Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / GAS: consumo responsabile

GAS: consumo responsabile

di Lorenzo Belli - 13/01/2007

 

 

Ogni giorno nelle nostre città siamo tutti testimoni del diffondersi, apparentemente inarrestabile, della grande distribuzione in sostituzione dei piccoli esercizi commerciali a conduzione familiare.

Politiche "aggressive" dei prezzi, pressione pubblicitaria, orari di apertura "no stop" sono le armi con cui le multinazionali della distribuzione chiudono le serrande del commerciante di quartiere. Il segno dei tempi? Una normale e sana evoluzione del mercato? Oppure, sotto la maschera della pubblicità, si nasconde il "prezzo salato" della grande distribuzione: diminuzione della qualità dei prodotti,  precariato dei dipendenti, degrado ambientale ed estetico. Sono infatti questi i costi (scaricati sulla collettività), che rendono -socialmente- meno vantaggioso fare la spesa nei grandi supermercati.

Ma il disagio di consumatori  si inizia a far sentire, organizzato e rappresentato, da un fenomeno che cresce, in modo parallelo e non casuale, accanto all'avanzata della grande distribuzione: i gruppi d'acquisto solidale (GAS).

Sono sempre più, infatti i consumatori, che decidono di fare insieme gli acquisti, comprando all'ingrosso e ridistribuendo il surplus, altrimenti spettante al distributore, tra di loro sotto forma di risparmio sul prezzo finale. I partecipanti ad un GAS inoltre, indirizzano le loro scelte di consumo secondo criteri di responsabilità sociale ed ambientale: prodotti locali, alimenti di stagione e in genere di agricoltura biologica, imballaggi a rendere.

Ma il fenomeno dei gas non deve essere visto come un "giocattolo" o un diversivo velleitario per i consumatori occidentali, più sensibili alle questioni sociali ed ambientali, ma al contrario come uno strumento strategicamente rivoluzionario per modificare le dinamiche economiche e politiche che regolano la distribuzione dei beni di consumo.

Un loro vantaggio è infatti quello d'avere una struttura organizzativa ed operativa agile e praticamente a costo zero, che rispetto alle "costose" attività dei piccoli commercianti, li rende un nemico pericoloso e competitivo per i grandi centri commerciali, soprattutto nelle anonime periferie metropolitane dove questi sono egemoni.

I Gruppi d'acquisto possono inoltre essere il canale di distribuzione naturale per tutti quei produttori del settore biologico, penalizzati dalle loro dimensioni ridotte e dal conseguente scarso potere contrattuale, che oggi non riescono "ad arrivare sullo scaffale" o devono sottostare ai ricatti della grande distribuzione.

La realtà dei gruppi d'acquisto è una sfida affascinante che le comunità reali lanciano alle "inviolabili" leggi del mercato (ed ai poteri che le controllano), proponendo un modello di gestione dei bisogni umani che sappia superare il credo consumista con  una visione comunitaria e umana del consumo.

Un nuovo paradigma economico che sta recuperando le riflessioni ancora attuali di "pensatori atipici come Proudhon, Sorel o cattolici come Toniolo" secondo i quali "si doveva opporre all'individualismo dell'homo oeconomicus capitalistico, il comunitarismo dell'homo religiosus (nel senso di valori capaci di religare, legare strettamente , gli uomini), della tradizione operaia o di quella corporativa cristiana, le sole capaci di riscoprire rispettivamente il valore di legame tra gli uomini e tra Dio e gli uomini." ¹

 

 

¹ C.Gambescia, Il migliore dei mondi possibili - il mito della società dei consumi , Ed.Settimo Sigillo 2005