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Così pregavano i "terramare"

di Cinzia dal Maso - 05/12/2006

La scoperta nel Parmense. Risale alla prima civiltà della pianura
Ha 3.500 anni. Gli archeologi: "Come la nostra fontana di Trevi"

La vasca sacra degli antichi padani
Così pregavano i "terramare"

CINZIA DAL MASO


<B>La vasca sacra degli antichi padani<br>Così pregavano i "terramare" </B>

Il rivestimento della vasca è in legno

NOCETO (Parma) - Materialisti, comunisti senza dio. Questo si diceva fino a ieri degli abitanti delle "terramare", la prima vera civiltà padana, quelli che già nel cuore dell'età del bronzo (più o meno dal 1600 al 1200 a. C.) avevano trasformato la pianura del Po in un giardino. Quasi gli antenati delle cooperative emiliane. Non c'erano padroni. Tutti erano uguali (o quasi), ognuno aveva la propria e soprattutto non c'era nessun tempio. Almeno così pareva.

Ora però in quel di Noceto, sulle colline parmensi, sta venendo alla luce una grande piscina tutta rivestita di legno. "Un parallelepipedo perfetto, un'opera di alta ingegneria, frutto di un progetto specifico e un lavoro di grande impegno", dice Mauro Cremaschi dell'Università di Milano. "Era un'enorme vasca rituale. Un luogo sacro dove deporre offerte. Forse per favorire la fertilità della terra". Diversamente non si spiegano tutti gli oggetti che gli archeologi stanno trovando nello scavo, nessuno gettato alla rinfusa ma tutti adagiati con cura sul fondo della vasca.

Tanti vasi interi di ceramica fine, raffinata e lucidata, mentre in genere nei villaggi si trovano solo cocci di ceramica grossolana per l'uso quotidiano. E tazze perfettamente impilate l'una sull'altra. E poi vasetti in miniatura e animaletti in terracotta dalla chiara funzione simbolica. E una quantità enorme di sassi di quarzo bianco "che forse si gettavano nella vasca come si fa con le monetine a fontana di Trevi", osserva Cremaschi. Degli animali non ci sono tutte le ossa ma solo crani e corna, e dunque non potevano essere normali resti di pasto. Infine ci sono oggetti in legno straordinariamente conservati: molti panieri e addirittura tre aratri, il simbolo della nuova agricoltura padana.

Tutto insomma in quella vasca è sorprendente e unico. "E' stata scavata in un'argilla perfettamente impermeabile", continua Cremaschi. "Per 250 anni è stata costantemente piena d'acqua, mentre si colmava a poco a poco di terra. E la terra inglobava gli oggetti. Poi con molta probabilità la sorgente che la alimentava si è esaurita, forse per la grande siccità che credo abbia contribuito alla scomparsa delle terramare. La vasca ha continuato a colmarsi di terra che si è mantenuta umida. Così si sono conservati il rivestimento e tutti gli oggetti di legno". "Siamo ammirati dall'abilità dei carpentieri delle terramare", aggiunge Maria Bernabò Brea, direttrice del museo archeologico di Parma.

Per ora le domande superano le risposte, ma forse una cosa è certa: la vasca diventerà un museo, per ricordare che 3500 anni fa in quell'angolo di Emilia non c'erano solo tanti incalliti Peppone. C'era anche qualche don Camillo.