Oltre l’occidente. Critica della costituzione europea
di Federico Roberti - 04/11/2005
Fonte: Federico Roberti
Segnalo un testo uscito la scorsa primavera che si muove, riguardo agli ultimi sviluppi in seno all’Unione Europea, nella prospettiva di non gettare il bambino con l’acqua sporca.
L’autore è Agostino Carrino, docente all’Università di Napoli Federico II, ed il libro si intitola “Oltre l’occidente. Critica della costituzione europea”, l’editore è Dedalo di Bari, il prezzo 15 euro.
Carrino analizza le dottrine giuridiche sul tema del processo di integrazione europea, criticando le prospettive normativiste, contrattualistiche e multilivello.
A suo parere la UE oggi esige un progetto di integrazione che preveda forme istituzionali non dipendenti dalle logiche di mercato, ripensando statualità e regionalismo in una dimensione continentale oltre l’Occidente indifferenziato e prospettando un modello specificatamente europeo di convivenza e civiltà, diverso dal modello americano.
Il testo si apre con una citazione di Prezzolini il quale rimpiange la sua partenza come volontario nella prima guerra mondiale che distrusse l’Austria-Ungheria, uno degli stati più civili di quell’Europa che ora ci si sforza di ricostruire.
Meritano di essere riportate le conclusioni (pp. 224-226):
”In una prospettiva neoliberale, l’Unione Europea come spazio dei diritti, della pace, del mercato è tutta interna ad una visione occidentalista, atlantica, omogenea agli interessi dell’alta finanza mondiale. Questa Europa non soltanto non vuole essere antiamericana, ma si colloca esplicitamente sullo stesso piano della globalizzazione neoliberale statunitense. Si tratta di un’Europa occidentale, dove per Occidente va intesa la mentalità propria della modernità secolarizzata che ha trovato la sua massima espressione nello stile di vita e di pensiero americani (…)
L’Occidente non è affatto il destino dell’Europa né si identifica con l’Europa. Esso è per molti aspetti un’invenzione propria della modernità ed oggi esprime specificamente un’immagine del mondo pregna di idee e valori tipicamente americani e neoliberali. Un’Europa unita nel senso e nel segno dell’Occidente non è ciò cui pensano i popoli europei, i quali nella dissoluzione degli Stati nazionali si troverebbero sempre più privi di ogni garanzia e di ogni prospettiva democratica (…)
In conclusione va riaffermata con forza l’idea che l’Europa, sia essa l’Europa delle nazioni, degli Stati, un Impero, una Confederazione o altro, non si può costituire per via giuridica, ma politicamente, cioè soltanto in un rapporto di differenziazione, e per certi aspetti inevitabilmente di antagonismo con altre formazioni continentali, quelli che io chiamo “i grandi spazi” continentali (…)
Non è questa la sede per discutere dei metodi e delle prospettive di questa differenziazione, ma certamente essa non può non essere politica ed economica,culturale e militare. In quest’ottica diventa centrale per l’Europa il rapporto con la Russia: “La Russia è il terzo alleato ideale, il terzo, il mediatore di cui abbiamo bisogno per superare le contraddizioni e le empasse della cooperazione franco-tedesca” (Henri de Grossouvre) – [grassetto nostro]
Naturalmente, non si tratta di separare l’Europa dall’Occidente per fare la guerra agli Stati Uniti (…) E tuttavia soltanto con un comportamento distinto e separato, con una rivendicazione di diversità rispetto all’Occidente americanizzato l’Europa potrà veramente nascere, non certo attraverso le Carte dei diritti o le finte costituzioni (…) Si tratta di rifiutare essenzialmente ogni pensiero unico e indifferenziato, ogni uniformità senza spirito e senza cultura; il compattarsi in un unicum senza differenziazioni, chiedeva giustamente Heidegger, “non è forse più inquietante del frantumarsi di tutto?”