Così Trump ha ucciso l’alleanza Transatlantica
di Roberto Vivaldelli - 07/03/2019
Fonte: Gli occhi della guerra
“L’alleanza Transatlantica così come la conosciamo è morta. La fine della Guerra Fredda, la crescente stanchezza degli Stati Uniti verso i suoi affari globali e la preoccupazione per gli affari interni su entrambe le sponde dell’oceano avevano già indebolito i legami transatlantici quando la presidenza di Donald Trump ha inflitto il colpo mortale”. A dirlo è Foreign Affairs, l’autorevole rivista statunitense dedicata alle relazioni Internazionali curata dal prestigioso Council on Foreign Relations.
Nella loro analisi, Philip H. Gordon e Jeremy Shapiro sostengono che l’amministrazione Trump , nella sua sfida all’Unione Europea a trazione tedesca, abbia messo la parola fine all’Alleanza transatlantica così come l’abbiamo conosciuta. “Una futura amministrazione degli Stati Uniti – osservano – anche se sarà più incline all’idea di cooperazione, non sarà più in grado di ripristinare la vecchia alleanza”. Se una nuova alleanza deve emergere dalle ceneri del passato, affermano, “deve essere basata su un accordo più realistico tra Europa e Stati Uniti e una che risponda meglio alle esigenze di entrambi i partner”.
La fine della vecchia alleanza
Il motivo? Donald Trump, scrivono, “non crede nelle alleanza, negli impegni presi nei trattati, nella lealtà o nel valore dei partner europei. Per l’amministrazione Trump, “leadership” americana significa che gli Stati Uniti fanno ciò che vogliono, e “unità transatlantica” significa che gli europei fanno ciò che gli Stati Uniti gli dicono di fare”.
Durante il secondo mandato di Bush, proseguono, “dopo il disastro iracheno, gli Stati Uniti sono tornati ad un approccio più multilaterale” al fine di stimolare l’Europa a contribuire maggiormente agli sforzi degli Stati Uniti. Non ci saranno pivot simili sotto Trump”. Al contrario, affermano, “gli europei si renderanno conto di dover fare più affidamento su se stessi, come hanno sottolineato Angela Merkel e altri”.
Dall’accordo sul Clima all’Iran
Quali sono i “segni” della fine della vecchia alleanza transatlantica? Appena insediato, agli inizi del 2017, Donald Trump ha abbandonato il patto sul clima di Parigi, sottolineando che gli Stati Uniti si sarebbero rifiutati di cooperare su un problema che la maggior parte degli europei considera come una minaccia esistenziale. Ha poi chiesto agli alleati europei di contribuire maggiormente alle spese della Nato: “Tutto ciò che vi chiediamo è pagare la vostra quota equa all’interno della Nato. La Germania sta contribuendo con l’un per cento, mentre gli Usa pagano il 4,3 per cento, su una percentuale di Pil molto maggiore, al fine di proteggere l’Europa”, ha sottolineato il Presidente Usa lo scorso dicembre.
Il colpo di grazia è arrivato con l’uscita di Washington, nel maggio 2018, dall’accordo sul nucleare iraniano, accordo che i paesi europei volevano preservare. Quelli che hanno co-negoziato l’accordo – Francia, Germania, Regno Unito e Ue – hanno tentato in tutte le maniere di trattenere gli Usa nel Jcpoa ma Trump, come previsto, si è sfilato senza troppi complimenti e ha stracciato l’accordo, imponendo sanzioni con chiunque faccia affari con Teheran.
Mike Pompeo contro l’Ue
Come se non bastasse, lo scorso dicembre Trump ha inviato a Bruxelles il Segretario di Stato Mike Pompeo per sferrare un duro assalto al concetto stesso di multilateralismo. Parlando all’assemblea del German Marshall Fund, Pompeo ha pronunciato un discorso “poco diplomatico” contro l’Unione europea: “La Brexit – come minimo – è stata un campanello d’allarme politico. L’Ue sta garantendo che l’interesse dei Paesi e dei loro cittadini vengano prima di quelli dei burocrati qui a Bruxelles?”.
Dalle parole ai fatti. Perché a gennaio, gli Stati uniti hanno deciso di declassare la rappresentanza diplomatica dell’Unione europea a Washington da “Stato membro”, a “Organizzazione internazionale”. Poco prima, l’ambasciatore dell’Unione a Washington, David O’Sullivan, non è stato invitato ai funerali dell’ex presidente americano George H.W. Bush secondo il solito protocollo. Qualcosa, era cambiato.
Energia e gas
A dividere Usa ed Unione Europea (o meglio, la Germania) c’è anche il tema energetico. A febbraio, la Francia e la Germania hanno raggiunto un compromesso che consente a Berlino mantenere il ruolo di negoziatore principale con la Russia per il gasdotto Nord Stream II. Progetto che vede la netta opposizione degli Stati Uniti, oltre che dei Paesi dell’Europa orientale più vicini a Washington, perché accresce la dipendenza energetica europea nei confronti della Russia.
Il futuro delle relazioni fra Usa e Ue
In molti pensano che la frattura fra Unione Europea e Stati Uniti sia dovuta esclusivamente a Donald Trump e alla sua visione di indebolire l’Ue a trazione tedesca. L’approccio del primo presidente afro-americano, Barack Obama, e quello del magnate newyorkese all’apparenza non potrebbero sembrare più diversi. Eppure la priorità di entrambi è la stessa: preservare l’egemonia americana e impedire che in Europa vi sia una potenza egemone.
E anche se un democratico vincerà nel 2020, magari più disposto a cooperare con l’Unione Europea, la tendenza rimarrà la medesima e gli Stati Uniti continueranno a essere un partner piuttosto esigente. Insomma, indietro non si torna. “Il calo del potere relativo degli Stati Uniti – sottolineano Philip H. Gordon e Jeremy Shapiro su Foreign Affairs – i costi accumulati delle operazioni militari e soprattutto la competizione con la Cina” faranno il resto.