Nascere è come un sogno
di Rosalba Miceli - 22/12/2006
La nascita comporta una moltitudine di transizioni. I meccanismi che intervengono al momento del parto sono in gran parte sconosciuti. Cosa succede al bambino che sta per nascere? Come riesce a superare lo stress del travaglio? Sembra che alcuni segnali molecolari tra madre e feto abbiano lo scopo di preparare il cervello del feto alla nascita e di aumentare la resistenza al trauma. L’ossitocina materna, oltre ad indurre le contrazioni uterine, potrebbe avere il ruolo di sedare l’attività neuronale del feto poco prima e durante il parto, proteggendone il cervello dagli effetti di una ipossia transitoria. E’ quanto emerge dai risultati di uno studio realizzato in collaborazione tra l’Istituto di neurobiologia dell’INSERM di Marsiglia e l’Università di Amburgo, pubblicato sulla rivista “Science” del 15 dicembre.
Il feto umano è costretto entro il canale del parto per alcune ore, durante le quali la testa sopporta una notevole pressione e il nascituro subisce a intermittenza una privazione di ossigeno per la compressione della placenta e del cordone ombelicale in seguito alle contrazioni dell’utero. Il cervello deve essere difeso in qualche modo. I ricercatori franco-tedeschi hanno individuato un legame tra l’ossitocina e le variazioni di eccitabilità neuronale. Il processo è mediato dal GABA (acido gamma-aminobutirrico), un neurotramettitore il quale normalmente ha una funzione eccitatoria sui neuroni fetali e inibitoria una volta che essi maturano. L’esposizione all’ossitocina materna nelle fasi del parto agisce da interruttore molecolare che cambia il segnale del GABA da eccitatorio ad inibitorio, quietando il cervello del feto e mantenendolo in una sorta di “standby”. Un effetto opposto si verifica quando poco prima della nascita viene somministrato un antagonista che annulla l’azione dell’ossitocina. In questo caso si aggravano anche gli effetti degli episodi di ipossia sui neuroni fetali.
Gli esperimenti sono stati condotti sui ratti seguendo i protocolli standard sull’uso degli animali di laboratorio. Le tecniche adoperate prevedevano l’impiego di strumentazioni sofisticate per studiare la cascata di eventi che si realizza a livello cellulare e molecolare e la messa a punto di algoritmi per l’ottimizzazione delle analisi. Con le dovute cautele, è possibile ipotizzare che un meccanismo simile funzioni anche negli altri mammiferi, uomo compreso. I neuroscienziati sanno da tempo che l’ormone ossitocina è fondamentale per la sopravvivenza del feto e del neonato perché interviene direttamente nel travaglio e nell’allattamento e media il complesso meccanismo dell’attaccamento tra madre e figlio che si va organizzando in carezze, abbracci e una miriade di altre interazioni fisiche e simboliche. Sembra che la natura abbia predisposto anche un sistema per proteggere il bambino nel momento più rischioso e per far sì che la nascita assomigli il più possibile ad un sogno.