L'invenzione del nemico
di Franco Cardini - 26/10/2006
Fonte: sellerio
L'invenzione del nemico
Sellerio editore
Informazioni sull' autore: Franco Cardini è nato a Firenze nel 1940. Insegna Storia medievale all'Università di Firenze. Da oltre un trentennio si occupa di rapporti tra Cristianità e Islam. Ha pubblicato Alle radici della cavelleria medievale (1981), Quell'antica festa crudele (1982), Il Barbarossa (1985), Francesco d'Assisi (1989), Giovanna D'Arco (1990), La vera storia della Lega lombarda (1991), Alla corte dei papi (1995), Il guardiano del Santo Sepolcro (2000), Europa e Islam. Storia di un malinteso (2000) e, con Sergio Valzania, Le radici perdute dell'Europa (2000). Con questa casa editrice, Le mura di Firenze inargentate. Letture fiorentine (1993) e Lawrence d'Arabia (2006).
Un'analisi appassionata, condotta con acume di scienza storica, sul bacino del Mediterraneo nei secoli che vanno dal 1000 al 1400.
Questo libro, in cui si condensano decenni di studi eruditi, profondi, incantevoli e incantati, nasce da un'antica passione e da una attuale preoccupazione. L'antica passione è l'interesse che Franco Cardini, uno dei maggiori storici italiani, ha nutrito fin da ragazzo per il medioevo e l'Oriente medievale, l'uno immerso nell'altro e inseparabili, fonte di meraviglie e di avventure della mente, del commercio e della spada. La preoccupazione è che tutta questa ricca eredità venga spazzata via, con la potenza di cui la superficialità e l'ignoranza possono essere dotate dalla tecnica di oggi, dall'idea dell'Islam come il «nemico metafisico», dall'idea di un «nuovo scontro di civiltà» dal quale non potrebbe emergere per noi che un totalitarismo dai tratti sconosciuti.
Ebbene questo libro intende dimostrare che uno scontro di civiltà tra Oriente e Occidente, tra civiltà cristiana e islamica, non solo non c'è mai stato, ma al contrario è esistito sempre uno scambio fecondo, una sostanziale parentela, di cui lo scontro armato, la cosiddetta crociata, non è stato che un risultato di superficie (un «epifenomeno» dice l'autore), o addirittura non è stato che il pretesto che ha facilitato e moltiplicato le occasioni di incontro. Questo fine dimostrativo (che per Cardini ha un valore «civico») è condotto con l'acume della scienza storica più sottile, più documentata, più circostanziata. Ma ad essa la passione dona per così dire le ali. Per cui il lettore è preso in un volo entusiasmante attraverso un favoloso e fastoso medioevo orientale occidentale. Che scopre lentamente e leggendariamente, il vicino Islam. Che passa dalla leggenda all'attenzione e dall'attenzione alla scoperta di un tesoro di cultura (la filosofia, la scienza, la medicina, la magia, la matematica, la letteratura perfino), che dirozza un Occidente fino a quel momento dimentico e dimenticato, e dà vita, col Duecento, a uno dei secoli più luminosi della storia europea. Che conosce l'avventura del pensiero di alcuni studiosi che favoriscono le traduzioni in una Spagna nodale di contatti tra latini e arabi, e quella di alcuni saggi regnanti (Federico I, o Alfonso II Sapiente di Castiglia) che, pur nelle guerre e negli scontri, promuovono i legami. Che conosce l'avventura di alcuni grandi mediatori, quali San Francesco d'Assisi o Raimondo Lullo che ne coltivano il clima adatto. Che impara a copiare dall'Oriente il gusto per la moda, per gli ornamenti. E che infine dall'Oriente comincia a separarsi, fino a odiarlo (col culmine nello spirito di Lepanto), per poi obliarlo e riavvolgerlo nell'invenzione della leggenda. E, alla fine di questo volo, davvero è difficile che il lettore possa sottrarsi alla conclusione che Cardini proclama: «mi rendo conto che senza Oriente noialtri "occidentali" non possiamo né vivere né definir noi stessi».