Dossier su "L'accordo militare Italia-Israele"
di redazionale - 28/11/2006
Fonte: forumpalestina
Per non essere più complici della guerra e dell’occupazione coloniale israeliana della Palestina
Chiediamo al governo Prodi la revoca dell’accordo di cooperazione militare Italia-Israele
- Premessa
- Il testo integrale dell’Accordo Italia-Israele
- Una relazione/commento di Manlio Dinucci
- L’appello degli scienziati contro l’accordo militare Italia-Israele
-
L’interrogazione parlamentare al Senato presentata a ottobre di quest’anno da alcunisenatori del PRC e PdCI-Verdi
-
Il testo della petizione popolare che chiede la revoca dell’accordo militare Italia-IsraelePremessa
L’accordo militare tra Italia e Israele è indicato come Legge 17 maggio 2005 n° 94 è stata
pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale del 7.6.2005.
E’ stata approvata dal Parlamento Italiano (anche con i voti coscienti o distratti dell’opposizione di
centro-sinistra) in piena epoca Berlusconi con Fini Ministro degli Esteri e Martino alla Difesa. La
Legge 94/2005 ha per oggetto la ratifica e l’esecuzione del Memorandum d’intesa tra il Governo
dello Stato della Repubblica Italiana e il Governo dello Stato di Israele in materia - viene specificato
nel testo - di cooperazione nel settore militare e della difesa, firmato a Parigi .
La Legge nr.94/2005 si compone di 11 articoli e di un memorandum segreto, tenuto segreto anche
al Parlamento per “motivi di sicurezza”.
Secondo il sito Debka File, (una rivista web gestita a quanto è dato sapere, dal Mossad), si parla di
un accordo da 181 milioni di dollari da spendere in tecnologie di interdizione, sorveglianza e guerra
elettronica. La Legge Finanziaria di quest’anno, prevede 1,7 miliardi di euro per nuovi armamenti e
le tecnologie connesse. In questo finanziamento, la parte del leone la fa la Finmeccanica che è
l’azienda militare-tecnologia più compromesso nei rapporti militari con Israele.
La conferma dell’entità dell’accordo di cooperazione Italia-Israele possiamo trovarla anche in
quanto scrive: Saverio Zuccotti sul sito
www.paginedidifesa.it dell’11 gennaio 2005 :“Tra i programmi dell’Imi (Industrie Militari Israeliane, NdR) c’è spazio pure l’Italia. Il 18
novembre il ministro della difesa del governo Sharon, Shaul Mofaz, ha incontrato a Roma il suo
omologo italiano Antonio Martino e il presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Nel corso della
visita è stato annunciato lo stanziamento congiunto di 181 milioni di dollari per “lo sviluppo di un
nuovo sistema di guerra elettronica progettato per inabilitare i velivoli nemici”. Alcuni osservatori
sottolineano come tale requisito trovi già una soluzione in un sistema israeliano per il disturbo
della navigazione, dei computer, delle comunicazioni e dei sistemi di combattimento di un eventuale
aereo nemico. Nulla è trapelato sugli altri filoni di collaborazione tra Italia e Israele, che
comunque dovrebbero riguardare missili e altri sistemi di guerra elettronica. Il caso italiano è
tuttavia anomalo e piuttosto cervellotico, in virtù di una triangolazione che passa per Washington e
fa di Roma e Gerusalemme due pedine di una più ampia manovra dell’amministrazione Bush”.
aereo nemico. Nulla è trapelato sugli altri filoni di collaborazione tra Italia e Israele, che
comunque dovrebbero riguardare missili e altri sistemi di guerra elettronica. Il caso italiano è
tuttavia anomalo e piuttosto cervellotico, in virtù di una triangolazione che passa per Washington e
fa di Roma e Gerusalemme due pedine di una più ampia manovra dell’amministrazione Bush”.
In sostanza con questo accordo di cooperazione militare bilaterale, l’Italia non solo è complice
dell’apparato industriale-militare israeliano ma coopera con uno Stato belligerante contro altri paesi
(es:Libano) e occupante contro il popolo palestinese.
Se la cooperazione economico-commerciale dovrebbe essere recisa in base a sanzioni (auspicate da
una risoluzione del Parlamento Europeo dell’aprile 2002 ma mai attuate), la cooperazione militare
appare ancora più odiosa perché collabora nell’opera di repressione, bombardamenti e attacchi
contro i popoli palestinese e libanese. Non solo. L’Italia ha inviato le sue truppe in Libano nel
quadro della missione Unifil 2 come forza di interposizione tra Israele il Libano. Ma se mantiene un
accordo di cooperazione militare con Israele, è difficile che le forze popolari libanesi possano
ritenere ancora a lungo l’Italia un paese “neutrale”. E’ tempo di mettere fine alla complicità
militare, economica, commerciale, diplomatica dell’Italia con Israele. Berlusconi, Fini e Martino se
ne sono dovuti andare all’opposizione perche hanno perso le elezioni.. Adesso non possiamo che
chiedere conto di questo e chiedere la revoca dell’accordo militare al governo Prodi e ai ministri
D’Alema e Parisi. Non è una posizione “pregiudiziale” ma è la realtà dei fatti…e i fatti hanno
sempre la testa dura. Su questo e anche per questo siamo scesi in piazza a Roma per la Palestina il
18 novembre scorso ed è forse per questo che hanno cercato di oscurare quella manifestazione e di
tapparci la bocca omettendone i punti della piattaforma.
Novembre 2006
Il Forum Palestina
Il testo dell’accordo
Accordo generale di cooperazione tra Italia e Israele nel settore della difesa
IL TESTO DELL’ACCORDO
XIV LEGISLATURA –DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI – DOCUMENTI
Memorandum d’Intesa fra il Governo della Repubblica Italiana(qui di seguito definito “ITMOD”) e il Governo
dello Stato di Israele (qui di seguito definito “ISMOD”) in materia di cooperazione nel settore militare e della
difesa
PREMESSO CHE
ITMOD e ISMOD, qui di seguito definite “le Parti”,
Riconoscendo l’importanza della cooperazione fra i due Ministeri e le rispettive Forze di Difesa,
Esprimendo il desiderio che i Ministeri e le rispettive Forze di Difesa cooperino a vantaggio di
entrambi, sulla .base di reciproco rispetto, fiducia e riconoscimento degli interessi delle Parti,
Convinti che la cooperazione fra le Parti contribuisca ad una migliore comprensione delle rispettive
necessità nel settore militare e della difesa e consolidi le rispettive capacità di difesa,
In uno spirito di apertura e comprensione reciproca e nel quadro stabilito dalle leggi ed i
regolamenti italiani e israeliani,
Convenendo che il presento MoU funge da MoU Generale fra le Parti e che, per le attività
specifiche da svolgere ai sensi del presente MoU, saranno discussi e concordati specifici Accordi di
Attuazione,
le Parti hanno concordato le seguenti intese:
ARTICOLO 1 – PARTE GENERALE
1 – In caso di controversie fra i presenti Termini e Condizioni e gli Accordi
di Attuazione, avranno la precedenza i Termini e le Condizioni del presente
MoU e la controversia sarà risolta in base ai medesimi.
2 – Le Parti convengono che una Parte che riscontri contraddizioni fra i
presenti Termini e Condizioni ne informerà l’altra Parte allo scopo di
risolverle al più presto.
3 –Le Parti collaboreranno di comune accordo e in conformità con le
rispettive leggi ed impegni internazionali, al fine di incoraggiare, agevolare e
sviluppare la cooperazione nei settori militare e della difesa, su una base di
reciprocità.
ARTICOLO 2 –OBIETTIVI DELL’INTESA
1 – Entrambe le Parti del presente MoU convengono di stabilire rapporti
reciproci fra i Ministeri della Difesa e le loro Forze Armate, al fine di stabilire
una cooperazione nei settori della difesa, il che consentirà loro di aumentare
le capacità di difesa.
2 – La cooperazione fra le Parti riguarderà i seguenti settori:
* Industria della difesa e politica di approvvigionamento di competenza
dei Ministeri della Difesa,
* Importazione, esportazione e transito di materiali militari e di difesa,
.Operazioni umanitarie,
* Organizzazione delle forze Armate, struttura e materiali di reparti
militari e gestione del personale,
* Formazione/Addestramento,
* Questioni ambientali e inquinamento provocati da strutture militari
* Servizi medici militari,
* Storia militare,
* Sport militari
La cooperazione militare non si limiterà ai settori sopra menzionati. Le
Parti cercheranno nuovi settori di cooperazione di interesse reciproco.
3 – Il presente documento enuncia i principi che disciplinano la
summenzionata cooperazione reciproca.
ARTICOLO 3 – PRINCIPI CHE DISCIPLINANO LA
COOPERAZIONE E L ‘INTESA FRA LE PARTI
1 – La cooperazione fra le Parti, previo coordinamento,.si svilupperà come
segue:
* Riunioni dei Ministri della Difesa, dei Comandanti in Capo, dei loro
Vice e di altri ufficiali autorizzati dalle Parti,.
* Scambio di esperienze fra gli esperti delle Parti,
* Organizzazione e attuazione delle attività di addestramento e delle
esercitazioni,
* Partecipazione di osservatori a11e esercitazioni militari, .Contatti fra le
Istituzioni Militari e di Difesa analoghe,
* Discussioni, consultazioni, riunioni e partecipazione a convegni,
conferenze e corsi,
* Visite di navi e aeromobili militari e ad impianti,
* Scambio di informazioni e.pubblicazioni educative,
* Scambio di attività culturali e sportive.
2 – Le parti intendono altresì agevolare l’attuazione della cooperazione
nei settori militare e della difesa con 10 scambio di dati tecnici, informazioni e
hardware; conseguendo una migliore comprensione delle necessità militari e
di difesa e delle relative soluzioni tecniche, tramite la cooperazione nella
ricerca, nello sviluppo e nella produzione.
Sviluppare la cooperazione nei settori militare e della difesa, su una base di
reciprocità.
ARTICOLO 2 –OBIETTIVI DELL’INTESA
1 – Entrambe le Parti del presente MoU convengono di stabilire rapporti
reciproci fra i Ministeri della Difesa e le loro Forze Armate, al fine di stabilire
una cooperazione nei settori della difesa, il che consentirà loro di aumentare
le capacità di difesa.
2 – La cooperazione fra le Parti riguarderà i seguenti settori:
* Industria della difesa e politica di approvvigionamento di competenza
dei Ministeri della Difesa,
* Importazione, esportazione e transito di materiali militari e di difesa,
.Operazioni umanitarie,
* Organizzazione delle forze Armate, struttura e materiali di reparti
militari e gestione del personale,
* Formazione/Addestramento,
* Questioni ambientali e inquinamento provocati da strutture militari
* Servizi medici militari,
* Storia militare,
* Sport militari
La cooperazione militare non si limiterà ai settori sopra menzionati. Le
Parti cercheranno nuovi settori di cooperazione di interesse reciproco.
3 – Il presente documento enuncia i principi che disciplinano la
summenzionata cooperazione reciproca.
ARTICOLO 3 – PRINCIPI CHE DISCIPLINANO LA
COOPERAZIONE E L ‘INTESA FRA LE PARTI
1 – La cooperazione fra le Parti, previo coordinamento,.si svilupperà come
segue:
* Riunioni dei Ministri della Difesa, dei Comandanti in Capo, dei loro
Vice e di altri ufficiali autorizzati dalle Parti,.
* Scambio di esperienze fra gli esperti delle Parti,
* Organizzazione e attuazione delle attività di addestramento e delle
esercitazioni,
* Partecipazione di osservatori a11e esercitazioni militari, .Contatti fra le
Istituzioni Militari e di Difesa analoghe,
* Discussioni, consultazioni, riunioni e partecipazione a convegni,
conferenze e corsi,
* Visite di navi e aeromobili militari e ad impianti,
* Scambio di informazioni e.pubblicazioni educative,
* Scambio di attività culturali e sportive.
2 – Le parti intendono altresì agevolare l’attuazione della cooperazione
nei settori militare e della difesa con 10 scambio di dati tecnici, informazioni e
hardware; conseguendo una migliore comprensione delle necessità militari e
di difesa e delle relative soluzioni tecniche, tramite la cooperazione nella
ricerca, nello sviluppo e nella produzione.
3 – Le parti incoraggeranno le rispettive industrie nella ricerca di progetti
e materiali di interesse per entrambe le Parti. Tale cooperazione riguarderà la
ricerca, 10 sviluppo e la produzione.
4 – Ai fini del ‘Presente MoU, per “informazioni tecniche” si intendono
tutti i dati tecnici o commerciali e le informazioni operative, comprese, ma
non esclusivamente, le informazioni riservate, quelle sui clienti, il know-how,
i brevetti ed il software per computer.
5 – Le informazioni tecniche, compresi i Pacchetti sui Dati Tecnici
(t’TDP”), fornite
alI’altra Parte allo scopo di offrire o presentare offerte, ovvero dare
esecuzione ad un contratto in materia di difesa, non saranno usate per scopi
diversi senza il previo consenso scritto della Parte da cui provengono, nonché
senza 11 previo consenso dei proprietari o di coloro che controllano i diritti di
proprietà di tali informazioni tecniche, e saranno trattate con 10 stesso livello
di attenzione che la Parte applicherebbe alle proprie informazioni tecniche.
6 – In nessun caso le informazioni tecniche, i TDP o i prodotti da essi
derivati saranno trasferiti a Paesi Terzi o Parti Terze, senza il previo consenso
scritto della Parte da cui provengono. Il trasferimento a Paesi Terzi o Parti
Terze di materiali e/o informazioni tecniche e/o di articoli da essi derivanti,
generati dal presente MoU o acquistati in conformità con esso, saranno
oggetto di singoli accordi fra le Parti.
7 – Le Parti, in conformità con le rispettive Leggi e Regolamenti,
.concederanno un
trattamento adeguato alle offerte di materiali, servizi e know-how per la
difesa provenienti dall’ altra Parte.
8 – Le Parti si adopereranno al massimo per contribuire, ove richiesto, a
negoziare
licenze, royalties ed informazioni tecniche, scambiate con le rispettive
industrie. Le Parti faciliteranno inoltre la concessione delle licenze di
esportazione necessarie per la presentazione delle offerte o proposte richieste
per dare esecuzione al presente MoU, conformemente alle rispettive
Legislazioni Nazionali delle Parti.
9 – Il presente MoU non si riferisce a questioni che non sono di
competenza delle Parti.
10 – I termini e le condizioni delle specifiche e definite attività progettate
per essere svolte ai sensi del presente MoU saranno concordati
separatamente, nell’ambito di un “Accordo di Attuazione”. Il presente MoU
Generale si applicherà ad ogni Accordo di Attuazione fra le Parti.
ARTICOLO 4 – COPERTURA DELLE SPESE
Ciascuna Parte sosterrà le spese di sua competenza relative al presente
MoU ed alla sua esecuzione, tranne i casi in cui le Parti concordino
diversamente valutando caso per caso.
ARTICOLO 5 – DlSPOSIZIONI IN MATERIA DI SICUREZZA
Resta inteso che le attività da svolgere ai sensi del presente MoU,
saranno soggette alI’Accordo di Sicurezza firmato dalle competenti Autorità
di Sicurezza delle due Parti, il 5 ottobre 1987.
ARTICOLO 6 – GIURISDIZlONE
Le Autorità dello Stato Ricevente avranno diritto di esercitare la
giurisdizione sui membri delle Forze in Visita per tutte le questioni relative a
reati commessi sul loro territorio, passibili di pena ai sensi della legislazione
dcllo Stato Ricevente.
Tutte le condanne penali saranno eseguite nell’ambito del sistema penale
dello Stato Inviante. In confonI1ità con gli accordi e le convenzioni in vigore
fra le Parti.
Le autorità competenti dello Stato Inviante hanno diritto di esercitare,
sul territorio dello Stato Ricevente, l’’autorità disciplinare sui membri della
propria Forza.
Le autorità dei due Stati si forniranno assistenza reciproca, in conformità
con la Convenzione Europea sull’Assistenza Reciproca in Materia Penale, del
1959, di cui I’Italia e Israele fanno parte, in particolare nello svolgimento di
inchieste e nella ricerca delle prove.
Le autorità dei due Stati collaboreranno altresì nei settori della
detenzione provvisoria e della restituzione delle persone, come previsto dai
termini degli accordi sopra descritti, alle autorità aventi diritto di esercitare la
propria giurisdizione, ossia lo Stato di Invio.
Le autorità dei due Stati si informeranno a vicenda, su una base di
reciprocità, dei progressi compiuti nei settori previsti dal presente Articolo.
ARTICOLO 7 – RISARCIMENTO DEI DANNI
Il risarcimento dei danni, provocati dal personale militare della Parte
Inviante durante o in relazioni alle missioni / esercitazioni, sarà a carico della
Parte Inviante.
Nel caso in cui il danno riguardi il personale, le attrezzature e le
infrastrutture militari, le eventuali controversie fra le Parti ed il risarcimento
dei danni saranno concordati di comune accordo.
ARTICOLO 8 – RlUNIONl PERIODICHE
1 – Le Parti convengono di tenere riunioni periodiche per seguire
l’attuazione del presente MoU. Nel corso delle riunioni i rappresentanti
cercheranno nuovi settori di potenziale cooperazione.
2 – Le Parti incoraggeranno altresì riunioni fra i rappresentanti degli Enti
.governativi o privati, delle Forze Armate, delle Unità e dei Reparti di
entrambi i Paesi, nonché lo scambio di Delegazioni Militari e di Difesa.
3 – Le consultazioni dei rappresentanti delle Parti si svolgeranno
alternativamente in Italia e in Israele, al fine di redigere e concordare specifici
Accordi di Attuazione per dare esecuzione al presente MoU, nonché eventuali
programmi di cooperazione fra le Parti e le loro Forze Armate ed una matrice
di argomenti per la cooperazione nel settore dei materiali militare e di difesa.
ARTICOLO 9 – ENTRATA IN VIGORE. DURATA E MODIFICA
DEL MOU
1 – Il presente MoU entrerà in vigore alla data di ricezione della seconda
delle due notifiche con cui le Parti si saranno comunicate ufficialmente
l’avvenuto espletamento delle rispettive procedure di ratifica.
2 – Il presente MoU può essere emendato in qualsiasi momento, tramite
Note Ufficiali. Tutte le modifiche entreranno in vigore seguendo le stesse
procedure stabilite nello stesso MoU.
3 – Il Presente MoU, che resterà in vigore per cinque anni, sarà prorogato
automaticamente per periodi aggiuntivi di cinque anni in assenza di una
notifica scritta dell’intenzione di denunciarlo inviata da una Parte all’altra. In
tal caso cesserà di essere in vigore sei mesi dopo la data di ricezione di tale
notifica.
4 – In caso di denuncia, le Parti si adopereranno per portare a termine le
attività da completare ed avvieranno le consultazioni per risolvere le questioni
oggetto di contenzioso.
ARTICOLO 10 –COMPOSIZIONE DELLE CONTROVERSIE E
ARBITRATO
F Qualora dovessero insorgere controversie fra le Parti al presente MoU,
che si riferiscano all’interpretazione del MoU, ovvero all’esecuzione dei
termini da esso derivanti, le Parti compiranno, in prima istanza, ogni sforzo
ragionevole per pervenire ad una intesa amichevole
2 – Tuttavia, nel caso in cui le Parti non riescano a pervenire a tale
accordo, esse convengono di sottoporre la controversia all’arbitrato del
Direttore Generale dell’ISMOD e, a seconda dell’argomento, al Capo di Stato
Maggiore o al Segretario Generale dell’ITMOD. Qualsiasi decisione adottata o
lodo emesso in base all’arbitrato saranno definitivi e vincolanti per le Parti del
presente MoU .
3 – Durante il contenzioso, la controversia e/o l’arbitrato, le Parti
continueranno ad espletare tutti gli obblighi di cui al presente MoU.
4 – Tutte le procedure arbitrali si svolgeranno in lingua inglese.
5 – Le parti convengono che le procedure arbitrali di cui al presente MoU,
si svolgeranno in maniera riservata e saranno soggette a1le disposizioni di
sicurezza del presente MoU.
6 – Ciascuna Parte sarà responsabile delle spese sostenute nel corso delle
procedure di arbitrato.
7 – In caso di controversia o necessità di interpretazione, il presente MoU
non sarà sottoposto ad alcun Tribunale Nazionale o Internazionale.
ARTICOLO 11 – NOTIFICHE
1 – Tutte le comunicazioni provenienti dalle due Parti saranno scritte e in lingua inglese.
2 – I punti di contatto per il presente MoU saranno i seguenti:
Per il Governo della Repubblica Italiana: Ministero della Difesa italiano –
Capo Divisione Pianificazione e Politica Stato Maggiore Difesa
Per il Governo dello Stato di Israele: Ministero della Difesa Israeliano –
Direttore Divisione Europea Dipartimento Affari Esteri
In fede di che i sottoscritti Rappresentanti, debitamente autorizzati dalle
rispettive autorità, hanno firmato il presente Accordo.
Fatto a Parigi il 16 giugno 2003 in due originali, in lingua inglese.
Per il Governo della Repubblica italiana
Il Ministro della Difesa Italiano
(F.to On. Antonio MARTINO)
Per il Governo dello Stato di Israele
Il Ministro della Difesa Israeliano
(F.to: Gen. C.A. Shaul MOFAZ)
**********
*********************
ACCORDO MILITARE ITALIA-ISRAELE?
LICENZA DI GUERRA
ESTRATTI DALLA RELAZIONE DI MANLIO DINUCCI
(ad un dibattito organizzato dal Comitato pisano di solidarietà con la Palestina,maggio 2005)
Buona sera a tutti.
Inizio subito ad elencare i fatti, prima di fare qualunque tipo di considerazione.
Il 16 giugno 2003, i governi italiano e israeliano firmano un “memorandum” di intesa, in materia di
cooperazione nel settore militare e della difesa.
Che cosa è questo “memorandum” di intesa?
Secondo il testo ufficiale, è un accordo generale quadro – quindi non semplicemente un accordo
tecnico – che regola la cooperazione tra le parti nel settore della difesa, e riguarda: l’interscambio di
materiale di armamento, l’organizzazione delle forze armate, la formazione e l’addestramento del
personale militare e – campo privilegiato – la ricerca e sviluppo in campo militare. Sono previsti,
cooperazione nel settore militare e della difesa.
Che cosa è questo “memorandum” di intesa?
Secondo il testo ufficiale, è un accordo generale quadro – quindi non semplicemente un accordo
tecnico – che regola la cooperazione tra le parti nel settore della difesa, e riguarda: l’interscambio di
materiale di armamento, l’organizzazione delle forze armate, la formazione e l’addestramento del
personale militare e – campo privilegiato – la ricerca e sviluppo in campo militare. Sono previsti,
sempre a tale scopo, scambi di esperienze tra esperti delle due parti, partecipazione di osservatori a
esercitazioni militari e, si sottolinea, programmi di ricerca e sviluppo in campo militare.
Poco più di un anno dopo, esattamente il 18 novembre 2004, il Ministro della Difesa israeliano
incontra a Roma il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il Ministro della Difesa Martino.
Che cosa si siano detti, naturalmente, non è stato comunicato ufficialmente, però, c’è un indizio
importante. Secondo fonti militari israeliane citate dalla rivista statunitense “Voice of America”,
esattamente il 22 novembre 2004, il Ministro della Difesa israeliano ha concordato tra l’altro con il
Governo italiano – quindi nel campo di un “memorandum” di intesa che sta divenendo operativo –
lo sviluppo congiunto di un nuovo sistema di guerra elettronica , naturalmente altamente segreto.
Le stesse fonti militari israeliane citate da “Voice of America” parlano dello stanziamento di 181
milioni di dollari come primo acconto in un quadro molto, molto più ampio.
La prima considerazione da fare è questa: fino ad ora il governo israeliano ha colloquiato in questi
settori militari a tecnologia avanzata solo con gli Stati Uniti d’America. Il fatto che venga stabilito
un programma congiunto italo-israeliano, che si cominci già a finanziarlo, indica che il
“memorandum” d’intesa ha avuto sicuramente il “nulla osta”, la luce verde da Washington.
L’altro indizio su che cosa si stia preparando, è il fatto che il disegno di legge è stato presentato dal
Ministero degli Esteri e dal Ministero della Difesa “di concerto” con il Ministro dell’Università e
della Ricerca, Moratti: l’Università italiana, quindi la ricerca universitaria, avrà un ruolo in tutto
questo.
L’aspetto più grave , se questo “memorandum” d’intesa (ormai sulla via di approvazione definitiva)
diverrà legge a tutti gli effetti, è che l’industria militare e le forze armate del nostro Paese saranno
coinvolte in attività di cui nessuno, neppure nel Parlamento della Repubblica Italiana, sarà messo a
conoscenza.
Se si leggono i punti specifici del “memorandum”, emerge che l’accordo è soggetto ad un altro
accordo precedente, cosiddetto “sulla sicurezza”, che, tradotto in parole povere, significa che tutte
queste attività saranno coperte dal segreto.
Non è una novità. Quando ci si muove nel campo militare, soprattutto della ricerca in campo
militare, il segreto è imperante, e questo non vale solo per questo accordo, né vale solo per gli Stati
Uniti: ogni Paese, ogni potere che si rispetti impone il segreto militare in questo campo.
All’interno di questo accordo quadro, potrà avvenire di tutto senza che neppure il Parlamento
italiano sia messo a conoscenza, una volta che venga avviato.
Ora, che cosa ha da guadagnare Israele, che cosa ha da guadagnare l’Italia da questo accordo?
Israele è una potenza nucleare, lo dice il Direttore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia
Atomica, lo dicono mille prove, lo ha detto l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma non lo ha
mai detto esplicitamente il Governo israeliano, il quale non ammette il possesso di armi nucleari.
Allora è chiaro che tecnologie italiane (dato che l’industria militare israeliana è tra le prime nel
mondo ) potranno essere utilizzate segretamente per potenziare le capacità di attacco dei vettori
nucleari israeliani.
Che cosa sarà questo sistema di guerra elettronica altamente segreto, se non un potenziamento di
capacità di difesa, strettamente organica con la capacità di attacco, il cosiddetto “scudo” ?
L’altro aspetto, facile da intuire, è che le forze armate israeliane si avvarranno della cooperazione
italiana, in generale per rendere più letali le armi che hanno usato fin ora soprattutto contro i
palestinesi, ma non solo.
Anche le forze armate italiane hanno da guadagnare da questo scambio, soprattutto sul terreno
dell’organizzazione, dell’addestramento, dei metodi da usare, nelle attuali e future missioni,
cosiddette di “peace keeping” in Iraq, Afghanistan, e in altri Paesi, sulla scia della macchina bellica
statunitense.
Quindi, siamo di fronte a qualcosa che va bene al di là dell’accordo tecnico, questo hanno detto al
momento della presentazione i Ministri Frattini e Martini, i quali sottolineano che si tratta di: “
dell’organizzazione, dell’addestramento, dei metodi da usare, nelle attuali e future missioni,
cosiddette di “peace keeping” in Iraq, Afghanistan, e in altri Paesi, sulla scia della macchina bellica
statunitense.
Quindi, siamo di fronte a qualcosa che va bene al di là dell’accordo tecnico, questo hanno detto al
momento della presentazione i Ministri Frattini e Martini, i quali sottolineano che si tratta di: “
….un preciso impegno politico assunto dal Governo italiano in materia di cooperazione con lo stato
di Israele nel campo della difesa…. Questo impegno politico corrisponde a interessi strategici
nazionali….”
E’ evidente l’implicazione generale: una volta che questo “memorandum” d’intesa, in procinto di
essere trasformato in legge, l’Italia sarà automaticamente al fianco del Governo Sharon in
qualunque sua azione, fattivamente contribuirà alle sue politiche di guerra.
Contemporaneamente – ci si chiede – come potrà l’Italia presentarsi in Medio Oriente nel ruolo di
mediatrice quando apparirà chiaro a tutti, sia tra le masse arabe e mussulmane, sia per i governi
arabi, che l’Italia sta attivamente potenziando l’apparato bellico israeliano e quindi, quelle stesse
armi che sono dirette contro i loro Paesi?
E’ evidente il contenuto di questo memorandum, che vincola non solo l’attuale Governo, ma anche i
Governi a venire, in quanto l’accordo è quinquennale e prevede un meccanismo di rinnovo
automatico: per non essere rinnovato una delle due parti dovrà denunciare l’accordo, dicendo: “no,
stop, mi ritiro”.
Ora, stando con i piedi in terra, si capisce bene che questa ipotesi è molto remota, dato che
implicherebbe una sorta di rottura su ben altri piani tra i due governi. Quindi, una volta che questo
“memorandum” d’intesa, questo accordo, diventa legge a tutti gli effetti, vincolerà anche i futuri
governi. Questo per quanto riguarda la natura dell’accordo.
Che cosa è avvenuto al Senato? L’accordo è passato in maniera travolgente: 170 voti favorevoli, 18
contrari, 4 astenuti. Con questi numeri il Senato italiano ha approvato il 2 febbraio il disegno di
legge numero 3181 sulla ratifica del “memorandum di intesa militare tra Italia e Israele” .
Un successo dovuto al fatto che si è creato – per usare un termine alla moda – uno schieramento
“by-partisan”. Non solo il centro destra ha votato a favore, ma contemporaneamente anche il grosso
del centro sinistra. Ed ecco, quindi, spiegati i numeri.
In particolare, il gruppo Democratici di Sinistra/Ulivo, che si è schierato – chiaramente – con il
centro destra.
Diamo i numeri: il gruppo al Senato dei Democratici di Sinistra-Ulivo, ha 63 membri. Di questi 63
membri, 37 hanno espresso voto favorevole, tanto per fare nomi e cognomi: Massimo Brutti,
Luciano Modica – nome abbastanza noto a Pisa – Claudio Petruccioli.
E gli altri? Gli altri non erano in Aula!
Probabilmente per alcuni ci sarà stata una giustificazione, ma per la maggioranza l’assenza era
ingiustificata. E’ stato un modo di sottrarsi a una decisione scomoda, tra l’aiutare il falco Sharon o
dire no prendendosi l’accusa – naturalmente – di antisemitismo. Questi sono i termini spiccioli del
dibattito e gli strumenti che si usano. E allora, ecco che Gavino Angius, Cesare Salvi e altri,
semplicemente non vanno in Aula! Qualcun altro, tipo Antonio Jovene, nel momento del voto, si
alza e se ne esce….. avrà avuto un bisogno impellente, fisico… insomma, proprio in quel momento
se ne va!
Per onore della cronaca, si deve dire che due membri del gruppo Democratici di Sinistra-Ulivo,
esattamente Massimo Bonavita e Paolo Brutti hanno votato contro. Un altro si è astenuto. Poi,
hanno votato contro i tre senatori di Rifondazione Comunista, i due del Partito dei Comunisti
Italiani, il gruppo dei Verdi. Si sono aggiunti a questi voti contrari, oltre ai due dei Democratici di
Sinistra suddetti, tre del Gruppo Misto, tra cui Achille Occhetto.
4 gli astenuti, tra cui la Caietana de Zulueta, che fa parte appunto del Gruppo Misto.
Sintomatico della convergenza “bi-partisan”, è l’intervento che ha fatto il senatore Giorgio Tonini,
incaricato della dichiarazione di voto del gruppo Democratici di Sinistra-Ulivo, cito due frasi
esemplificative dell’intervento: “….l’amicizia del nostro Paese nei confronti dello Stato di Israele è
un elemento di fondo della politica estera italiana……Sarebbe pertanto assolutamente
incomprensibile inserire un elemento di sospetto nei confronti dello stato di Israele fino ad arrivare
ad esprimere perplessità rispetto ad un accordo di cooperazione militare”.
Questa è la dichiarazione di voto, agli atti ufficiali del Senato della Repubblica Italiana.
esemplificative dell’intervento: “….l’amicizia del nostro Paese nei confronti dello Stato di Israele è
un elemento di fondo della politica estera italiana……Sarebbe pertanto assolutamente
incomprensibile inserire un elemento di sospetto nei confronti dello stato di Israele fino ad arrivare
ad esprimere perplessità rispetto ad un accordo di cooperazione militare”.
Questa è la dichiarazione di voto, agli atti ufficiali del Senato della Repubblica Italiana.
Così passa in Senato e arriva alla Camera, dove è già stato compiuto il primo passo: Il 16 marzo la
Commissione Esteri della Camera ha dato luce verde a mandare in Aula per l’approvazione
l’accordo militare italo-israeliano.
Alla Camera c’è una novità. Infatti, hanno espresso parere contrario, in sede di Commissione Esteri,
non solo Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi, ma anche – pur essendo scarsamente
presenti….– i Democratici di Sinistra-L’Ulivo e Margherita-L’Ulivo.
Su quale base, questi due gruppi, hanno contraddetto il voto al Senato?
Su due elementi importanti e condivisibili.
Uno perché l’accordo viola la legge 185 sull’esportazione di armamenti. Una volta iniziata la
cooperazione militare con Israele, nella fabbricazione di determinati sistemi di arma, è chiaro che
qualunque efficacia della legge 185, già gravemente indebolita nel frattempo, viene ad essere
spazzata via.
L’altro elemento evidenziato è che questo accordo istituisce una cooperazione militare con un Paese
che non ha firmato il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari. Non è stato detto: un Paese
che possiede armi nucleari e che per di più non ha firmato il Trattato di non proliferazione, ma solo
“un Paese che non ha firmato il Trattato di non proliferazione” quindi, potrebbe anche non avere
ancora le armi nucleari…. Comunque un passo avanti rispetto a quello che è avvenuto al Senato.
Ma le cose non sono così chiare: si tratta di una posizione presa con una presenza minima di questi
due gruppi in sede di Commissione Esteri, sotto pressione delle altre componenti del centro sinistra.
Come si comporterà il centro sinistra nel suo complesso al momento del voto alla Camera?
L’accordo è stato affidato alla Commissione Esteri ma è stato chiesto, come di regola, il parere di
altre Commissioni.
Un parere importante è quello della Commissione Affari Costituzionali, che ha un comitato
permanente per i pareri. Leggiamo cosa ha detto la relatrice DS-Ulivo l’Onorevole Sesa Amici in un
passaggio cruciale: “….con riferimento agli aspetti di legittimità costituzionale, il provvedimento in
titolo ( cioè l’accordo militare italo-israeliano n.d.r) non solleva motivi di rilievo, per cui la
Commissione formula una proposta di parere favorevole”.
Le reazioni al realizzarsi di questo accordo sono sino ad oggi estremamente limitate, in rapporto
evidente alla conoscenza che si ha di questo fatto.
Questo è un dato abbastanza generale: la partecipazione reale alla vita democratica è condizionata
dall’informazione. Mancando la conoscenza di quello che avviene nelle Aule Parlamentari, nelle
Commissioni eccetera, è chiaro che non ci può essere nessun tipo di reazione.
Da citare, tra le prese di posizione positive contro questo accordo con Israele, l’appello di un gruppo
di scienziati promosso da un gruppo collegato all’associazione “scienziate e scienziati per il
disarmo”.
Le ragioni dell’appello sono quelle che abbiamo detto sino ad ora, in più si evidenzia l’impegno dei
firmatari – rivolto ai colleghi nel campo della ricerca – a non lasciarsi coinvolgere in questo
accordo: “non prendere parte” – dicono – “con i nostri saperi e le nostre ricerche, alle attività
specifiche derivanti dall’attuazione di questo memorandum d’intesa”. Si assumono anche l’impegno
a monitorare i programmi di cooperazione militare che dovessero essere avviati tra Università
italiane, centri di ricerca, centri di eccellenza, consorzi, laboratori di ricerca scientifica privata e
pubblica, industrie italiane e non con Israele.
Siamo di fronte a una situazione di estrema gravità.
Se la Camera vara quest’accordo firma una cambiale in bianco, in un momento estremamente grave,
in cui l’Iran è sotto il mirino sia degli Stati Uniti che di Israele. Sicuramente è pronto un piano di
attacco agli impianti nucleari civili iraniani. Impianti sotto il controllo dell’Agenzia Internazionale
dell’Energia Atomica, attualmente non finalizzati alla produzione militare.
Israele è l’unico Paese che mantiene un arsenale nucleare nell’area. Le sue armi nucleari sono
puntate contro gli altri Paesi della regione. quando– come negli ultimi tempi – ci sono scambi di
accuse tra Israele e l’Iran, è chiara la partita in gioco. La differenza è netta: l’Iran non ha armi
nucleari, Israele si, e di particolare tipo, come le bombe neutroniche, di cui non si può escludere
dell’Energia Atomica, attualmente non finalizzati alla produzione militare.
Israele è l’unico Paese che mantiene un arsenale nucleare nell’area. Le sue armi nucleari sono
puntate contro gli altri Paesi della regione. quando– come negli ultimi tempi – ci sono scambi di
accuse tra Israele e l’Iran, è chiara la partita in gioco. La differenza è netta: l’Iran non ha armi
nucleari, Israele si, e di particolare tipo, come le bombe neutroniche, di cui non si può escludere
l’uso in un eventuale conflitto .
Dietro a questa aggressività ci sono gli Stati Uniti.
Non si parla di un piano per attaccare con armi nucleari gli impianti iraniani, si parla di un attacco
condotto con armi non nucleari, di cui sono emersi anche particolari molto espliciti sui preparativi.
Si ripeterebbe quello che Israele già fece con l’attacco ad un reattore iracheno nel 1981 Si parla
esplicitamente di un attacco condotto con l’appoggio statunitense indiretto o diretto. Sicuramente
tutta la rete militare statunitense - soprattutto quella satellitare - sarebbe fondamentale per un
attacco di questo tipo.
l’Iran a quel punto sarebbe di fronte ad un bivio: attaccare, pur non possedendo armi nucleari,
cercando – ad esempio – di colpire il centro nucleare di Dimona in Israele.
Con tutta probabilità la risposta sarebbe un attacco nucleare. Teheran potrebbe essere spazzata via
dalla faccia della Terra! Questo è il dato nudo e crudo.
Questo è il contesto nel quale si inserisce l’accordo militare italo-israeliano, in una situazione
sempre più preoccupante nella quale la macchia bellica statunitense e israeliana è in moto.
Sono usciti nel marzo di questo anno due documenti ufficiali del Pentagono. Uno è intitolato “La
strategia della difesa nazionale degli Stati Uniti d’America”, e l’altro “La strategia militare
nazionale degli Stati Uniti d’America”. Due documenti complementari.
In questi due documenti si parla, nel caso di un Paese che usi armi di distruzione di massa, di una
risposta attraverso tutte le capacità militari USA, comprese quelle nucleari. Apparentemente nulla di
nuovo. Ma c’è un piccolo particolare: hanno modificato la categoria delle armi di distruzione di
massa.
Fino ad ora per “armi di distruzione di massa” si è inteso armi nucleari chimiche, biologiche
In questi documenti il Pentagono ha rivisto le categorie d’arma da menzionare come nelle armi di
distruzione di massa. Rientrano ora non solo armi nucleari, chimiche, batteriologiche, ma anche
ordigni radiologici ed esplosivi ad alto potenziale.
Il Pentagono non specifica quale è il limite tra un esplosivo e un esplosivo ad alto potenziale. Tutti
gli eserciti moderni hanno esplosivi ad alto potenziale.
Ma non è finita. Tra le armi di distruzione di massa, vengono incluse le cosiddette “armi
asimmetriche”, tra cui i “cyber-attacchi” contro i sistemi statunitensi di informazione commerciale!
Teoricamente basta che un gruppo bene organizzato e capace di “aker” attacchi con virus
informatici, bloccando un sistema statunitense di informazione commerciale che automaticamente il
Paese da dove è partito l’attacco – agli occhi del Pentagono – ha usato una delle armi di distruzione
di massa, rientrando così nelle categorie dei Paesi che possono essere colpiti da armi nucleari.
Altro elemento da tener presente è il preoccupante interesse dell’attuale Ministero degli Interni per
questo accordo, per il quale ha espresso parere positivo , sostenendolo caldamente: le forze
israeliane hanno molto da insegnare a quelle italiane in materia di gestione di turbolenze interne…..
Un Appello degli Scienziati contro l’accordo militare Italia/Israele
Alla comunità scientifica italiana
Le/I sottoscritte/i, donne e uomini di scienza, ricercatrici e ricercatori, docenti, lavoratrici/ori del
comparto università e ricerca,considerata la necessità di prendere posizione avversa alla crescente
influenza della sfera militare in tutti i settori della vita pubblica ivi compresa la ricerca scientifica,
considerata la recente ratifica ed esecuzione del Memorandum d’intesa tra il Governo della
Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore
militare e della difesa, provvedimento adesso all’esame del parlamento,preso atto altresì del
"delicato momento - come recita l’ordine del giorno presentato dall’On. Martone, ed altri
onorevoli colleghi, ed accolto dal governo - in cui tanto lo Stato di Israele quanto l’Autorità
Nazionale Palestinese si trovano, nonché la perdurante violazione di numerose risoluzioni
considerata la recente ratifica ed esecuzione del Memorandum d’intesa tra il Governo della
Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore
militare e della difesa, provvedimento adesso all’esame del parlamento,preso atto altresì del
"delicato momento - come recita l’ordine del giorno presentato dall’On. Martone, ed altri
onorevoli colleghi, ed accolto dal governo - in cui tanto lo Stato di Israele quanto l’Autorità
Nazionale Palestinese si trovano, nonché la perdurante violazione di numerose risoluzioni
dell’ONU da parte dello Stato di Israele e il permanere di una situazione di grave tensione tra i due
popoli",coerentemente ispirati ai valori della Costituzione della Repubblica, con particolare
riferimento all’articolo Art. 11 "L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà
degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
Consapevoli che l’Unione Europea si "fonda sui valori indivisibili e universali di dignità umana,
di libertà, di uguaglianza e di solidarietà", con particolare riferimento agli articoli 10 (Libertà di
pensiero, di coscienza e di religione) e 13 (Libertà delle arti e delle scienze), memori del primo
testo deontologico professionale che si ispira al cosiddetto giuramento di Ippocrate,
SI IMPEGNANO
· "a perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica
dell’Uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno
scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale" e che non agevoleremo, tanto nel suo
impianto complessivo, quanto articolo per articolo, l’esecuzione e l’attuazione del Memorandum
d’intesa tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo dello Stato di Israele in materia di
cooperazione nel settore militare e della difesa, fatto a Parigi il 16 giugno 2003,
· non prendere parte, con i nostri saperi e le nostre ricerche, alle attività specifiche derivanti dalla
attuazione del Memorandum d’intesa che regola la cooperazione tra i due Paesi nel settore della
difesa, incluse quelle derivanti dagli accordi tecnici che potranno essere conclusi in tale contesto.
I settori di tali attività sono specificati nella relazione che accompagna la ratifica del
Memorandum e comprendono: interscambio di materiali d’armamento, organizzazione delle Forze
armate e gestione del personale, formazione e addestramento del personale militare, informatica,
programmi di ricerca e sviluppo in campo militare, scambi di esperienze fra gli esperti delle due
Parti, partecipazione di osservatori ad esercitazioni militari, visite a unità navali ed aeree, attività
culturali con partecipazione a corsi, conferenze e simposi, scambio di informazioni e
pubblicazioni didattiche,
· a monitorare i programmi di cooperazione militare che dovessero essere avviati tra università
italiane, centri di ricerca, centri di eccellenza, consorzi, laboratori di ricerca scientifica privata e
pubblica, industrie italiane, industrie israeliane e non.
Invitiamo quindi chiunque abbia a cuore la ricerca della pace a sottoscrivere questo impegno
perché il governo italiano riconsideri quanto prima la propria posizione.
Seguono le prime firme
Edoardo Magnone, Chimica.
Marco Cervino, Fisica.
Alberto Clarizia, Fisica.
Margherita Roggero, Algebra.
Claudio Del Bello, Filosofia.
Mauro Cristaldi, Biologia Animale.
Elena Colazingari, Matematica.
Franco Marenco, Fisica.
Monica Zoppè, Biologia.
Vito F. Polcaro, Astrofisica.
Claudio Del Bello, Filosofia.
Mauro Cristaldi, Biologia Animale.
Elena Colazingari, Matematica.
Franco Marenco, Fisica.
Monica Zoppè, Biologia.
Vito F. Polcaro, Astrofisica.
Angelo Baracca, Fisica.
Massimo Cini, Fisico.
Libero Vitiello, Biologia.
Vincenzo Brandi, Ingegneria Chimica.
Maria Luigia Paciello, Fisica.
Giacomo Alessandroni, Ingegneria
Chiara Cavallaro, Economia.
L’interrogazione parlamentare al Senato presentata a ottobre di
quest’anno da alcuni senatori del PRC e PdCI-Verdi
No alla vendita di armi a Israele e Libano, no alla partnership NATO - Israele
Interrogazione Parlamentare
Al Ministro per gli affari esteri
Al Ministro della difesa
Premesso che
- Israele non ha rispettato una moltitudine di decisioni della comunità internazionale, in
particolare: la risoluzione 181 del 1947 del Consiglio di sicurezza ONU che sanciva la
spartizione della Palestina in due stati, uno ebreo e l’altro arabo; la 191 del 1948 che
stabiliva il diritto al ritorno dei rifugiati, la 242 che intimava Israele al ritorno ai confini
antecedenti la guerra del 1967;
- la Corte di giustizia ha condannato la costruzione del muro che Israele sta realizzando per
separare i territori palestinesi, peraltro ulteriormente ridotti dal muro e che comporterà
drastiche limitazioni agli spostamenti e gravi riflessi per le attività economiche palestinesi;
- Israele ultimamente ha distrutto l’unica centrale elettrica di Gaza, tale atto è stato
condannato dall’ONU in quanto contrario al diritto umanitario. Tale distruzione ha anche
causato un disastro ecologico sulle coste libanesi cui cerca di porre riparo un intervento
italiano;
- Israele ha bloccato i pagamenti all’Autorità Palestinese, peraltro dovuti, causando un
notevole impoverimento generale dei palestinesi e gravi conseguenze anche sulla salute
pubblica;
- Israele ha arrestato gran parte del gruppo dirigente di Hamas, parlamentari e con compiti di
governo dell’Autorità Nazionale Palestinese, liberamente eletti dal popolo palestinese in
elezioni considerate regolari dagli osservatori internazionali;
- Israele continua i suoi raid militari nella Striscia di Gaza, che hanno provocato numerose
vittime fra l’inerme popolazione civile;
- Israele che non aderisce al trattato di non proliferazione atomica è una potenza nucleare non
dichiarata, l’unica del Medio Oriente;
- Israele ha bombardato il Libano causando centinaia di vittime civili, in gran parte donne e
bambini, migliaia di profughi e danni alle infrastrutture libanesi per miliardi di euro;
- le forze armate israeliane hanno ucciso 4 caschi blu in Libano, secondo l’ONU in “maniera
apparentemente deliberata”;
- la Croce Rossa Internazionale ha dichiarato che Israele viola le convenzioni di Ginevra;
- Human Right Watch ha denunciato l’utilizzo, da parte israeliana, di armi vietate dal diritto
internazionale;
- il massacro di Cana in cui sono stati uccisi dalle bombe israeliane decine di persone fra cui
molti bambini. Tale bombardamento ha suscitato l’esecrazione generale ed il Segretario
generale ONU, Annan, ha chiesto al Consiglio di Sicurezza una “dura condanna” di Israele,
responsabile della strage stessa;
- l’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Arbour, ha affermato che le gravi violazioni
del diritto umanitario costituiscono crimini internazionali e rendono penalmente responsabili
i loro autori;
- l’Italia secondo la ricerca di Archivio Disarmo
Le armi del Bel Paese Ediesse 2005 e Learmi del Bel Paese 2006
basata su dati ISTAT ha esportato armi civili ad Israele per oltre 8milioni di euro nel periodo 1999-2005 ed al Libano per oltre 21 milioni di euro;
- il Governo nel 2005 ha autorizzato contratti di armi ad Israele, in base alla legge 185 per
circa 1,3 milioni di euro;
- l’Italia ha ratificato con apposita legge l’accordo di cooperazione militare bilaterale con
Israele e con la legge n. 126/2006 l’accordo di cooperazione militare con il Libano;
- Amnesty International ha chiesto un embargo, con effetto immediato, alle armi vendute ad
Israele ed agli Hezbollah;
- ultimamente i giornali italiani hanno riportato la notizia di contatti preliminari per la vendita
di armi italiane alle forze armate libanesi.Il Paese mediorientale ha bisogno, invece, di
essere ricostruito e non di nuove armi;
- Israele ha partecipato nei mesi scorsi ad esercitazioni NATO in Sardegna, a causa di tale
presenza la Svezia ha cancellato la propria partecipazione; nel vertice di Rabat dell’aprile
scorso fra i Paesi NATO e quelli del Dialogo mediterraneo (fra cui Israele) è stata decisa la
partecipazione di alcuni paesi mediterranei ed in particolare Israele all’operazione Active
Endeavour inerente il pattugliamento antiterrorismo nel mare Mediterraneo;
Interroga il governo per sapere
- se in un tale contesto il Governo, che ha già inviato aiuti umanitari, intende bloccare la
fornitura di armi i cui contratti erano stati autorizzati in passato;
- se il Governo in attuazione dell’art. 15, comma 7, della legge 185/90 sul commercio delle
armi intende sospendere in via cautelativa le esportazioni di armi civili ad Israele ed al
Libano;
- se il Governo intende sospendere l’operatività dei predetti accordi di cooperazione militare
con Israele e Libano;