La bomba sunnita
di Christian Elia - 19/12/2006
I paesi del Golfo Persico annunciano un programma nucleare civile. Ma intanto s'incontrano con la Nato |
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Il 12 dicembre scorso, a Kuwait City, si è tenuta una conferenza alla quale hanno partecipato Jaap de Hoop Scheffer, segretario generale della Nato, e i delegati di alcuni dei paesi che compongono il Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg), rappresentato da Bahrein, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. Lo scopo dell’incontro è stato quello di gettare le basi di una futura “cooperazione bilaterale di natura difensiva e politica” tra le due entità, come ha sottolineato nel suo discorso Abdel Rahman al-Attia, il segretario generale del Ccg.
Sunniti contro sciiti. La politica estera iraniana, accompagnata da un accurato lavoro d’intelligence, è al lavoro per rafforzare il ruolo egemonico dell’Iran nella regione. L’Arabia Saudita non può stare a guardare e, secondo indiscrezioni mai confermate, alcuni esponenti della famiglia reale saudita avrebbero avviato da tempo una rete di relazioni con Israele per concordare una serie di punti in comune della strategia per contenere l’Iran. Uno di questi punti sarebbe proprio il nucleare. Per il momento, infatti, mentre è rimasta ai margini dell’incontro con la Nato a Kuwait City, la diplomazia saudita ha menato le danze in prima persona al vertice del Ccg svolto il 9 e il 10 dicembre scorso a Riad, facendosi portatrice e sostenitrice di una proposta dirompente: varare un programma congiunto per lo sviluppo di tecnologia nucleare per uso civile. Sulla carta non ci sarebbe nulla di male, (nei proclami di Teheran il programma nucleare iraniano non ha fini bellici), visto che il trend di diversificare la produzione di energia e di reddito nei paesi che vivono di petrolio pare ormai consolidato. Ma l’annuncio può essere letto come un monito ad Ahmadinejad e all’Iran: se sta arrivando la bomba atomica sciita, non tarderà a giungere anche quella sunnita. I paesi del Ccg, oltre ad aver sempre privilegiato gli affari nei rapporti con l’Occidente, non guardano di buon occhio l’aggressività nelle relazioni internazionali del governo di Teheran e, buon ultimo, hanno a che fare all’interno con comunità sciite sempre più in ebollizione. E in quest’ottica, l’apertura dei membri del Ccg alla Nato, per Teheran e per il Medio Oriente, non fa presagire nulla di buono. |
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