E se un giorno l'umanità scomparisse? La Terra la dimenticherebbe in fretta
di redazione - 15/10/2006
E' l'amara conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista NewScientist
In poche decine di migliaia di anni, di noi resterebbe ben poco. E il
pianeta starebbe meglio
Abbiamo la capacità di viaggiare nello spazio, siamo riusciti a
colonizzare buona parte delle terre emerse, possiamo fare cose che
nessun'altra specie vivente, almeno sul nostro pianeta, ha mai nemmeno
immaginato. Eppure, per quanto possa essere difficile accettarlo,
tutti
le nostre opere sono effimere e potrebbero essere distrutte con
disarmante facilità. Perché la Natura è più forte dell'uomo e, in un
tempo relativamente breve, potrebbe cancellare ogni sua traccia. E non
finisce qui: senza la nostra presenza, il mondo starebbe molto meglio.
Sono le amare conclusioni di uno studio pubblicato dalla rivista New
Scientist, che si è posta una semplice domanda: cosa accadrebbe se
all'improvviso l'umanità scomparisse?
Senza voler pensare a catastrofi o pandemie, immaginiamo dunque che
gli oltre 6,5 miliardi di persone che popolano la Terra se ne vadano,
magari diretti in un'altra galassia. Cosa accadrebbe al nostro
pianeta?
Lasciata da sola, dicono gli autori della ricerca, la Natura
reclamerebbe immediatamente gli spazi che le erano stati sottratti
dall'uomo. E mentre i campi ritornerebbero boschi e praterie,
l'inquinamento calerebbe e la biodiversità tornerebbe a crescere. "La
triste verità - dice il biologo americano John Orrock - è che subito
dopo la scomparsa degli uomini, l'ambiente inizierebbe a stare molto
meglio".
La distruzione della civiltà umana. Già nelle prime 24 ore senza
esseri umani, il volto della Terra cambierebbe profondamente,
soprattutto di notte. Senza manutenzione e rifornimenti nelle centrali
elettriche, inizierebbero a verificarsi dei black out. Gli impianti di
illuminazione rimarrebbero spenti e tutti i macchinari si
fermerebbero.
Il cambiamento sarebbe visibile anche dallo spazio, con la scomparsa
delle luci delle città.
Nel giro qualche anno, avrebbe inizio la distruzione degli edifici e
delle infrastrutture. Senza interventi e riparazioni, ogni temporale,
alluvione o notte di gelo ne minerebbero la stabilità. Le prime a
cedere sarebbero le costruzioni di legno, seguite dai tetti di quelle
in muratura. Gradualmente il processo si estenderebbe e, in pochi
millenni, delle nostre città non rimarrebbe che polvere.
Un buon esempio è fornito dalla città ucraina di Pripyat, nei pressi
di Chernobyl. Abbandonata venti anni fa dopo l'incidente nella vicina
centrale nucleare, si sta rapidamente riducendo a un ammasso di
rovine.
A fare più danni sono le piante, che insinuano le loro radici nei muri
e indeboliscono le strutture.
Il ritmo della distruzione varierebbe ovviamente in base alle
caratteristiche dell'ambiente. Nelle aree più calde e umide, dove i
processi dell'ecosistema sono più veloci, le tracce della civiltà
scomparirebbero prima rispetto a quelle più fresche e aride.
Le conseguenze sugli animali e le piante. Le razze di animali e piante
domestici sparirebbero in fretta. I loro discendenti evolverebbero
probabilmente verso forme meno specializzate, tornando in parte allo
stato precedente alla selezione effettuata dall'uomo.
Molte specie in via di estinzione, in difficoltà per la riduzione del
loro habitat naturale, si gioverebbero della nostra assenza e
tornerebbero a crescere. Alcune altre, che sono ormai al di sotto
della
soglia di sopravvivenza e non sono scomparse solamente grazie
all'impegno di alcuni esseri umani, sarebbero invece condannate
definitivamente a morte.
Nel complesso, comunque, la Terra sarebbe un posto più sicuro per le
specie in pericolo. "Le specie che avrebbero dei benefici sarebbero
significativamente di più di quelle che soffrirebbero, almeno a
livello
globale", dice il biologo David Wilcock, dell'università di Princeton.
L'inquinamento. Senza gli inquinanti prodotti dalle attività umane, lo
stato di salute del pianeta migliorerebbe gradualmente. Alcune
sostanze, come gli ossidi di nitrogeno e di zolfo e l'ozono,
tornerebbero a livelli normali nel giro di poche settimane. Altri
avrebbero bisogno di più tempo: il biossido di carbonio, ad esempio,
potrebbe continuare a influenzare il clima per più di 1000 anni.
Il processo di riscaldamento globale, che è causato da moltissimi
fattori legati tra loro, potrebbe continuare a lungo ed è difficile
stimare quando la temperatura globale potrebbe tornare a scendere.
Secondo alcuni, gli effetti dell'attività umana potrebbero farsi
sentire ancora per qualche migliaio di anni.
Visioni di un futuro lontano. In ogni caso, tra qualche decina di
migliaia di anni, della nostra presenza sulla Terra rimarrebbe ben
poco. Secondo New Scientist, un alieno giunto sul pianeta 100mila anni
dopo la scomparsa dell'uomo non troverebbe tracce evidenti
dell'esistenza di una civiltà avanzata.
Qualcosa, in realtà, rimarrebbe ancora. Ad esempio, i fossili
testimonierebbero di un'estinzione di massa avvenuta proprio in questo
periodo. Nel sottosuolo si potrebbero poi trovare delle altre
concentrazioni di resti di scimmie bipedi, con denti d'oro e gioielli
lasciati nelle loro tombe. Inoltre, rimarrebbero dei frammenti di
vetro
e plastica. Infine, nelle profondità del cosmo, continuerebbe a vagare
un impulso radio lungo un centinaio di anni che testimonierebbe la
nostra esistenza a chi avesse la capacità e la voglia di ascoltarlo.
Rispetto ai sogni di gloria e immortalità che da sempre attraversano
la storia dell'umanità, sarebbe comunque ben poco. "La verità -
conclude l'articolo - è che la Terra si dimenticherebbe di noi molto
rapidamente".