Dov’è andata a finire l’inflazione?
di centrofondi - 24/11/2006
Sono oramai parecchi anni (dai primi anni ’90) che la massa monetaria mondiale cresce
ininterrottamente dell’8% all’anno nel mondo occidentale con punte del 15% in oriente
(Cina, Giappone ecc), contro una crescita media del Pil del 3% annuo. Questo significa che
tutto il denaro immesso in eccedenza, crea irrimediabilmente inflazione. L’inflazione è bene
chiarirlo per chi ancora non l’avesse chiaro, è un’ulteriore tassa incassata in modo occulto
da chi ha il potere di emettere moneta.
Per chiarire meglio il concetto, se il denaro è il metro con il quale si misura il valore della
ricchezza prodotta e io stampo più denaro, quell’eccedenza diminuisce automaticamente il
valore dei soldi che io ho in tasca perché con quei soldi riuscirò a comprare meno beni il cui
prezzo nel frattempo si è adattato ed è cresciuto.
Di questa sovrapproduzione di denaro si avvantaggia chi lo spende per primo perché,
all’insaputa di tutti gli altri, potrà comprare più beni reali a “basso costo” prima che il loro
prezzo si adegui e cresca di conseguenza. In effetti è solo un problema di velocità: se
utilizzo il denaro prima che i prezzi delle merci si adeguino, allora incremento notevolmente
la mia ricchezza a scapito di chi non può sfruttare questo meccanismo e su cui si scaricherà
per intero il pesante costo di questa tassa occulta. Ecco perché in questi anni è aumentato il
divario tra ricchi e poveri ed intere categorie lavoratori che prima erano benestanti, la classe
media, oggi si affanna per arrivare a fine mese.
Rispetto alla fine degli anni ’70 quando l’inflazione galoppava a due cifre, oggi i dati
ufficiali ci segnalano un’inflazione stabile o addirittura in calo intorno a poco più del 2%.
Com’è possibile?
Semplicemente perché si sono cambiate le carte in tavola e il meccanismo si è fatto ancora
più sofisticato.
Con la libera circolazione di merci si sono sfruttate quelle “sacche” ancora non utilizzate di
manodopera a bassissimo costo (la schiavitù moderna) per produrre merci che hanno fatto
decluplicare gli utili delle imprese che hanno delocalizzato lasciando praticamente i prezzi
invariati o addirittura in calo. Con la libera circolazione dei capitali, invece si è dato vita al
cosiddetto carry trade che ha permesso agli speculatori di indebitarsi a tasso 0 in giappone
per andare ad investire al 14% in bond islandesi e utilizzare i derivati, guadagnando cifre
esorbitanti su mercati azionari e delle materie prime o acquisendo imprese e alle istituzioni
bancarie e finanziarie di riciclare gli immensi proventi derivanti dal meccanismo truffaldino
dell’emissione monetaria (signoraggio)
a questo proposito consigliamo di rileggere questo reportTanto per dare un termine di paragone nel 2004 le fusioni ed acquisizioni di aziende aveva
raggiuto un controvalore di 1900 mld$, nel 2005 2800 mld$ e nel 2006 ancora non concluso
quasi 3400 mld$ pari circa al 10% del Pil mondiale (!).
La stima approssimativa del totale dei derivati (che non sono altro che un moltiplicatore
della massa monetaria), approssimativa perché moltissimi scambi avvengono su mercati
OTC ovvero non regolamentati e di cui non rimane alcuna traccia, è di 370.000 mld$ pari a
circa 10 volte il Pil mondiale (!!!) mentre giusto due anni fa era “solo” 3 volte il Pil
mondiale.
A questa abbuffata economica, in primissima fila ci sono i Private Equity Funds ovvero i
fondi creati da istituzioni bancarie, finanziarie e magnati della finanza, che in maniera
nascosta possono comprare quello che vogliono disponendo di capitali immensi, moltiplicati
da elaborate operazioni finanziarie. E’ il caso del fondo BlackStone che sta facendo
shopping in tutto il mondo: ha acquisito per 19 mld$ la società Equity Office (la più grande
proprietà americana di uffici), partecipazioni nella Telecom tedesca, acquistato Gardaland,
ha offerto il doppio di Mediaset per l’acquisizione della Tv tedesca ProsiebenSat, si sta
attivando per rilevare Vodafone ed è interessata a Telecom e Tim, Eni ed Enel. Ma come
lui nel mondo ce ne sono tanti altri e tutti americani come il Texas Pacific; il famigerato e
famoso gruppo Carlyle, Kkr, Bain Capital e ciliegina sulla torta Goldmann Sachs.
Da tutto questo capite bene chi si avvantaggia e non siamo certo noi gente normale.
Ma ritorniamo all’inflazione, dove è andata a finire?
Si è andata a scaricare sui prezzi degli immobili e su tutto quello che è connesso a quel
settore,locazioni, costruzioni, ristrutturazioni, materiali ecc. In Usa il 40% dei nuovi posti di
lavoro è stato creato dal settore immobiliare, compensando così la perdita di posti originata
dalla delocalizzazione.
Dal 2000 il valore degli immobili in america, ma così è accaduto in tutto il resto del mondo,
era di 11.400 mld$ mentre oggi è 20.300 mld$. I prezzi degli immobili sono raddoppiati in
soli 6 anni mentre il Pil Usa è aumentato di circa l’11%. Tutto il resto è inflazione! E perché
non risulta? Semplicemente perché nel paniere che la calcola non ci sono i prezzi delle case
per cui si sentono (eccome) gli effetti, ma ufficialmente non esiste e le pensioni, i salari
rimangono fermi con gli effetti che ben conosciamo.
Di quello che abbiamo appena detto ce ne possiamo accorgere se convertiamo i prezzi di
borsa invece che in dollari in oro che notoriamente è il segnale di quanta inflazione c’è in
giro.
Questo è lo S&P500
Mentre i prezzi in dollari sono aumentati del 170% dai minimi del 2003 oggi riconvertendo
i prezzi in oro (linea blu) siamo sotto quei minimi e tenete presente che in questi tempi il
prezzo dell’oro viene forzatamente tenuto basso dalle banche centrali.
A proposito di dollari il dollar index, che segue il dollaro contro un paniere di valute, ha
dato un segnale di forte debolezza penetrando la trend line rossa
Se dovesse perforare anche la linea viola che segna i minimi del 2005 allora sarebbe l’inizio
della fine per il dollaro più volte annunciata. Intanto l’euro ha superato anche il limite
superiore del canale di consolidamento (linea rossa) che durava ormai dal maggio scorso
La volatilità ancora rimane ancora ai minimi dal 2001 e questo fa pensare che un
movimento potente stia per iniziare.
Momenti cruciali su tutti i fronti.
L’oro ieri invece era alle prese con la neckline di un testa e spalla rialzista che, vista la
debolezza del dollaro di oggi, dovrebbe superare agevolmente proiettando il metallo dei Re
verso i massimi di maggio
Di conseguenza le borse oggi stanno perdendo avendo raggiunto, nel caso del Dax, la parte
superiore del canale rialzista
La situazione è piuttosto critica e sul dollaro pesa tutto il suo debito (pubblico e privato) che
ha oltrepassato il 300% del Pil ed il debito con l’estero pari a 3200 mld$, 1000 solo con la
Cina, 600 con l’Opec, 500 con la Russia ecc. e molti dei creditori hanno espresso la volontà
di spostare le loro riserve su euro e oro.
Con il Pil sotto il 2%, l’immobiliare in caduta libera è probabile che l’alto livello dei tassi
che sino ad oggi ha attirato denaro fresco verso Stati Uniti, subisca un arresto se non una
diminuzione che potrebbe iniziare già nei primi mesi del prossimo anno, con conseguente
uscita di investimenti verso lidi più appetibili e un ulteriore indebolimento di tutta la
struttura finanziaria mondiale ormai tirata a dei limiti fisiologici fino ad oggi mai
sperimentati.
That’s all folks