Inchiesta britannica accusa gli Usa di aver ucciso il reporter Terry Lloyd in Iraq nel 2003
di Luca Galassi - 15/10/2006
Non è stato un incidente |
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"Ucciso illegalmente": è il verdetto ufficiale del medico legale britannico che ha concluso l'inchiesta sulla morte di Terry Lloyd, giornalista della Itv ucciso dalle truppe statunitensi in Iraq.
Crimine di guerra. Nessun 'fuoco amico', nessun 'danno collaterale', l'azione dei militari Usa fu proditoria e deliberata. Un reato perseguibile penalmente secondo il 'coroner', che chiederà ai magistrati britannici il rinvio a giudizio dei militari che spararono. Un crimine di guerra, secondo il Sindacato nazionale dei giornalisti e secondo la moglie del reporter, Lyn. Lloyd, 50 anni, fu ucciso il 22 marzo 2003 da un proiettile mentre si trovava su un'ambulanza improvvisata, già ferito durante uno scontro a fuoco tra statunitensi e iracheni. Nella sparatoria rimase ucciso anche il suo interprete, il libanese Hussein Othman, mentre un altro tecnico, il francese Fred Nerac è ufficialmente 'disperso'. Un cameraman, il belga Daniel Demoustier, è l'unico superstite dell'episodio. Portato sul mezzo di fortuna per essere soccorso, il reporter fu - afferma l'accusa - colpito alla testa dai soldati Usa. Grilletto facile. Il medico legale, Andrew Walker, ha riferito che il giornalista avrebbe potuto probabilmente sopravvivere alle ferite ricevute, e che non presentava alcuna minaccia per le forze Usa, dato che viaggiava su un furgoncino civile e si stava allontanando dai tank statunitensi. La moglie di Lloyd ha dichiarato che "le forze armate degli Stati Uniti si stanno comportando come cow-boys dal grilletto facile in aree dove ci sono anche civili". Un'indagine sulle cause dell'incidente è stata completata dal Dipartimento della Difesa Usa nel 2003. "L'indagine - aveva dichiarato un portavoce - si limitava alle regole d'ingaggio rispetto al veicolo sul quale viaggiava Lloyd. E quelle regole - secondo gli americani - sono state rispettate". |