La tecnica delle false flags
di Enrica Perucchietti - 17/02/2019
Fonte: Enrica Perucchietti
«Dopo sei mesi di indagini, posso senza dubbio confermare che il video nell’ospedale di Douma era una messa in scena. Non ci sono state vittime all’ospedale». Così il produttore della BBC Riam Dalati ha confermato su Twitter che l’attacco chimico nella città siriana di Douma fu un falso per far ricadere la colpa su Assad, scatenare la reazione internazionale e sperare in un intervento globale.
A conclusioni simili era giunto il noto reporter di guerra britannico Robert Fisk, che nel suo reportage da Douma aveva smentito la narrativa maistream dei governi occidentali (https://www.independent.co.uk/…/syria-chemical-attack-gas-d…).
Eppure, tutti ricorderanno le reazioni dei vari portavoce del politicamente corretto nostrani, da Saviano alla Boldrini, che si fecero fotografare con la mano davanti alla bocca, in segno di disgusto e costernazione per il fantomatico attacco chimico.
Dati i precedenti casi di distorsione e manipolazione dell’informazione (pensiamo ai casi di Ghouta e Idlib), la denuncia dell’ennesimo attacco chimico contro i civili siriani attribuito al regime di Damasco nell’area di Douma avrebbe dovuto essere prima approfondita invece di diventare l’ennesima fake news del mainstream. Ancora una volta si sono usate tre tecniche auree della manipolazione sociale per creare un cortocircuito nell’opinione pubblica: il principio d'autorità (lo hanno detto i White Helmets, lo dice la TV), la dottrina dello shock (generare paura) e il metodo dell’empatia. I Caschi Bianchi avevano infatti pubblicato un video nel quale si mostrava il personale medico dell’ospedale locale intento a soccorrere diverse persone dagli effetti delle sostanze tossiche. Si mostrarono, per creare appunto empatia, immagini riguardanti i bambini. I media e gli spin doctors sanno che strumentalizzare l’infanzia serve per indignare l’opinione pubblica e creare un contatto, turbare la sensibilità e convincere lo spettatore della veridicità di ciò che si vuole mostrare (anche qualora ciò sia falso). Ciò avviene soprattutto con la propaganda tesa a legittimare un intervento bellico. Come ha perfettamente chiarito Gianandrea Giaiani, «Lo schema si è già ripetuto più volte fin dalla guerra in Libia del 2011 e poi in Siria: fonti “umanitarie” strettamente legate alle milizie jihadiste e ai loro alleati arabi diffondono notizie non verificabili per l’assenza di osservatori neutrali. Non possiamo credere alle fonti “umanitarie” strettamente legate alle milizie jihadiste e ai loro alleati arabi per l’assenza di osservatori neutrali». (http://www.analisidifesa.it/…/siria-le-fake-news-sulle-arm…/)
La maggior parte delle notizie che ci vengono sulla Siria provengono infatti dall’Osservatorio siriano dei diritti umani (OSDH) divenuto rapidamente l’unico portavoce ascoltato in Occidente dei report di guerra siriani e che in questi anni di conflitto ha accusato il governo di Assad di essere responsabile di qualsiasi atrocità, dall’uso delle armi chimiche contro i civili (Ghouta e Idlib) al massacro di Houla. Diversamente da quello che si potrebbe pensare, l’OSDH non è un’organizzazione indipendente composta da reporter liberi che si trovano sul campo… si tratta invece di una singola persona che raccoglie e trasmette opinioni, statistiche, notizie e conteggio dei morti dalla sua casa a Coventry, cittadina inglese a nord-ovest di Londra. Lo scopo sarebbe screditare agli occhi dell’opinione pubblica mondiale il governo di Damasco.
Le ombre relative invece ai Caschi Bianchi sono state più volte avanzate da diversi fronti (si pensi alle accuse di manipolazione e falsificazione portate avanti dai Dottori Svedesi per i Diritti Umani, swedhr.org).
Nel 1938 in Omaggio alla Catalogna, George Orwell scriveva nel suo resoconto personale durante la guerra civile spagnola, una delle considerazioni più vere e feroci sulla guerra: «Una delle più orribili caratteristiche della guerra è che la propaganda bellica, tutte le vociferazioni, le menzogne, l’odio provengono inevitabilmente da coloro che non combattono». Vera perché racchiude in poche righe l’assurdità della guerra che accompagna inesorabilmente la storia dell’uomo. Feroce perché svela come i soldati siano semplicemente carne da macello indirizzati da politici e lobbisti senza scrupoli verso il sacrificio per potersi garantire maggiori profitti, soldi, gas e petrolio, concessioni edilizie, controllo del mercato della droga, potere. La retorica e il buonismo dei discorsi contemporanei servono solo a giustificare un’imminente carneficina agli occhi di un popolo che ha già sofferto e che non avrà nulla da guadagnare da inutili ulteriori massacri.
I mass media entrano in scena a questo punto per veicolare la propaganda bellica e creare il giusto stato di spirito per accogliere come lecite e giuste le rivendicazioni del potere.
In un mondo sempre più globale, anche le emozioni vengono plasmate e imposte dall’alto per manipolare e soggiogare le masse. Seguendo lo schema della dittatura dolce, si manipolano l’emotività e l’immaginazione del popolo per far sì che siano gli stessi cittadini a chiedere quei provvedimenti che i governanti vogliono introdurre o che tali provvedimenti sembrino legittimi e ottengano il consenso.
La tecnica delle false flags può infatti servire per ottenere quel casus belli utile a giustificare l’ennesimo conflitto che in uno stato normale il popolo non accetterebbe mai, oppure per introdurre limitazioni alla privacy e alla libertà individuale. Ne abbiamo avuti innumerevoli esempi, ma sembra che non riusciamo a imparare la lezione dal passato.
Dall’attuale disordine mondiale che si agita sulle ceneri del vecchio ordine in agonia, la storia viene orwellianamente riscritta di continuo, mentre i media tentano di distrarre l’opinione pubblica cancellando tracce e distogliendo lo sguardo da ciò che potrebbe causare problemi al potere. Quello stesso potere caotico che, ben lungi dall’essere una piovra tentacolare a cui nulla sfugge come tentano inutilmente di descrivere alcuni autori, si riunisce in salotti elitari per cercare di dirigere i destini di sette miliardi di persone tra velleità belliche, interessi finanziari e deliri apocalittici. Lungi dall’adottare una mentalità paranoica o dall’abbracciare in modo acritico formule riduttive o vedere complotti ovunque, conviene che ci si fidi di meno di quello che ci viene “raccontato” quando in ballo c’è l’ennesima insensata, folle guerra o il perseguimento di interessi egoistici che riguardano sempre le stesse élite. Basta riappropriarsi del proprio spirito critico e scrollarci di dosso l'apatia che ci ha reso degli spettatori passivi. Talmente passivi da esserci fatti svuotare per essere riempiti dai mantra del Potere.