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Morte silenziosa dei laghi africani

di Karima Isd - 06/11/2005

Fonte: ilmanifesto.it

Se pensiamo alla morte di un sistema lacustre, le immagini che ci si presentano sono quelle del lago d'Aral. Ma sono moltissimi i laghi del pianeta a essere minacciati. Quelli africani sono fra i più a rischio, secondo il rapporto Africa's Lakes: An Atlas of Environmental Change redatto dal Programma delle Nazioni unite per l'ambiente (Unep) che lo ha presentato, insieme a una eloquente mappa «ieri e oggi», alla Conferenza mondiale dei laghi svoltasi la settimana scorsa a Nairobi. I laghi africani sono 677, per un totale di 30.000 chilometri cubi di acqua: un volume che non ha eguali negli altri continenti. Milioni di africani dipendono da quest'acqua, di cui le immagini da satellite mostrano il tragico ridimensionamento nel giro di pochi decenni. Il lago Chad è quasi scomparso: dei 25.000 chilometri quadrati del 1963, già nel 2001 ne rimanevano solo 1.350. Il lago Nakuru in Kenya si rimpicciolisce circondato dalla deforestazione. Il lago Vittoria, il più grande di tutta l'Africa, è sceso di un metro in un decennio. Il Niger ha perso l'80% delle sue zone umide negli ultimi 20 anni. Il Songor in Ghana sta scomparendo, «roso» dalla salinizzazione. Molti sono i fattori, più che altro di origine umana, che concorrono a mettere in forse questa ricchezza naturale e a ridurre l'offerta idrica. In primis il cambiamento climatico, a cui si associa la riduzione della pluviometria; i crescenti prelievi per l'irrigazione con metodi non efficienti (in Africa il 90% dell'acqua è usata in agricoltura, ma dal 40 al 60% si perde o evapora); l'inquinamento da insediamenti umani o industriali senza sistema di trattamento; la deforestazione circostante che alimenta un processo circolare, meno alberi meno acqua; la costruzione di dighe inappropriate e inopportune. Le risorse ittiche poi sono minacciate dall'eccesso di pesca e dall'introduzione di specie animali invasive. Il degrado e l'inquinamento sono legati ovviamente anche all'aumento demografico: sono sempre di più, spiega l'Unep, le persone che sfruttano le risorse idriche per sopravvivere.

La gestione sostenibile dei laghi africani è di vitale importanza nella lotta contro la povertà, ha avvertito Klaus Topfer, direttore esecutivo dell'Unep. In caso contrario, aumenteranno le tensioni e l'instabilità, perché popolazioni in crescita competono per la più preziosa delle risorse. Gli otto «Obiettivi del Millennio» che i paesi del mondo hanno approvato all'Onu nel 2000 comprendono il dimezzamento entro il 2015 del numero di abitanti del mondo che non hanno accesso all'acqua potabile, e la lotta contro le malattie degli adulti e dei bambini. Secondo le statistiche dell'Onu, due terzi della popolazione rurale e un quarto di quella urbana, in Africa, sono tuttora privi di accesso all'acqua potabile; molti di più non dispongono di sistemi igienico-sanitari.

In generale, la domanda di acqua dolce alimenta già discordie sulla divisione delle stesse fra gli stati. Un altro rapporto dell'Unep esamina la vulnerabilità idrica e politica dei fiumi internazionali d'Africa. Preoccupa particolarmente il bacino del Volta, condiviso da Benin, Burkina Faso, Costa d'Avorio, Mali e Togo; si prevede che gli abitanti dell'area raddoppieranno nei due prossimi decenni, il che aumenterà il fabbisogno idrico. Peraltro, le piogge e la portata del fiume hanno subito un declino nei decenni scorsi, a causa anche dell'aumento dell'evaporazione, che a sua volta risulta dai cambiamenti climatici. Lo sfruttamento attuale del Volta è già arrivato al limite delle possibilità e sarà sempre più difficile soddisfare la domanda aggiuntiva. Il rapporto chiede che gli stati stringano più efficaci accordi giuridici bi e multilaterali fra paesi rispetto alla condivisione di acque comuni, e che le popolazioni locali introducano cambiamenti sostanziali nelle modalità di gestione di questa risorsa. E' intuitivo, però, che gli africani potranno fare poco contro le cause climatiche che concorrono alla scomparsa dei laghi.