Cure alternative contro i tumori, la terapia Gerson, il principe Carlo e Veronesi
di Giuliano Dego - 23/03/2005
La mia tempestiva risposta di ex paziente e ricercatore esce, potata di ogni critica, il 13 ottobre. La ripropongo per intero: “Sull’Oggi dell’8 settembre l’oncologo Veronesi lamenta che Carlo d’Inghilterra si sia fatto testimone di ‘una pretesa terapia contro il cancro’. Ma il principe ha solo chiesto a degli oncologi di ‘fare dei controlli’ su una persona di sua conoscenza mandata a casa a morire, salvata dalla Terapia Gerson e vegeta a sette anni di distanza. Ora, è curioso che il Professor Veronesi non mostri alcun interesse per la paziente ma attacchi il medico – defunto – senza citare un solo dato scientifico. Gli ‘io non penso’, ‘io non credo’, i ‘probabilmente’ non bastano: tanto più che è errato affermare che esiste una ‘impossibilità di risalire alle cartelle cliniche’ e che ‘non si forniscono prove scientifiche delle affermazioni’. Tra una cinquantina di libri pubblicati da pazienti grati, Veronesi cita poi il mio. Il dottor Max [Rizzoli – distribuito da Macroedizioni] sarebbe infatti stato ‘accolto con successo dal pubblico di Gran Bretagna e Stati Uniti’, facendo scattare la ‘nuova ventata di interesse per la Terapia Gerson, come testimonia l’iniziativa del principe’. Il problema è che il romanzo investigativo (e non ‘biografia romanzata’) in Inghilterra non è stato pubblicato. Il successo lo ha avuto in Italia e, sì, negli ‘Stati Uniti’ – anche se io non sono ‘uno scrittore italo-americano’. Quanto al resto, lì dentro c’è tutto. Dalla sperimentazione del 1924 condotta dall’ equipe del Dottor Ferdinand Sauerbruch – 450 malati di Lupus vulgaris, 446 guariti – sino allo studio comparato del 1994 su 300 malati di melanoma. I risultati – clamorosi per i 150 pazienti di Gerson – sono stati confermati dall’Istituto di Patologia delle Forze Armate Americane. Perché queste cose non si sanno?” La controrisposta di Veronesi, prevista dal curatore della pagina, non arriva. Sul numero di settembre-ottobre del bimestrale Darwin, della “Fondazione Umberto Veronesi”, compare però un articolo anonimo, I clisteri di Carlo: “ll suo ultimo scivolone è approdato addirittura sul British Medical Journal, con una severa lettera aperta firmata da Michael Baum dell’University College di Londra. L’eterno aspirante al trono è da sempre un fan delle medicine alternative e questa volta ha pubblicamente promosso un’improbabile cura per il cancro basata su clisteri con fondi di caffè.” Resto di stucco. Venticinque anni fa ho passato quattro mesi nella clinica Gerson della Baja California e, paziente grato, da allora faccio ricerche e scrivo articoli e libri sulla tragica ed esaltante vicenda umana del grande medico e della sua Terapia. Ma nessuno, neppure il Professor Baum nella sua reprimenda al principe, ha mai parlato di clisteri con fondi di caffè. Oltretutto sarebbe difficile farseli, sia pure usando l’enorme clistere a stantuffo comparso nel 1673 in una commedia di Moliere ed ora campeggiante al centro dell’articolo del “bimestrale di scienze”. Ma fermiamoci un istante sulla lettera aperta di Baum. Le parole sono 993, ma sulla rivista “per il progresso delle scienze” si riducono a 162. La traduzione, letterale, ha infatti lasciato cadere la maggior parte delle frasi, senza però sostituirle coi canonici puntini. La lettera originale può così venir giudicata, nell’anonimo articolo, “ancora più dura del titolo”: il quale in verità non è “Con rispetto, sua altezza, non ha capito niente”, ma “Con rispetto, sua altezza, lei commette un errore”. Si tratta di licenze che una “rivista scientifica” non dovrebbe permettersi. E lo dico da professore e ricercatore che per 15 anni ha lavorato, come Baum, proprio con gli studenti dell’University College di Londra. Forse, insieme al principe, Baum avrebbe fatto bene a citare anche il collega oncologo Karol Sikora, noto in Italia per aver guidato il team di oncologi stranieri che si sono occupati del metodo Di Bella. Proprio con un simile team di oncologi, infatti, in precedenza Sikora si era trasferito dall’University College alla clinica gersoniana della Baja California, aveva studiato pazienti, radiografie e cartelle cliniche e il 1° ottobre 1989 aveva scritto a Charlotte, figlia del Dottor Gerson: “... Quanto abbiamo visto ci ha molto positivamente impressionato. Abbiamo infatti intenzione di preparare un rapporto dettagliato sui risultati. Gliene trasmetteremo copia appena possibile.” In una successiva lettera a Beata Bishop, scrittrice e giornalista della BBC curata di melanoma dalla Terapia Gerson, Sikora chiarisce di aver controllato “146 casi potenzialmente positivi”, e di “sperare” (sic!) di poter pubblicare il suo rapporto sul British Medical Journal. Speranze perdute. Ma il rapporto uscì 15 settembre 1990, con un anno di ritardo, sul Lancet, la celebre rivista dei nemici naturali dei medici: i chirurghi. È dunque perlomeno strano che Baum non lo menzioni. “In alcuni pazienti,” stabilisce infatti Sikora, “fu documentata l’inequivocabile regressione dei tumori.” Dal momento che i pazienti a volte arrivano alla clinica in barella e la Terapia dura due anni, sono risultati importanti. In effetti lo stesso Sikora conclude entusiasticamente: “Questi approcci possono suggerire passi in avanti per gli oncologi nel trattamento di pazienti disperati e delle loro famiglie.” Ma torniamo alla lettera di Baum. L’anonimo articolo su Darwin osserva che essa “ha raccolto plausi nel forum online” del British Medical Journal. L’affermazione è incisiva, ma incompleta. Il “redattore tecnico” del forum, infatti, traccia un quadro più preciso: “La lettera aperta del Professor Baum in risposta al discorso del Principe di Galles a un simposio di ricerca sulle terapie complementari e sul trattamento del cancro [sic!]... ha avuto una ottantina di responsi... Coloro che sono d’accordo col Professor Baum rifiutano seccamente i suggerimenti del Principe Carlo... Ma il conteggio rivela che essi non rappresentano la maggioranza...” “Un bravo al Principe di Galles!” reagisce, ad esempio, il medico Brian F. Walker: “Ho sempre ammirato la sua apertura mentale in relazione ai problemi che travagliano il mondo. Ma è assurdo che egli si aspetti dalla professione medica un approccio imparziale a quello della salute, quando proprio i medici sono i responsabili della quarta causa di morte – rappresentata dai loro farmaci correttamente prescritti e assunti.” E non dimentichiamo che a suio tempo ha suscitato clamore uno sciopero generale dei medici israeliani, seguito da un netto calo di mortalità in tutto il Paese. “...In sostanza, Professor Baum,” continua il Dottor Walker: “lei fa ben poco per ovviare alla situazione che tanto la preoccupa: ‘Negli ultimi vent’anni ho trattato migliaia di pazienti col cancro, ed a causa di questa temuta malattia ho perso qualche caro amico e paziente’. A livello inconscio questa sua frase fa pensare lei abbia trattato migliaia di pazienti, perdendone alcuni. Lei invece ne ha, senza dubbi di sorta, persi migliaia... Il Dottor Albert Schweitzer [curato prima del Nobel di malattia ‘incurabile’ insieme alla moglie ed alla figlia Rena] ha definito il Dottor Max Gerson ‘un genio nella storia della medicina’... Quanto a me plaudo al Principe perché cerca di aiutare la gente comune indicando strade alternative che forse vale la pena di percorrere e che a volte possono rappresentare la scelta migliore. Invece di rimproverarlo e fargli la lezioncina avrebbe fatto meglio a sostenerlo per il bene dell’umanità. Ma lei queste cose non le pensa, vero? Ci vorrebbe un altro Albert Schweitzer, per farlo.” E siamo al “magazine” del Corriere, che prendendo l’imboccata dalla rivista di Veronesi, e sia pur nobilitandone titolo in “Il principe Carlo e i clisteri al caffè”, a sua volta scrive: “... Londra ride. Carlo d’Inghilterra (che alla morte di mamma rischia di diventare Re e capo della Chiesa di Stato) ha raccomandato come cura contro il cancro un bel “clistere a base di fondi di caffè”. Dagli interventi contro gli OGM a quelli a favore delle medicine alternative, il principe sfrutta un filo diretto con l’Onnipotente! Leggo la notizia sulla rivista Darwin...” Il nome del Dottor Max Gerson è scomparso, ma insieme a quello della rivista campeggia l’indimenticabile “clistere con fondi di caffè”. Inventati, modificati, trasformati negli scarti e virgolettati, ecco che ormai “i clisteri a base di fondi di caffè” sono storia. Eppure sul Corriere del 6 luglio 1999 un mio articolo sui rapporti tra l’ebreo tedesco Gerson e la medicina nazista degli Anni Venti e Trenta aveva tirato altre somme: “... negli anni Novanta la Terapia Gerson fu convalidata e tolta dalla lista delle ‘cure non provate’ diffusa dall’American Cancer Society.” Invano, però! Come del resto vana era stata, in “Quel chicco di caffè che innervosisce gli scienziati”, anche un’altra mia precisazione, questa su Il Giornale dell’8 febbraio 1998: “Nella letteratura medica esiste uno studio molto preciso sull’aumento dell’attività di Glutathione S-Trasferase, un importante sistema enzimatico disintossicante anche di sostanze cancerogene con la somministrazione rettale di alcuni costituenti di chicchi di caffè in topi di laboratorio. L’oncologo ortodosso Peter Lechener dell’ospedale universitario di Graz, un grande centro oncologico austriaco dove si è svolta una sperimentazione controllata della Terapia Gerson, ha osservato (sì, anche in laboratorio) che i clisteri di caffè aumentano la produzione di bile, facilitano l’eliminazione delle tossine di certi tessuti tumorali e alleviano significativamente il dolore dei malati. I risultati di quella sperimentazione con gli esiti positivi del metodo Gerson furono pubblicati nel 1990.” Ci sarebbe, in effetti, da raccontare punto per punto come non solo i clisteri al caffè, ma ogni singolo aspetto della Terapia Gerson trovi nella letteratura scientifica la sua ragione d’essere. Ma il tempo e lo spazio stringono, e chiudo di nuovo col Professor Michael Baum, che dimettendosi nel 1995 da direttore dell’Istituto Britannico per la Ricerca sul Cancro, non aveva nascosto ai giornalisti la sua motivazione: “Dal 1990, da quando abbiamo introdotto il programma di mammografia di massa, la mortalità per tumore al seno non è diminuita. Il programma su cui sono stati investiti ingenti somme di denaro è un fallimento completo.” (Il Giornale, 4 novembre 1995.) Come mai Baum non ha parlato al Principe Carlo anche di questo? Ma del resto anche l’oncologo Sikora, mettendosi in riga con lui, così imbecca i giornalisti del Daily Express: “Non c’è alcun fondamento logico per la dieta Gerson, che è molto radicale. Perché mai un clistere al caffè dovrebbe funzionare?” Dopo il rapporto sul Lancet, conviene lasciare il commento a Sir Francis Bacon: “Avendo deciso a priori a quali conclusioni vuol giungere, l’uomo manipola i fatti a seconda di ciò che desidera dimostrare, portandosi in giro la verità come uno schiavo in processione. La verità degli uomini non è quindi una luce fissa, bensì rifratta, per cui persino la scienza andrebbe chiamata ‘scienza del come ti pare’.” Il filosofo scrisse queste parole nel 1620. Ma ancora nel 2004 il meglio che la medicina ufficiale riesca a fare è isolare e ridicolizzare un singolo elemento di un metodo alternativo molto complesso e più volte convalidato. Falsandolo, oltretutto. Perché il “clistere al caffè” – e non “coi fondi di caffè” – è presente nell’ortodosso Manuale Merck del 1977. Che avesse ragione anche Sören Kierkegaard, quando scrisse: “La vita è una condizione angosciante in cui tutto può accadere”? Il 19 novembre 2004, in effetti, comparendo sui telegiornali della penisola subito dopo il Presidente della Repubblica, il Professor Veronesi ha sollecitato dal Quirinale offerte per la ricerca sul cancro con queste testuali parole: “Diffidate di maghi e stregoni, credete nella medicina.” Come se il Dottor Max Gerson non ne fosse stato “uno dei geni più eminenti”. Tanto è vero che recentemente gli oncologi ortodossi hanno preso a raccomandare sempre più spesso di prevenire i tumori cambiando dieta. Ossia usando esattamente quella che il Dottor Gerson già nel 1928 aveva usato anche per curare il cancro, riducendola in succhi e aggiungendo supplementi vari per intensificarla enormemente. Quando si parla di lui, tuttavia, si preferisce limitarsi a citare la sua tecnica di disintossicazione. A questo punto, non mi resta che consigliare, oltre a Il dottor Max per la dolorosa storia, La Terapia Gerson, “l’incredibile programma nutrizionale contro i tumori e le altre malattie degenerative”, di Charlotte Gerson e Morton Walker (Macroedizioni). Chiaramente, il grande medico non temeva che ad arricchirsi fossero soprattutto i fruttivendoli. Giuliano Dego