranno molte più persone. Lo scioglimento dei ghiacciai polari causerà l’innalzamento del livello del mare, il quale inonderà le fertili regioni alle foci dei fiumi, dove centinaia di migliaia di persone coltivano i prodotti con i quali si nutrono. Si diffonderanno le malattie tropicali che uccideranno anche più persone.

Secondo cifre delle Nazioni Unite, nel 2002 le emissioni per abitante dei gas ad effetto serra negli Stati Uniti furono 16 volte superiori a quelle dell’India, 60 volte superiori a quelle del Bangladesh e più di 200 volte superiori a quelle dell’Etiopia, del Mali o del Chad. Altre nazioni sviluppate con emissioni quasi equivalenti a quelle degli USA sono Australia, Canada e Lussemburgo. D’altro canto Russia, Germania, Gran Bretagna , Italia, Francia e Spagna hanno livelli compresi tra la metà ed una quarta parte di quelli statunitensi. Il livello di questi paesi continua ad essere superiore alla media mondiale e a più del 50 per cento di quello delle nazioni più povere nelle quali ci saranno morti causate per il riscaldamento del pianeta.

Se un soggetto che inquina danneggia un altro, il danneggiato di solito ha una difesa giuridica. Per esempio se una fabbrica riversa prodotti chimici tossici in un fiume che io uso per irrigare la mia produzione agricola e distrugge il mio raccolto, posso denunciare il proprietario della fabbrica. Se le nazioni ricche inquinano l’atmosfera con diossido di carbonio e distruggono i miei raccolti a causa dei cambiamenti nella frequenza delle precipitazioni o i miei terreni vengono inondati per un aumento del livello del mare non si dovrebbe anche poter sporgere denuncia ?

Camilla Toulmin, che dirige l’International Institute for Enviroment and Development (IIED) ONG con sede in Londra, ha assistito ad una conferenza sul cambio climatico che Al Gore ha pronunciato in giugno. Gli ha domandato cosa pensasse in merito al risarcimento dei danni a coloro i quali sono più colpiti dal cambio climatico, ma hanno contribuito in misura minore a causarlo. La domanda sembrò averlo colto di sorpresa e lui non ha appoggiato l’idea. Come Toulmin, anche io mi domando se questa è una verità che risulta essere troppo scomoda, perfino per lui.

Peter Singer
professore di bioetica, università di Princetown – Clarín y Project Syndicate , 2006
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=37669

16.09.06

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di ANNALISA MELANDRI