Infiltrazioni incrociate. Gli occidentali in Iran, gli iraniani in Iraq
di Christian Elia - 21/12/2006
Un rapporto d'intelligence saudita denuncia l’infiltrazione iraniana in Iraq. Ma non quella occidentale in Iran |
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“Il vuoto lasciato dal fallimento degli Stati Uniti in Iraq è stato riempito dagli iraniani”. Questo il concetto principale attorno al quale ruota il rapporto, di 40 pagine, del Saudi National Asessment Project, società saudita che si occupa di consulenze in materia di sicurezza per il governo di Riad. Il contenuto dell’indagine sollecitata dal governo saudita è stato pubblicato il 18 dicembre scorso sul quotidiano statunitense Washington Post, alimentando polemiche negli Stati Uniti.
Infiltrazione iraniana. Il documento, che si riferisce in particolare all’Iraq meridionale, dove gli sciiti sono la maggioranza assoluta, denuncia come esperti militari iraniani abbiano fornito negli ultimi tre anni sostegno finanziario e logistico alle milizie sciite. Ma l’aiuto di Teheran non si limita all’addestramento: scuole, ospedali, investimenti finanziari e sostegno ai politici ‘amici’. La strategia di penetrazione in Iraq, secondo il documento saudita, è quindi strutturata a tutti i livelli: militare, politico ed economico. Senza tralasciare l’opera d’intelligence, che viene affidata, sempre secondo il Snap, a elementi della divisione al-Quds, una specie di formazione d’elité delle Guardie della Rivoluzione iraniane. Secondo il rapporto, gli investimenti principali avrebbero riguardato il partito Sciri con la sua milizia, chiamata Brigata Badr e composta da circa 25mila uomini, e l’esercito del Mahdi, gli uomini dell’ayatollah Moqtada al-Sadr, forte di 10mila uomini. Il documento non si spinge fino ad affermare che Teheran manovri direttamente queste formazioni, ma lascia intendere che l’intelligence iraniana ha infiltrato in profondità i gangli vitali della comunità sciita irachena, polizia compresa.
Fronte unito. Il rapporto non offre elementi rivoluzionari di novità, in quanto da tempo si sospettava un’infiltrazione massiccia dell’Iran nella politica interna irachena, fatto che in passato era stato denunciato dagli stessi politici iracheni. Così come non stupisce la preoccupazione dell’Arabia Saudita, punto di riferimento politico religioso del mondo sunnita, verso la nascita di un asse sciita Iran –Iraq. La monarchia di Riad si è preoccupata dal 2003 di quello che sarebbe potuto accadere dopo il collasso del regime di Saddam, fino al punto di minacciare la costruzione di un muro lungo il confine e, anche se il rapporto non ne parla per ovvii motivi, tenta la stessa operazione d’infiltrazione dell’Iran attraverso i legami tra i sunniti sauditi e quelli iracheni, ma con minori risultati. Riad è preoccupata dell’egemonia iraniana sulla regione, al punto da trattare con gli Usa, con Israele e tutti gli altri nemici di Teheran per limitarne l’influenza.
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