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Figlio di uno Stato minore. I soldati e l'uranio impoverito NATO in Bosnia

di Luca Galassi - 14/01/2007

Il racconto di Carlo Calcagni, capitano elicotterista contagiato da sostanze radioattive in Bosnia nel '95
Carlo Calcagni, pugliese, 38 anni, durante la missione in Bosnia si intossica con metalli pesanti. Le accuse, i riconoscimenti mancati, l'amarezza di un militare dimenticato dallo Stato Maggiore dell'esercito. E da quello (minore) italiano. 
 
Elicottero dell'SforCapitano, quando e come inizia la sua vicenda?
Sono partito con il primo contingente italiano in Bosnia. Era il gennaio '96. I bombardamenti delle forze Nato erano terminati da due mesi. C'era una situazione di elevatissima contaminazione ambientale. Da quanto risulta dalle mappe che gli americani avevano fornito ai nostri vertici, e che non erano state divulgate (ma oggi su internet si trovano tranquillamente), risulta che proprio la zona di Sarajevo era quella più bombardata. Si parla di circa 18 mila proiettili all'uranio impoverito. C'era una base strategica, poco a sud di Sarajevo, dove abbiamo operato per 4 mesi. E' chiamata la ex-Wolksvagen, e si trova nel quartiere di Vogosca. Lì costruivano armamenti. Le forze Nato hanno dovuto radere tutto al suolo. Essendo io pilota di elicotteri, tra l'altro l'unico del contingente italiano, ero preposto ad avere i contatti con i francesi, già stanziati all'aeroporto di Rajlovac. Io utilizzavo un elicottero francese per espletare le missioni.
 
Bossoli di proiettili all'uranioCome fa ad essere certo che i suoi problemi di salute sono iniziati a seguito della sua missione a Sarajevo?
Quando si utilizzano tali velivoli in zone dove si è verificata una contaminazione ambientale caratterizzata dai residui post-esplosione, tutto ciò che si va a depositare sul terreno, specialmente in fase di decollo e di atterraggio, viene risollevato. I rotori degli elicotteri sollevano anche i sassi, figuriamoci le particelle di metalli pesanti. Queste vengono respirate e sedimentano nell'organismo, specialmente nel fegato. Non colpevolizziamo l'uranio in se' e per se', ma tutto ciò che ne deriva, cosa già nota agli americani fin dagli anni '70, quando è iniziata la sperimentazione, nei loro poligoni, delle armi incriminate. In un primo momento vennero subito messe da parte perché vi erano dati certi sui danni che causavano all'organismo dopo l'esplosione.
 
Il caso di Carmine Pastore, da noi intervistato il 7 gennaio, ha smosso nuovamente le acque stagnanti della questione uranio in Italia. Pastore ha raccontato che in Bosnia siete andati con protezioni inadeguate, non commisurate alla grave entità del pericolo. Protezioni che gli americani, invece, possedevano.
Vero, ma la colpa ancor più grave dello Stato maggiore dell'esercito è che dopo la Bosnia c'è stato il Kosovo, nel '99. Gli americani ci avevano avvertito che quelle erano zone pericolose. Dopo Sarajevo, le circolari hanno cominciato a girare per i reparti, ma - per quanto  ne so io - in quell'epoca l'equipaggiameno di protezione non è mai stato distribuito.
 
Le incursioni Nato nel '95L'uranio impoverito nuoce alla salute? Secondo qualcuno no. Secondo altri, come l'immunologo Franco Mandelli, estensore della relazione elaborata dalla Commissione medico-scientifica istituita dal governo, non esiste correlazione certa tra l'uranio impoverito e la cosiddetta 'Sindrome dei Balcani', ovvero l'insieme di patologie di cui si ammalano i nostri militari.
E' una vergogna che i nostri continuino ancora oggi a negare, nonostante tutte le prove, ciò che è sotto gli occhi di tutti. Io stesso sono la prova vivente della contaminazione. Nel mio organismo - e lo provano i documenti sanitari in mio possesso - sono state rinvenute particelle metalliche non esistenti in natura, che possono venire prodotte solo da esplosioni di quel tipo, con temperature che superano abbondantemente i 3 mila gradi. Sono costantemente sottoposto a terapia per limitare i danni, con la ghigliottina che è pronta a cadere su di me. Il referto medico di un gastroenterologo, il dottor Michele Pasculli, consultato dall'ospedale militare di Bari, è probabilmente un documento unico, in quanto vi è scritto che il mio problema può dipendere dal mio impiego in zone contaminate dall'uranio impoverito. Vi si legge, testualmente: "Nel '96 il paziente ha operato in regioni belliche, verosimilmente esposto a uranio impoverito". E' il marzo 2005. Sono giudicato ad altissimo rischio di tumore. A giugno, qualche giorno dopo un servizio delle 'Iene', mi arriva il riconoscimento della causa di servizio. Ciò che è insolito è la procedura in seguito alla quale l'ho ottenuta.
 
Il referto incriminatoPerché?
Di prassi, il Centro militare ospedaliero quantifica l'entità del danno, poi invia la domanda per il riconoscimento della causa di servizio a Roma, al comitato di verifica. Nel mio caso l'iter è stato del tutto particolare, perché, pur di mettermi a tacere, quasi a dirmi 'stai tranquillo perchè la tua domanda l'accettiamo', non è stato quantificato il danno. Ci sono state pressioni per evitare che parlassi. Il mio calvario è cominciato quando mi hanno diagnosticato un'insufficienza renale, poi problemi alla tiroide, fino ad arrivare ai problemi al midollo. Dopo una biopsia, la dottoressa Antonietta Gatti, dell'università di Modena riscontra particelle metalliche tossiche anche nel midollo. Ciò che mi lascia sconcertato è che nessuno, oltre alla stampa, si sta interessando alla cosa, non c'è nessuno che indaghi, verifichi, spieghi come sono realmente andate le cose. Io ho scritto a molte persone, istituzioni, ministeri ma nessuno mi ha mai risposto. E' questa la cosa grave. Non ho potuto confrontarmi con nessuno. C'è un'omertà, nel nostro ambiente, di cui non si ha idea. Non solo i miei commilitoni sono morti, ma le loro famiglie sono state abbandonate. Io sto male, ma ci sono situazioni più tragiche della mia. Dei dieci piloti francesi che erano con me, sei si sono ammalati, e lo Stato francese li ha risarciti tutti.
 
La base aerea di RajlovacLa causa militare di servizio per malattia l'ha ottenuta. Cosa vuole Carlo Calcagni dallo Stato?
Che mi siano riconosciuti i miei diritti. L'invalidità perchè "vittima del dovere". Sono duemila euro per ogni punto di invalidità, la mia era del 70% prima dei problemi al midollo. Si tratta dell'indennizzo che poi hanno dato, dopo pochissime ore, alle famiglie dei poveri carabinieri morti a Nassiriya. Ho pensato: come hanno fatto a risarcire così in fretta i miei colleghi? Poveracci, ribadisco, aver fatto quella fine. Le famiglie sono però state indennizzate con 200 mila euro, alcune di loro hanno addirittura ricevuto un milione di euro. Sono stati definiti 'eroi della patria'. Giustissimo. Hanno dato loro una medaglia d'oro al valore. Giustissimo. Ma a noi? Cosa danno a noi vittime dell'uranio? La medaglia di legno? Loro sono morti per l'effetto diretto della bomba, noi stiamo morendo per gli effetti indiretti di bombe, tra l'altro, sganciate da 'amici'.