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E’ proprio lo scimmione a dirci che i neodarwinisti hanno torto

di Giuseppe Sermonti - 04/11/2005

Fonte: ilfoglio

 

Ogni volta che la teoria di Darwin viene rimessa
sul tavolo, ecco accorrere sul campo
l’orda degli scimmioni. Le copertine dei rotocalchi
si affollano delle truci immagini di
quelli che la vulgata darwiniana ci ha assegnato
come progenitori, come controparti di
Adamo. Alla tavola dell’evoluzione, lo scimmione
è un convitato imbarazzante. E non
perché grugnisca e mangi con le mani e con i
piedi, ma perché è veramente improbabile
come antenato quadrumane di noi bimani e
bipedi. Gli scimmioni (pongidi) si sono affacciati
nel percorso dell’evoluzione con la schiena
curvata, camminando sulle nocche, e non
c’è più un solo scienziato che oggi pensi che
quella strana andatura sia precedente alla
stazione eretta e al camminare su due piedi.
Il più antico fossile di scimmione, in realtà
due incisivi e un molare, è stato datato a mezzo
milione di anni fa, mentre fossili bipedi o
le loro impronte emergono dalla profondità di
4-5 milioni di anni, e forse molti di più. Eppure
chi non ha visto, anche in edizioni recenti,
scolastiche o giornalistiche, la pretestuosa fila
dei nostri antenati, che comincia con una
scimmia china sulle nocche e prosegue con
sei-sette esseri (innominati) che gradualmente
si erigono sino a raggiungere la stazione
eretta di un maschio bianco anglosassone?
Quando è tratteggiato uno sfondo, lo scimmione
vive tra gli alberi, mentre gli ominidi spaziano,
sempre più eretti, nella savana. Quei
tre denti di scimmione fossile sono, ohimé, caduti
in un terreno che era al tempo una desolata
savana. Senza disseppellire e disturbare
i fossili e i loro denti, che non dispongono né
di parola né di Dna, basta il confronto estetico
per proclamare che l’uomo non può essere
derivato dalla scimmia. Tra tutti i primati (e
tra tutti i mammiferi) l’uomo è quello che ha i
caratteri più originali, embrionali e generalizzati.
“Il Peter Pan dei primati”, è stato chiamato:
“il bambino che non voleva crescere”.
Tutti i caratteri scimmieschi (per non parlare
di quelli mammiferini) sono chiaramente derivati,
specializzati, adattati, senili. La spina
dorsale eretta, il cranio tondo e appoggiato in
basso sulla spina, la mano a ventaglio, la testa
grande fanno dell’uomo il modello inalterato
e infantile del mammifero, mentre la schiena
china, la mano allungata, il muso prognato, i
canini sporgenti degli scimmioni sono tutte
caratteristiche derivate e specializzate. Se
l’uomo e lo scimmione hanno uno stesso antenato,
quello era decisamente umano. Come
dice S. J. Gould, “era un bambino d’uomo”. I
biologi molecolari hanno confrontato il Dna
di uomini e scimmioni (che differiscono di poco
più dell’uno per cento l’uno dall’altro) ed
hanno ricostruito il Dna dell’antenato comune.
Questo somiglia al Dna dell’uomo moderno,
che quindi risulta “ascendente” di quello
dei suoi pretesi antenati.
Racconta una favola di T. W. White che un
giorno Dio creò una serie di embrioni di
mammiferi che, si sa, sono perfettamente somiglianti
tra loro. Li chiamò davanti al suo
trono e chiese loro che specializzazione
avrebbero desiderato per la loro forma adulta.
Uno per volta essi scelsero le loro armi, le
loro difese, il loro isolamento. Finalmente
l’embrione umano si avvicinò al trono e disse
a Dio: “Se posso fare la mia scelta, resterei
come sono. Non cambierei nessuna delle parti
che mi hai dato… resterei un embrione indifeso
per tutta la vita”. E il Signore: “Ben fatto!
Ecco, embrioni tutti, venite qua con i vostri
becchi e le vostre quisquilie e ammirate
il Nostro primo uomo! Egli è l’unico che abbia
risolto il Nostro enigma. In quanto a te,
uomo, tu sarai come un embrione sino alla sepoltura.
Eternamente fanciullo, resterai onnipotenziale,
a nostra immagine e somiglianza,
e potrai comprendere alcuni dei Nostri
dolori e provare alcune delle Nostre gioie”.
Ma il pensiero e la parola umani – mi direte
– non sono dotazioni finali, ultime specializzazioni?
E non è in loro virtù che l’uomo è
l’essere più evoluto, la conclusione del creato?
Questa è appunto la carta di Darwin: “Alla
fine fu la parola!” Il pensiero, la mente, il
linguaggio, sono per Darwin prodotto della
materia cerebrale, risultato del grande sviluppo
del cervello di Homo, ultimo successo
della selezione naturale. La scimmia e l’uono-
scimmia non parlano. Ernst Haeckel, alla
fine dell’Ottocento, immaginò un “Pitecantropus
alalus” (uomo-scimmia senza voce),
precursore dell’“Homo stupidus”, che poco
capiva, e infine del “sapiens”, che sapeva e
parlava. I darwinisti si opponevano così al
prologo di Giovanni: “In principio fu la parola”,
prima dell’uomo, prima di tutto. La parola
(la mente, il logos) ha formato il mondo, gli
animali e l’uomo, nel quale si conserva come
principio costitutivo, discorso articolato, tocco
d’eternità. La Chiesa romana, pur accettando
l’evoluzione, ha risolutamente rifiutate
le filosofie che “considerano lo spirito come
emergente dalle forze della materia viva o come
un semplice epifenomeno di questa materia.”
(Giovanni-Paolo II, 1996).
E la scimmia, allora, ha perso la parola?
Consentitemi una parabola. Yzur è il nome di
uno scimpanzé ammaestrato che dà il titolo a
un racconto di Leopoldo Lugones (1905). Il padrone
cerca in tutti i modi di farlo parlare ma
“da un oscuro recesso di tradizione pietrificata,
la razza imponeva il proprio millenario
mutismo all’animale.” Egli aveva letto che gli
indigeni di Giava pensano che le scimmie
non parlavano “perché non le facessero lavorare.”
Alla fine del racconto, Yzur sta morendo
e il padrone gli sta accanto. Con il suo ultimo
respiro “sgorgarono in un mormorio (come
descrivere il tono di una voce rimasta muta
per diecimila secoli?) queste parole la cui
umanità riconciliava le specie: “Padrone, acqua.
Padrone, padrone mio…”.
Sul tavolo del salotto di mia nonna siciliana
c’erano tre scimmiotti di bronzo su un piedistallo
di marmo, nelle pose “non parlo”,
“non vedo”, “non sento”. Non ho mai capito
che cosa rappresentassero. Ora penso che
quella buffa trinità simboleggi le pose di chi
parola e sensi li ha, ma preferisce non usarli,
perché non lo facciano testimoniare.

Cronologia ed esequie dell’uomo scimmia

1856 - Ch. Darwin inizia a scrivere sulla teoria
evolutiva.
1856 - Scoperti i primi fossili dell’uomo di
Neanderthal.
1859 - Darwin pubblica “L’origine delle specie
per selezione naturale, ovvero la preservazione
delle razze favorite nella lotta per la vita”.
“Molta luce sarà gettata sull’origine dell’uomo
e sulla sua storia”.
1871 - Darwin pubblica “L’origine dell’uomo”.
“(L’uomo) è andato soggetto a grandissime
modificazioni in moltissimi caratteri in
confronto alle scimmie più elevate”. “Tra qualche
tempo a venire, non molto lontano se misurato
in secoli,è quasi certo che le razze umane
incivilite stermineranno e si sostituiranno
in tutto il mondo alle razze selvagge. Nello
stesso tempo le scimmie antropomorfe (…) saranno
senza dubbio sterminate. Allora la lacuna
sarà ancora più larga, perché sarà tra
l’uomo (…) e qualche scimmia inferiore come
il babbuino, invece che quella che esiste ora tra
un negro o un australiano e il gorilla”.
1879 - M. de Sautuola (su indicazione della
sua bambina di 9 anni, Maria) scopre le pitture
rupestri di Altamira e le attribuisce al paleolitico.
Queste sono rifiutate dagli archeologi
(capeggiati da E. Charthaliac), che considerano
l’uomo dell’età glaciale un semi-animale.
De Sautuola muore nel 1888.
1896 - E. Dubois scopre una volta cranica e
un femore a Giava e li classifica come Pithecanthropus
erectus (scimmia-uomo eretta)
1902 - Charthaliac, in un articolo intitolato
“Mea culpa d’un sceptique”, ammette le ragioni
di de Sautuola e riconosce l’alto livello
culturale dell’uomo del paleolitico. Inizia la
storia dell’arte paleolitica. Chartaliac va a rendere
omaggio a Maria de Sautuola.
1904 - Ota Benga, un capo-famiglia pigmeo,
è catturato nel Congo e portato in Usa da paleontologi
americani, che lo esibiscono (a pagamento)
insieme ad alcune scimmie come
anello di transizione tra la scimmia e l’uomo.
Dopo due anni, trasportato nello zoo del
Bronx, è tenuto in gabbia con un gorilla e un
orango. Per la disperazione si toglie la vita.
1908-1912 - Ch. Dawson (insieme a Sir A.
Smith Woodward e a Teilhard de Chardin),
dissotterra in una cava di Pildown, Inghilterra,
alcune ossa di una volta cranica umanoide
e una mandibola semi-scimmiesca. Con
queste ricostruisce una specie che è classificata
come Eoanthropus e acclamata come anello
intermedio tra la scimmia e l’uomo. Accettata
come tale dai paleontropologi inglesi, viene
esposta in una vetrina del Museo di Scienze
Naturali di Londra.
1924 - R. Dart scopre nelle cave di Taungs,
in Sudafrica, un cranio subumano e lo classifica
come Australopithecus africanus. E’ il primo
della serie degli australopiteci, oggi fatti risalire
a 4-5 milioni di anni fa.
1940 - Dubois, prima di morire, ammette
che il pitecantropo di Giava era un falso, costruito
con pezzi dello scheletro di un gran gibbone.
1948 - Max Westenhoefer sostiene, inascoltato,
che l’uomo è il più antico dei mammiferi
“L’espressione volgare dovrebbe suonare così:
la scimmia deriva dall’uomo”.
1953 - Dopo quarant’anni di esposizione
nella vetrina del British Museum of Science di
Londra, si scopre che l’uomo di Piltdown è un
falso, costruito montando un cranio di uomo
medievale e una mascella di un orango attuale.
Il Parlamento deplora il Museo.
1964 - A. Leroy-Gouran: “Il venerabile antenato
(…) camminava in posizione eretta e le
sue membra avevano le proporzioni a noi note
nell’uomo”.
1979 - M. Leaky identifica a Laetoly (Tanzania)
impronte di un essere con andatura
perfettamente eretta, bipede e libera in strati
di 3,6 milioni di anni fa.
1981 - M. Goodman, in base a confronti molecolari,
data la “separazione” tra uomo e
scimpanzé a 2,2 milioni di anni. “Troppo recente
se si considera l’esistenza di fossili antichi
3-4 milioni di anni (una mascella 5,5) di
antenati bipedi dell’uomo”. Esistevano quindi
ominidi bipedi prima della separazione.
1983 - A. R. Templeton calcola le mutazioni
del Dna mitocondriale sulle linee di uomo (13)
e scimpanzé (34) e conclude che l’ascendente
comune era umano. “Gli uomini non si sono
evoluti da ascendenti quadrumani”.
2005 - Scoperto il più antico fossile di scimpanzé
(due incisivi e un molare), datato a 0,5
milioni di anni: viveva nella savana africana.
Cronologia ed esequie dell’uomo scimmia