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I manager hanno guadagnato oltre 500 milioni con le opzioni

di Ettore Livini - 09/01/2007

 
Bifulco (Lottomatica) in testa alla classifica con 37 milioni di incassi, davanti ai vertici Mediobanca, a Passera e Montezemolo
Stock option, una pioggia d' oro in Borsa


Nel 2006 i manager hanno guadagnato oltre 500 milioni con le opzioni


Piazza Affari ridisegna la mappa dei milionari italiani. I supermanager delle società quotate hanno arrotondato quest' anno i loro già ricchi stipendi - quasi raddoppiati in tre anni - con un ulteriore graditissimo bonus: gli oltre 500 milioni (al lordo delle tasse) che molti di loro si sono messi in tasca grazie all' esercizio delle stock option. Una pioggia d' oro caduta su tutto il listino - dalle banche alle grandi industrie fino ai sopravvissuti della new economy - destinata a continuare nei prossimi anni. L' Oscar 2006 di queste fortune lampo (calcolando solo il guadagno da opzioni già monetizzate) tocca all' ex-ad di Lottomatica Rosario Bifulco, che si è messo in tasca una gratifica da 37 milioni. Quasi il doppio, per dare un' idea, dei 19 milioni di dividendi che si sono spartiti quest' anno i 70 soci dell' accomandita Agnelli, una volta i ricchi d' Italia per antonomasia. La prima linea di manager di Banca Intesa (guidata da Corrado Passera, che in due anni ha guadagnato 35 milioni con le opzioni) è passata all' incasso staccando un assegno superiore ai 100 milioni, quasi come gli utili di tutta la Pirelli.

I vertici Mediobanca si sono divisi un bottino di 60 milioni. La stock option su Ferrari ha regalato a Luca Cordero di Montezemolo 10 milioni di guadagno, un quarto dei profitti annuali del Cavallino Rampante, mentre i vertici di Esprinet hanno monetizzato ritorni personali di gran lunga superiori al risultato della società. Soldi meritati, sostengono tutti, visto che le loro gestioni hanno moltiplicato gli utili (le performance, a dire il vero, sono già ben remunerate da adeguati bonus) e messo il turbo ai titoli, beneficiando gli azionisti. Molti manager, tra l' altro, hanno reinvestito parte delle loro plusvalenze in titoli delle loro società. Il fenomeno - va detto - non è limitato all' Italia. Anzi, in realtà qui da noi ci si sta solo allineando a tempo record a un' evoluzione sociale che nei paesi anglosassoni è già realtà: la metamorfosi dei ricchi. Con la lenta marginalizzazione dei miliardari per diritto familiare o per censo e l' irresistibile ascesa dei Paperoni del terzo millennio: i manager (soprattutto i banchieri) diventati ormai - in un mondo di società ad azionariato diffuso - padroni di se stessi, dei propri stipendi e dei propri piani di incentivazione azionaria. Certo anche a Piazza Affari non è sempre domenica. La corsa recente del listino ha gonfiato il valore di queste forme di incentivazione. E magari, se in Borsa il vento dovesse girare, tornerà anche l' epoca delle vacche magre. Chi si accontenta però (ed è un bell' accontentarsi) gode. E anche in caso di frenata del Mibtel buona parte dei top manager del listino ha già "ipotecato" con il Toro di questi anni una pensione serena. Il re indiscusso su questo fronte è Sergio Marchionne. L' ad Fiat ha legato buona parte dei suoi compensi alla performance del titolo in Borsa, rinunciando a parte dello stipendio fisso per scommettere sulle stock option. Ha visto giusto. Oggi il suo pacchetto di opzioni vale guadagni teorici vicini ai 100 milioni.



Parecchio fieno in cascina ha messo pure Alessandro Profumo, ad Unicredit, che perlomeno, rispetto a molti colleghi, ha fissato un piano di incentivazione a lungo termine (cinque anni contro i due di tanti altri manager del credito): lui ha in tasca plusvalenze di 48 milioni. Navigano sopra i 20 milioni a testa anche il trio di comando di Generali (Antoine Bernheim, Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot) e i vertici di Luxottica. Tanti soldi, certo. Meno però degli assegni da fantascienza incassati dai veri professionisti di bonus e stock option, i manager Usa. William McGuire di UnitedHealth ha in tasca (tra opzioni incassate e da incassare) 2,1 miliardi di guadagni. Lloyd Blankfein di Goldman Sachs ha appena staccato un assegno di 53 milioni come premio produzione 2006. Steve Jobs - finito nella bufera per lo scandalo delle stock option retrodatate - ha realizzato 800 milioni di dollari con le sue opzioni. Lasciandone circa 400 al fisco Usa (quello italiano ha appena dato un giro di vite a questo strumento). La strada per raggiungere i maestri a stelle e strisce, vista da Piazza Affari, è ancora lunga.