Religioni
di Guido Dalla Casa - 06/06/2019
Fonte: Arianna editrice
Scala dei tempi
Le religioni più diffuse e riconosciute ufficialmente nel mondo sono quasi tutte “calate nella storia” cioè riconoscono profeti, o fondatori, o “ispirati da Dio”, storicamente vissuti, di solito negli ultimi 2-3000 anni. Di norma hanno istituzioni che insegnano con precetti vari una propria morale e un proprio modello di vita.
Adesso paragoniamo questi tempi:
- Esistenza della Vita sulla Terra: 3 miliardi di anni;
- Esistenza della nostra antenata Lucy (un Australopiteco): 3 milioni di anni;
- Profeti o fondatori di religioni istituzionalizzate: ultimi 2-3000 anni;
- Materialismo diffuso (vissuto oggi come una religione): 2-300 anni.
Con questi tempi, è evidente l’assurdità di chiamare “storia” le vicende della cultura occidentale degli ultimi 5000 anni e “preistoria” tutto il resto, in un unico calderone dove si mettono insieme i dinosauri (150-65 milioni di anni) e le culture umane cosiddette “primitive” (ultimo milione di anni).
Ma forse abbiamo dimenticato qualcosa: la religione, o visione del mondo, presente da tempi lunghissimi senza troppo bisogno di rappresentanti o intermediari, cioè l’animismo. Se qualche cultura pensava anche al “Grande Spirito”, abbiamo una forma di panteismo. Chiameremo questa forma di pensiero Animismo-Panteismo, per comprendervi l’immanenza del Divino (o Mentale-Spirituale) nel mondo.
Tempi attuali
Ora facciamo un salto fino a tempi modernissimi (gli ultimi decenni):
- Il fisico tedesco Werner Heisenberg, con il suo famoso principio di indeterminazione (1927) e la successiva interpretazione di Copenhagen, ha introdotto inevitabilmente l’osservazione (cioè la mente) in tutti i fenomeni. Gli studi successivi hanno dovuto tenerne conto studiando entità sistemiche miste di mente-materia, ormai inscindibili;
- Lo scienziato belga Ilya Prigogine (La Nuova Alleanza) ha trovato che nelle strutture complesse si manifestano fenomeni mentali (scelte nelle biforcazioni-instabilità). Gli studi successivi hanno confermato questa presenza di fenomeni mentali connaturati con la complessità dei sistemi. In altre parole: la Mente è ovunque (ricordo anche che tutti i viventi sono sistemi altamente complessi);
- Per altra via, gli studi dello scienziato-filosofo inglese Rupert Sheldrake (La mente estesa, Le illusioni della scienza) hanno portato al concetto di “mente estesa”, simile all’idea di “mente” dei fisici quantistici;
- Per quanto riguarda lo scienziato-antropologo-filosofo Gregory Bateson. In una conclusione di lunghi colloqui in California fra scienziati e filosofi, come riportata da Fritjof Capra (Verso una nuova saggezza) si afferma: “… E Gregory ammise che la Mente associata al Sistema Totale assomigliava molto all’idea di un Dio Immanente” (Panteismo);
- Lo psicanalista junghiano e saggista James Hillmann (Il codice dell’anima) parla spesso di Anima del Mondo;
- Lo scienziato italiano Stefano Mancuso e il tedesco Peter Wohlleben hanno dimostrato che anche le piante comunicano fra loro e provano emozioni.
La Mente estesa
Ma cosa tiene insieme il Complesso degli esseri senzienti, che forse è anch’esso un Essere senziente? Forse la Mente Estesa di Sheldrake, o l’”Amore compassionevole verso tutti gli esseri senzienti”, che è il fondamento del Buddhismo Mahayana. Ho già sentito anche qui qualcosa di simile, perché forse la parola di Cristo era un tentativo di portare il Buddhismo in Occidente.
Qualcuno insorge: Ma come? Il predatore “vuole bene” all’animale predato? Ecco la solita manìa dell’Occidente: pensare sempre all’individuo. Un esempio: verso la metà del secolo scorso furono abbandonati 19 caribù in un’isola deserta dell’Artide canadese, quasi inaccessibile dall’esterno ma molto ricca di licheni. Dopo una ventina di anni, qualcuno tornò: i caribù erano diventati 8000. Dopo altri 20 anni, tutti i caribù erano morti e l’isola non aveva più neanche i licheni. Se ci fosse stato qualche lupo, o orso bianco, o volpe artica, i caribù sarebbero ancora là. Forse qualche lupacchiotto “voleva bene” alla specie “caribù”, in realtà ne avrebbe “salvati” molti, mangiandone qualcuno, almeno nel tempo… La Mente estesa, cioè il Tutto, si autoregola, anche se non sapremo mai se sia o no cosciente, o abbia un altro tipo di coscienza…
Se riconosciamo lo spirito dell’albero, non abbattiamo le foreste, se sentiamo lo spirito del torrente, non lo riempiamo di plastica e altri inquinanti, se “vediamo” lo spirito della montagna, non la riempiamo di orribili impianti…
In un mondo quasi-animista (con tutte le varietà possibili), come sarebbero le nostre ricorrenze, o festività? Forse nessuno si è ancora reso completamente conto, o ha percepito fino in fondo, che ci troviamo sul terzo pianeta di una stella di media grandezza lanciata nel braccio esterno di una Galassia, in mezzo a miliardi e miliardi di altre galassie. Le uniche vere feste che dovremmo fare e che hanno un senso sono ai Solstizi e agli Equinozi, i quattro appuntamenti che il nostro pianeta ha lungo la sua orbita, che durano da miliardi di anni e sono noti non solo a tutta l’umanità, ma a tutti gli esseri senzienti. Altro che Repubbliche, battaglie, eroi, santi e Madonne.
Conclusioni
Dopo questi brevissimi e incompleti cenni a considerazioni piuttosto moderne, c’è da chiedersi che senso ha continuare a considerare l’animismo come una religione “primitiva” o “ingenua”, che sarebbe propria di popoli rimasti fuori dalla storia e che sono destinati ad arrivare anche loro alla “verità”, quella dell’Occidente, che vede la religione soltanto o con un Dio esterno al mondo, o come materialismo.
A questo punto, cosa posso rispondere a chi mi chiede: “Ma tu, sei credente o ateo?” Uno dei soliti dualismi inutili dell’Occidente. Mi viene in mente una possibile risposta: “Animista-panteista, con qualche simpatia per il Buddhismo”.
Citazioni
“Se mettete Dio all’esterno e lo ponete di fronte alla sua creazione, e avete l’idea di essere stati creati a sua immagine, voi vi vedrete logicamente e naturalmente come fuori e contro le cose che vi circondano. E nel momento in cui vi arrogherete tutta la mente, tutto il mondo circostante vi apparirà senza mente e quindi senza diritto a considerazione morale o etica. L’ambiente vi sembrerà da sfruttare a vostro vantaggio. La vostra unità di sopravvivenza sarete voi e la vostra gente o gli individui della vostra specie in antitesi con l’ambiente formato da altre unità sociali, da altre razze, dagli altri animali e dalle piante.
Se questa è l’opinione che avete sul vostro rapporto con la natura e se possedete una tecnica progredita, la probabilità che avete di sopravvivere sarà quella di una palla di neve all’inferno. Voi morrete a causa dei sottoprodotti tossici del vostro stesso odio o, semplicemente, per il sovrappopolamento o l’esagerato sfruttamento delle risorse.”
(Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Ed. Adelphi, 1976)
Condensiamo la storia della Terra di quattro miliardi di anni in sei giorni.
Il nostro pianeta è nato lunedì alle ore zero.
La vita comincia a mezzanotte di mercoledì e si evolve in tutta la sua bellezza nei tre giorni seguenti.
Sabato alle ore 16 compaiono i grandi rettili che si estinguono cinque ore più tardi, alle nove della sera.
L’uomo appare soltanto sabato sera a mezzanotte meno tre minuti.
La nascita di Cristo avviene un quarto di secondo prima di mezzanotte.
Manca un quarantesimo di secondo quando inizia la rivoluzione industriale.
Ora è sabato sera, mezzanotte, e siamo circondati da persone convinte che ciò che fanno da un quarantesimo di secondo possa durare per sempre.
(David Brower, Le Nouvel Observateur)
Sai che gli alberi parlano? Si, parlano l’uno con l’altro e parlano a te, se li stai ad ascoltare. Ma gli uomini bianchi non ascoltano. Non hanno mai pensato che valga la pena di ascoltare noi indiani, e temo che non ascolteranno nemmeno le altre voci della Natura. Io stesso ho imparato molto dagli alberi: talvolta qualcosa sul tempo, talvolta qualcosa sugli animali, talvolta qualcosa sul Grande Spirito. Tatanga Mani
(da: Recheis-Bydlinski, Sai che gli alberi parlano? Il Punto d’Incontro, 1994)
L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile, senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando.
Hubert Reeves (astrofisico canadese)
“Credo nel Dio di Spinoza, che si manifesta nell’armonia di tutte le cose, non in un Dio che si interessa del destino e delle azioni degli uomini.”
“La religione del futuro sarà una religione cosmica. Dovrebbe trascendere un Dio personale ed evitare dogmi e teologia.”
“Incorporando sia il mondo naturale che il mondo spirituale dovrebbe fondarsi su un senso religioso che scaturisce dall’esperienza di ogni cosa, naturale e spirituale, come di un’unità piena di significato.” Albert Einstein
“Se vedo un essere vivente o addirittura una varietà di esseri viventi - per esempio una dafnia, una leptodora e altri tipi di pulci d’acqua - intuisco che sono membri di un unico albero genealogico, che incorporano un divenire. In tal modo mi è possibile un’intuizione dei milioni di anni passati. E questo è un fatto che suscita in me il più profondo rispetto”.
Rispetto per che cosa?
“Per il buon Dio, se vuole”.
Ma allora lei è un credente …
“In un certo senso si è panteisti per natura. Il sistema periodico degli elementi è costituito in modo tale che la vita doveva nascere. Ma non credo nel “buon Dio” e meno ancora nel “Padre dei cieli”, non voglio fare parte di una Chiesa …” Konrad Lorenz
“Nel profondo della foresta di Gombe c’è una spettacolare cascata. Talvolta, mentre gli scimpanzé si avvicinano e il rombo dell’acqua che cade si fa più intenso, il loro passo si affretta, i peli si rizzano dall’eccitazione. Quando raggiungono il corso d’acqua mettono in atto scene magnifiche, alzandosi in piedi, ondeggiando ritmicamente da un piede all’altro, sbattendo le zampe nell’acqua bassa e in corsa, raccogliendo e lanciando grosse pietre. A volte salgono sulle liane che penzolano dall’alto e fanno l’altalena fra gli spruzzi dell’acqua che cade. Questa “danza della cascata” può durare dieci o quindici minuti, dopodiché può accadere che uno scimpanzé si sieda su una roccia, con gli occhi che seguono il percorso dell’acqua. Che cos’è, quest’acqua? Continua ad arrivare, continua ad allontanarsi, eppure c’è sempre.
Probabilmente gli scimpanzé provano un’emozione simile a una meraviglia o ad un riverente rispetto. Se hanno un linguaggio parlato, se possono discutere delle emozioni che innescano queste magnifiche scene, ciò significa che hanno una religione animistica “primitiva”. Jane Goodall
Giugno 2019