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Sud Libano: mentre Israele distrugge la memoria, Hezbollah la ricostruisce

di Erminia Calabrese - 04/01/2007

 
 
 
Poster con le foto delle vittime dell'ultima strage a QanaGuerra. Viaggiando nel Sud del Libano, a quattro mesi dalla fine dell’ultimo conflitto israelo-libanese, il ricordo della guerra, è evidentemente evocato e riportato alla mente di qualunque passante. Le macerie, e i resti di quelli che prima erano case, scuole, moschee, centri di cultura sono dispersi ovunque su quel territorio roccioso che caratterizza il Sud del Libano. Libri, foto di famiglia, indumenti, bambole, vecchie lavatrici, sparsi qua e là tra le macerie sembrano testimoniare la vita quotidiana di quelli che  alcuni media occidentali hanno preferito chiamare per trentatrè giorni combattenti  e non semplici civili. A distanza di quattro mesi è incredibile come il partito Hezbollah, che ama autodefinirsi il grande vincitore di questa guerra, abbia trasformato ogni luogo in un mezzo di propaganda del partito stesso, unica finalità quella di perpetrare la memoria, soprattutto tra la popolazione sciita, da sempre designata dal partito, con il termine “i diseredati”, alludendo al fatto che la situazione della comunità sciita risulta essere la più svantaggiata sia economicamente che politicamente, nonostante sia la più numerosa in Libano. 
 
Memoria e distruzione. A Khiam, che ha la sfortuna di innalzarsi sulla località israeliana di Metulla, la prigione, tristemente celebre per essere stata per 15 anni il centro di detenzione, in mano all’ALS ( Esercito libanese del Sud, collaborazionista con Israele), è stata distrutta durante l’ultima guerra, assieme alla lapide che ricordava i nomi degli ufficiali che avevano collaborato con Israele. 
Abu Hassan, proprietario di un piccolo supermarket nei pressi della prigione, racconta: “ Israele con questo attacco al campo di Khiam ha voluto cancellare i crimini e barbarie perpetrati durante i 22 anni di occupazione”. Ma anche qui la macchina di propaganda di Hezbollah ha subito restituito ai suoi abitanti la memoria di quegli anni,  impiantando in quello che ormai è solo un grande campo, foto giganti del museo-prigione prima del conflitto e vari slogan inneggianti alla vittoria.
 
Qana. A Qana, altro villaggio nel sud del Libano, la gente ormai parla di ‘magzara ‘adime o magzara jadide (massacro vecchio o nuovo) riferendosi alla strage  del 1996 e all’ultima,  del 2006 dove circa 36 persone, molti dei quali bambini, hanno perso la vita  durante il bombardamento israeliano di un palazzo. Anche qui, il luogo dove sorgeva la casa è diventato un museo a cielo aperto. Le bare allineate sulle rovine del palazzo sono incorniciate dalle foto delle vittime e dalle bandiere del partito di Dio e da quelle nere che ricordano la celebrazione sciita dell’Ashura. Il padre di Lina, una bambina di 12 anni vittima dell’attacco, non smette di ricordare tra le  lacrime che sua figlia, come gli altri, era una semplice bambina che amava i giochi e la scuola. “Questo, invece - continua, indicando una lapide - era mio nipote,  era venuto dal Canada, cinque giorni prima per celebrare la khutba, il fidanzamento”.
 
Banlieu Sud. La propaganda di Hezbollah, non si ferma nel sud del Paese. Anche nella banlieu Sud di Beirut e nei vari negozietti vicini alle moschee, rigorosamente sciite, si possono trovare poster, discorsi e inni del partito. Zeinab, che gestisce un piccolo negozio di souvenir presso la grande moschea di Hret Hreik, mostra con entusiasmo e quasi fierezza di possedere tutti i discorsi del sayyed Nasrallah dalla fine della guerra ad oggi: “Questo è il suo ultimo discorso, è arrivato stamattina”, dice mentre regala ai clienti foto del sayyed e adesivi del partito. E’ grazie a questa propaganda e al suo effetto sull’opinione pubblica locale che il partito Hezbollah ha trasformato l’ultimo conflitto in una vera e propria vittoria e in orgoglio nazionale malgrado i 1300 libanesi morti, la maggior parte civili, e la distruzione completa di villaggi e periferie.