La periferia delle periferie
di Cahal Milmo - 12/11/2005
Fonte: nuovimondimedia.com
La cittadina di Evreux, in Normandia, ha conosciuto la fama delle rivolte scoppiate nelle periferie di Parigi. "Il vero problema è che i ragazzi qui non sentono di appartenere a niente, né alla Francia né al mondo arabo. La vita è dura quando ti ritrovi a vivere in un paese 'francese' come questo”, dice uno degli abitanti
Man mano che le autorità francesi si sono mosse per intervenire contro i metodi a cui le forze di polizia avevano fatto ricorso per sedare le rivolte scoppiate nelle periferie di Parigi, proprio ieri gli avvertimenti sui coprifuoco sono stati affissi sulle impalcature delle torri che si affacciano sulla cittadina di Evreux, in Normandia.
Otto ufficiali della polizia sono stati sospesi dopo che due di essi avevano picchiato violentemente un ragazzo in una periferia a nord di Parigi. Il giovane, che ha subìto ferite alla testa e alle gambe, era stato arrestato a La Courneuve lunedì.
Dopo che il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza – che include la misura dei coprifuochi – per sedare circa due settimane di scontri polizia e rivoltosi, le agitazioni sembrano essersi attenuate.
Evreux è una delle poche comunità in Francia ad aver usufruito delle leggi di emergenza per l’imposizione dei coprifuoco che hanno confinato un quarto della popolazione dentro le loro case dalle 10 di sera alle 5 del mattino, con una multa di 3.500 euro i trasgressori. Una tale misura è parsa inappropriata per una località dove le anatre nuotano nel fiumiciattolo di trote del centro del paese e i manifesti pubblicizzano i concerti di musica classica settimana per settimana.
Ma a profilarsi minacciosa sull’apparentemente tranquilla pianura in cui il paese si adagia c’è La Madeleine – un complesso di case popolari – case per 12.500 persone, 3.500 delle quali disoccupate – che si estendono a macchia d’olio e che fanno parte della periferia di Evreux.
Poco dopo le 11 di sabato notte le rivolte scoppiate nei sobborghi di Parigi hanno raggiunto Evreux – a 60 miglia di distanza – dopo che i giovani di La Madeleine, per lo più di origine africana, avevano perso totalmente il controllo.
Il giorno successivo più di trenta automobili e la metà di un centro commerciale sono state incendiate. Dozzine di finestre sono state frantumate e anche la stazione di polizia era stata presa di mira. Due agenti di polizia sono rimasti feriti gravemente, una poliziotta ha riportato una frattura alla mascella dopo essere stata colpita da una palla per giocare a bocce.
Lo scoppio della violenza in questo paese di 50.000 abitanti ha raggiunto la fama delle rivolte di città come Tolosa, Lille, e di quelle dei sobborghi di Parigi.
Gli abitanti di La Madeleine – dove la disoccupazione tocca il 28% e il 40% degli immigrati ha meno di 20 anni – hanno ribadito che le autorità non dovrebbero essere sorprese del fatto che Evreux fosse inclusa nella lista dei paesi in rivolta.
Dalla sua macelleria, vicina a ciò che è rimasto di una farmacia ed di un negozio di un barbiere, Benya Amah, un algerino di 50 anni, i cui due figli sono cittadini francesi, ci dice: “I ragazzi qui pensano che per loro non ci sia nessuna possibilità di uscire dalla banlieu”.
“La rivolta è stata terribile. Sono venuto per essere sicuro che il mio negozio fosse a posto. Piovevano pietre. I pompieri non potevano neanche avvicinarsi per cercare di fermare l’incendio. Non sono d’accordo con il modo in cui hanno reagito e il fatto che dicano che non c’è lavoro è solo una scusa. Il vero problema è che i ragazzi non sentono di appartenere a niente, né alla Francia né al mondo arabo. La vita è dura, specialmente quando ti ritrovi a vivere in un paese 'francese' come questo”.
Il confine tra la vecchia Evreux e l’agitata periferia è stata fotografata dalle barriere del traffico che controllano l’accesso dentro e fuori La Madeleine. I manifesti affissi sulle impalcature delle torri delineano i termini del couvre feu, il coprifuoco imposto dai funzionari del governo. Fino al 21 novembre, chiunque venga trovato per strada dopo le 10 di sera, a meno che non possa dimostrare una emergenza familiare o lavorativa, sarà soggetto, a seconda dei casi, ad arresto immediato, a una multa o a un mese di carcere.
Il coprifuoco è rivolto unicamente ai 12.500 abitanti di La Madeleine, il resto degli abitanti di Evreux potrà godere dell’imminente nuovo teatro e degli accoglienti ristoranti del centro.
L’ingiustizia insita nel provvedimento governativo non è sfuggita a Sonny, 18 anni, i cui genitori sono giunti dal Mali fino a Evreux prima che lui nascesse. Ha descritto se stesso parte di quella “gentaglia”, di quella “feccia” di cui parla il ministro degli interni Sarkozy riferendosi ai rivoltosi. “È così ovvio, non trovate?”, ci dice. “Vogliono chiuderci nelle nostre gabbie mentre il resto del paese continua come se niente fosse. Ma funzionerà per poco. Ci comporteremo da bravi ragazzi per un po’ e poi ricominceremo di nuovo”.
Le autorità francesi sono state irremovibili di fronte alle critiche per cui il coprifuoco sarebbe eccessivo, ribadendo che è una misura a breve termine, necessaria e condivisa da molti a La Madeleine.
Ma da più parti si ritiene fin troppo evidente il risvolto politico del coprifuoco. Il sindaco di Evreux, Debré, è lo speaker dell’Assemblea nazionale, il parlamento francese. Un membro del governo di destra lo ha criticato per la gestione della crisi. Un salariato di La Madeleine ha dichiarato: “È difficile non immaginare che i personaggi del governo vogliano mostrare che le loro case sono in ordine”. Le abitazioni per i lavoratori da queste parti sono attese dai tempi dell’industrializzazione post-bellica.
L’area ora è via via diventata un melting pot di differenti nazionalità: vi risiedono soprattutto nordafricani, africani occidentali, turchi e cinesi.
Stephanie Nizan di 'Regie de Quartiers', un’organizzazione di volontari che opera nei territori disagiati, ci racconta: “Certe violenze sono imperdonabili, ma costituiscono il disagio espresso da una minoranza. È lo sfogo di una comunità in cui due popolazioni non si conoscono tra loro”.
Il presidente Chirac ha riconosciuto ieri che bisognava fare di più per sconfiggere preventivamente la discriminazione. “Tutti devono avere il diritto di essere rispettati e di aver accesso a pari opportunità. Ancora troppa gente si sente esclusa”, ha detto. “È da circa tre anni che ci stiamo lavorando. Ma evidentemente non è ancora abbastanza”.
Fonte: http://news.independent.co.uk/europe/article326311.ece
Traduzione a cura della redazione di Nuovi Mondi Media