L'avidità industrializzata produce epidemie
di Manuel Garcia - 28/10/2005
Fonte: www.comedonchisciotte.org
Ho una rubrica minore in cui rispondo a domande riguardo la radioattività. Recentemente un amico mi ha chiesto: può un’esposizione prolungata a residui di armi radioattive (come la polvere di uranio impoverito) portare ad epidemie di virus che hanno subito una mutazione, come l’influenza aviaria?
Questo porta all’ulteriore domanda del perchè sorgano le epidemie, come la micidiale influenza spagnola che ebbe origine negli Stati Uniti. L’influenza aviaria si manifesta come diverse famigle di virus negli uccelli che spesso non si ammalano ma ospitano semplicemente il virus, come il Typhoid Mary [l’epidemia di tifo che colpì gli Stati Uniti nel 1907].
Si è notato che alcuni tipi di virus dell’influenza aviaria si stanno evolvendo, adattando rapidamente. Una di questa varietà, l’ H5N1, è riuscita a passare agli esseri umani sconfiggendo il sistema immunitario. E’ quanto si è verificato nell’epidemia del 1997.
Mentre l’epidemia del 1997 uccise milioni di uccelli e una ventina di persone, questa particolare varietà del virus non aveva acquisito i geni necessari a renderlo simile ai virus della comune influenza umana e quindi non era facilmente trasmissibile da persona a persona . Se – o quando – una varietà virale dell’influenza aviaria si combinerà con un virus della tipica influenza umana, procurandosi i geni necessari a renderlo facilmente infettivo tramite il respiro (starnuti, colpi di tosse ed esalazoni) allora potrebbe verificarsi una pandemia. Poichè l’influenza aviaria che ha infettato le persone a partire dal 1997 è piuttosto letale (fino al 50% di mortalità) se paragonata alle blande forme di influenza umana a cui siamo abituati, una forma facilmente trasmissibile potrebbe provocare una strage come quella del 1918-1919. Una simile malattia portata dagli uccelli e contagiosa per gli uomini potrebbe trovare incubazione nelle enormi concentrazioni industriali di pollame per il consumo umano di cui dispongono le nazioni.
Non ho riscontrato alcuna connessione credibile tra radioattività e influenza aviaria.
In questi ultimi giorni è stato annunciato che i ricercatori sono riusciti a replicare il virus influenzale del 1918, l’H1N1, tenuto sotto stretto controllo nei laboratori governativi. Il materiale grezzo per la replicazione è stato l’RNA virale estratto dal tessuto polmonare di alcune vittime dell’influenza del 1918; una parte è stata presa da esemplari conservati ed un’altra da cadaveri seppelliti nel permafrost dell’Alaska (appena in tempo, dato che questa zona sta iniziando a sciogliersi)
Il virus dell’influenza del 1918 è un milione di volte più virulento dei virus della comune influenza umana che abbiamo attualmente. Fortunatamente le persone oggi sono in qualche misura (ma quanto?) immuni alla famiglia di virus H1N1. L’H1N1 è un virus dell’influenza aviaria che sembra aver fatto un salto diretto dagli uccelli agli umani nel 1918 e poi essere passato agli umani senza aver prima acquisito alcuni geni dai virus dell’influenza umana. Si tratta di una scorciatoia sorprendente. Di solito i virus dell’influenza che fanno un salto di specie poi hanno una leggera mutazione: acquisiscono alcuni geni di virus già presenti nell’organismo ospitante e così possono operare – riprodursi ed evitare il sistema immunitario – nel nuovo organismo.
La pandemia del 1918 sembra essere iniziata ad Haskell County, nel Kansas, nel gennaio del 1918, ed interessò in modo serio l’esercito a Fort Riley, in Kansas, nel marzo del 1918, diffondendosi in marzo ed aprile in tutti gli accampamenti dell’esercito negli Stati Uniti e lungo le strade usate dal trasporto militare negli Stati Uniti e in Europa. La Prima Guerra Mondiale era al suo quarto anno. A fine agosto e agli inizi di settembre scoppiò a Boston, Brest (Francia) e Freetown (Sierra Leone).
L’H1N1 uccise fino a un terzo di quelli che lo avevano contratto, nell’ottobre del 1918 si raggiunse un picco di decessi a livello mondiale e nella storia americana: 195.000 americani morirono di influenza. Wikipedia riporta che “Il tasso globale di mortalità dovuta all’influenza era stimato intorno al 2.5%-5% dellla popolazione, mentre circa il 20% della popolazione mondiale aveva contratto il virus in una certa misura. La malattia si diffuse in tutto il mondo uccidendo 25 milioni di persone nel corso di sei mesi. Secondo alcune stime il numero dei morti sarebbe più del doppio di questa cifra, presumibilmente pari a 100 milioni.”
L’intera epidemia di H1N1 si esaurì nel giro di 18 mesi.
Quali sono le prospettive nel caso una simile epidemia si verifichi oggi? Mike Davis ne parla nel nel suo libro appena uscito.
Sebbene non sia uno scienziato, noto come un numero di infezioni respiratorie fatali siano veicolate da animali selvatici presenti nell’ambiente umano, in particolare uccelli, topi, piccioni e pipistrelli: l’influenza aviaria (volatili e polli di allevamento), il virus Hanta (escrementi di topo essiccati, polverizzati e portati dall’aria), la malattia del legionario (escrementi di piccione nei condotti dei ventilatori), la SARS (i pipistrelli ferro di cavallo – una specie presente nel sudest asiatico – ). Questi sono il primo vettore a cui si aggiungono i gatti che vanno a caccia di pipistrelli; sia gatti che pipistrelli trovano poi posto nella cucina esotica, mentre gli escrementi di pipistrello potrebbero essere usati come fertilizzante oppure in medicine o altri medicamenti).
Il virus Ebola – ancora una volta si tratta di una famiglia di tipo particolare – pare che abbia saltato le specie passando dalle scimmie agli umani in Africa. La trasmissione tra gli umani avviene per contatto (per esempio con sangue infetto), mentre la trasmissione tramite il respiro non è mai stata verificata, con la possibile eccezione di un caso. Alcuni sospettano che il contagio agli esseri umani sia avvenuto attraverso l’uccisione e il consumo di carne di animali selvatici. Lo stesso si può dire per l’AIDS che probabilmente ha avuto un’origine simile.
Tutte queste malattie ed epidemie sembrano essere causate dallo scontro tra la povertà dell’uomo e la natura in cui si inserisce. Una povertà sovraffollata invade in modo malsano la Natura alla ricerca di cibo e provoca le malattie che poi invadono l’umanità.
Non potrebbero essere sovraffollamento e povertà cause molto più potenti della radioattività e dell’inquinamento nel provocare le malattie? Il bisogno di cibo delle masse nel sudest asiatico non fa che aumentare il sovraffollamento e la sporcizia degli allevamenti avicoli.
Avendo sentito dalla strada l’odore che si sprigiona da alcuni allevamenti negli Stati Uniti ed avendo visitato alcune piccole fattorie, faccio fatica a credere che esista un luogo in cui vengano rispettate tutte le norme igieniche nell’allevamento dei volatili. I ricercatori usano spesso le uova delle galline per farvi crescere colture sperimentali (e vaccini), quindi suppongo che la Natura possa utilizzare l’intera popolazione avicola per far crescere dei virus destinati ad essere veicolati su larga scala.
Tali malattie appaiono meno legate ai “poveri e ai sottosviluppati” perchè povertà e sottosviluppo sono vecchi ma le malattie sono nuove e possiamo definirle le malattie di quanti sono stati lasciati indietro dall’accelerazione dell’avidità industriale, che abbiamo scelto di chiamare “globalizzazione” per far sentire meglio quanti traggono beneficio dal sistema che controllano, ossia il “capitalismo”.
La spinta naturale del capitalismo è quella di invadere il mondo naturale e farlo in fretta come se dovesse vincere la gara dello sfruttamento e il prodotto naturale del capitalismo è una élite ricca e una massa di poveri. La malattia nasce dalle lotte della povertà. La ricerca del profitto impedisce ogni tentativo di portare verso il basso un po’ di ricchezza sotto forma di sussidi che aiutino a migliorare la qualità della vita e il libero accesso alle scoperte della medicina e della farmaceutica. Usare la ricchezza dell’élite per aiutare a prevenire e curare le malattie generalmente è anti-capitalistico, per definizione ideologica è comunismo. Sotto il capitalismo l’esistenza della malattia è perfettamente accettabile se è una fonte di guadagno per alcuni, dal momento che conta solo chi vince.
L’esistenza di queste nuove malattie è un’eco dell’ossessione capitalistica dell’uomo proveniente dal mondo naturale. Un malessere della mente individuale e collettiva che la Natura trasforma in una malattia vera e propria, una conseguenza del nostro modo di condurre gli affari umani su questo pianeta. Il riscaldamento globale è un’altra eco. L’essenza della malattia è la convinzione che la nostra avidità e chiusura mentale possa essere praticata in isolamento e che tale giustificazione ne santifichi la pratica. Ammirate il genio del libero mercato.
Manuel García, Jr.
Fonte: www.dissidentvoice.org
Link:http://www.dissidentvoice.org/Oct05/Garcia1011.htm
11.10.05
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a a cura di LOREDANA D’ELIA