>Traduzione della petizione in italiano
Sig.re e Sig.ri deputati europee.
I cittadini europei quali noi siamo, seguono con grande attenzione il processo di allargamento dell’Unione e particolarmente gli sviluppi della controversa candidatura della Turchia.
Abbiamo preso visione del rapporto sul “progresso della Turchia sulla via dell’adesione” votato lunedì 4 settembre da parte della Com missione degli Affari Esteri. In particolare, abbiamo constatato con grande soddisfazione che il Parlamento europeo ha reiterato la richiesta alla Turchia di riconoscere il genocidio armeno, così come aveva già fatto in passato nelle risoluzioni precedenti il 15 dicembre 2004 e il 28 settembre 2005, e che considera tale riconoscimento una condizione preliminare per l’adesione all’Unione europea.
Siamo stati ugualmente informati sulle numerose pressioni comminate dalla Turchia affinché il capitolo riguardante la questione del genocidio sia ritirato e della campagna di disinformazione che accompagna queste forzature. In quanto cittadini dell’Unione, siamo assolutamente indignati che una potenza straniera con valori radicalmente anti-europee possa così alterare la valutazione sovrana che la nostra rappresentanza europea debba formulare nei suoi confronti.
Ecco perché ci permettiamo di rammentarVi quanto segue:
1. La richiesta del riconoscimento del genocidio degli armeni in quanto precondizione non costituisce per nulla una pretesa supplementare nei confronti della Turchia. Questa “pretesa” era già stata chiaramente formulata in termini identici, un’ anno fa, nella risoluzione “apertura dei negoziati con la turchia”: Il Parlamento europeo richiede alla Turchia di riconoscere il genocidio degli armeni, e considera questo riconoscimento un preliminare della sua adesione all’unione europea. (P6_TA (2005) 0350, 28/09/2005) .Questa formulazione segue la linea politica già disegnata nelle risoluzioni precedenti del 18 giugno 1987 e del 15 dicembre 2004. l’addolcimento o la soppressione costituirebbero un chiaro segnale alla Turchia che il Parlamento Europeo si appresta a rinnegare i propri principi.
2. Il fatto che una tale condizione non fosse stata formalmente indicata agli altri paesi candidati non costituisce un argomento della sua non accettazione: gli altri paesi candidati non hanno, per fortuna, commesso alcun genocidio e non negano un genocidio. La candidatura di altri stati che negano altri genocidi non sarebbe nemmeno considerata. Il riconoscimento dei crimini da parte dello Stato che li ha perpetrati è un criterio d’adesione.
3. Le reiterate richieste del Parlamento europeo sulla questione hanno permesso lo sboccio di timidi dibattiti in Turchia. Un indebolimento di queste aperture costituirebbe un sostegno oggettivo ai circoli nazionalistici che, in Turchia, sperano di eliminare una volta per tutte le poche voci dissidenti sull’argomento e che sperano allontanare ancora di più la Turchia dai nostri standard europei.
4. La Turchia che pretende voler discutere questa questione non ha ancora risposto alla proposta del presidente armeno di stabilire una commissione intergovernativa al fine di esplorare i mezzi per risolvere insieme i problemi fra i due paesi e di stabilire relazioni diplomatiche. Di conseguenza la Turchia continua a deplorare la sua strategia negazionista in termini di “comitati di storici” e di “apertura di archivi” al fine di estrarre la questione del genocidio dal contesto politico della sua candidatura all’Unione.
5. La politica negazionista della Turchia non è solo un’insulto permanente ai nostri valori europee, ma è anche un segno di una ideologia ultranazionalista e radicale che costituisce una minaccia concreta verso la nostra società e verso i nostri figli.
L’opinione pubblica europea, che segue con attenzione il processo dei negoziati in corso, non capirebbe qualora il Parlamento europeo ritrattasse una posizione di principio che la sua Com missione degli Affari Esteri ha adottato con una larga maggioranza e cedesse così alle ingiuzioni della Turchia rinnegando i propri principi.
Di conseguenza, siamo a richiederVi fermamente di non voler abolire o cambiare il paragrafo 49 votato dalla Commissione degli Affari Esteri mantenendolo nella sezione plenaria con la formulazione attuale, chiara e adeguata.
Certi che non ci deluderete inviamo cordiali saluti. |