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Come salvare Nilo e Fiume Giallo?

di Karima Isd - 25/10/2005

Fonte: www.ilmanifesto.it

Fra i disastri a catena provocati dal riscaldamento del clima potrebbe esserci anche un'inedita piaga d'Egitto: «La portata del Nilo potrebbe ridursi del 75% per la fine del secolo, e inoltre un innalzamento del livello del mare potrebbe allagare il 20% del delta del fiume. Con l'ulteriore spettro della desertificazione crescente, tra i 2 e i 14 milioni di persone potrebbero diventare rifugiati ambientali a causa del cambiamento climatico», afferma Wael Hmaidan, di Greenpeace Mediterraneo, che nei giorni scorsi ha incontrato al Cairo politici, agricoltori e cittadini per segnalare le minacce e gli impatti del cambiamento climatico nel paese. Anche per l'Ipcc, il gruppo di esperti di cambiamento climatico dell'Onu, il Delta è a rischio per l'innalzamento del livello del mare, visto che in media si trova a meno di due metri sopra il livello del mare. E sono già una realtà l'erosione delle spiagge, la penetrazione di acqua marina e dunque l'aumento del sale nel terreno e la conseguente diminuzione dell'area coltivabile. Il delta del Nilo è cruciale per l'economia e la sopravvivenza stessa della popolazione, visto che il 95% del paese è deserto.

Le previsioni sono sì drammatiche, ma molto si potrebbe fare per scongiurarle. Greenpeace sostiene che, come leader nelle energie rinnovabili in Africa e nel mondo arabo, l'Egitto ha un ruolo chiave nell'alleviare gli impatti del cambiamento climatico: «Il governo egiziano deve spingere gli altri governi dell'area mediterranea ad adottare seriamente le fonti rinnovabili se vogliamo che questo paese sopravviva. La potenzialità di energia solare dell'Egitto sarebbe sufficiente a fornire energia all'intera regione mediterranea, bisogna dare l'esempio. Se le nazioni industrializzate come Stati uniti ed Australia non agiscono spetta a noi, visto anche che saremo tra le prime vittime del cambiamento climatico» ha concluso Hmaidan.

Lo spettro dell'effetto serra con annessi e connessi si aggira anche dalle parti di un altro gigante, il Fiume Giallo in Cina. Qualche giorno fa il Sun Xiaohua (il China Daily) ha riferito i risultati della ricerca «Il Fiume Giallo in pericolo» realizzata dall'Accademia cinese delle scienze su commissione di Greenpeace. Secondo gli scienziati, negli ultimi 50 anni la temperatura media nella provincia di Qinghai (nord-ovest cinese) è cresciuta di 0,88 gradi. La regione è quella in cui si trova la sorgente del Fiume Giallo, o Huang Ho. E negli ultimi 30 anni essa ha perso il 17% dei propri ghiacciai, 2,39 miliardi di metri cubi di acqua e 3.000 piccoli laghi. Il tasso di scioglimento dei ghiacci è 10 volte più veloce di quanto non fosse nei 300 anni precedenti. E' una reazione a catena di impatti ambientali, innescata dall'aumento della temperatura sull'altopiano del Tibet: «Il cambiamento del clima è alla base di questi problemi» ha spiegato Liu Shivin, professore dell'Accademia cinese delle scienze, che ha fatto parte della ricerca; «sono infatti le temperature elevate e i climi più secchi dovuti all'effetto serra a sciogliere i ghiacci e il permafrost, drenando i laghi e portando al degrado dei suoli. E' un effetto domino che minaccia fauna, flora, territorio, le persone che vivono nella regione e lo stesso Fiume Giallo»; rendendo instabili le stesse strade.

Per la sua idrologia particolare, il Fiume Giallo è molto sensibile anche ai più piccoli cambiamenti nell'approvvigionamento delle acque. Oltre 120 milioni di persone vi fanno affidamento sia per usi domestici che industriali e di irrigazione. La zona in cui nasce il fiume ha un ruolo importante nell'approvvigionamento dell'intero bacino, assicurando il 55,6% delle acque per la lunghezza del fiume al di sopra della città di Lanzhou, a circa 550 km dalla sorgente. Il professor Liu ha dichiarato: «La scarsità d'acqua e la ridotta capacità di emissione della sorgente avranno un largo impatto sull'economia e sulla società, non solo in questa regione, ma anche nei tratti mediani e inferiori del fiume».