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Spariti tutti i soldi delle pensioni degli Italiani! (Ecco perché andrai in pensione a 65 anni).

di jacopo fo - 20/01/2007

Fonte: jacopofo.com

 

Negli anni ho imparato che su ogni grande tema c’è una domanda semplice che nessuno si vuol porre perché è in grado di far saltare tutto la facciata di apparente buon senso del sistema. E’ un interrogativo che getta le persone nel panico perché è intellettualmente pericoloso.
Ho passato la mattina a porre questa semplice domanda sulle a economisti, avvocati, presidenti di associazioni consumatori, consulenti finanziari. Nessuno ha saputo rispondermi.
Quindi la giro a voi, straordinari lettori, nella speranza che qualcuno possa confermare la mia agghiacciante ipotesi.
Premessa.
Sulla questione delle pensioni assistiamo a un gran dibattito. Quasi tutti gli opinionisti sono concordi nel dire che non ci sono più soldi per le pensioni perché ci sono troppi vecchi in pensione e pochi giovani che lavorano in regola e pagano i contributi. Quindi i contributi di chi lavora non bastano a coprire l’importo delle pensioni in atto. E, si dice, questa situazione peggiorerà in futuro.
Questo è falso.
Il problema delle pensioni è che in Italia non esiste la separazione tra previdenza pensionistica (i soldi accantonati sulla paga dei lavoratori per pagare la loro pensione) e assistenza (cassa integrazione, prepensionamenti, pensioni minime eccetera).
Nei paesi civili i soldi dei lavoratori vengono investiti in modo che possano aumentare negli anni e pagare successivamente le pensioni mensili. In Italia i politici hanno usato questi soldi per finanziare l’assistenza. A volte questa assistenza era sacrosanta e meritoria, come nel caso delle pensioni minime. A volte è stata una regalia alle grandi aziende, come la cassa integrazione o i prepensionamenti per la Fiat. Ma comunque, se il governo decide che alcuni milioni di lavoratori atipici vari debbano versare solo il 20% dello stipendio per le pensioni (invece del 40%) dovrebbe anche tirare fuori i soldi per finanziare questa decisione. Invece il governo decide che tutti i lavoratori in regola devono finanziare il provvedimento e preleva i soldi delle loro pensioni senza neanche avvisarli.
Cioè i governi italiani da sempre si fanno belli con i soldi degli altri. Una cattiveria.
La situazione è tale che oggi come oggi, di tutti i contributi versati nell’ultimo secolo non è restata una lira e anzi l’Inps ha dovuto vendere buona parte del suo patrimonio immobiliare per stare a galla.
E fino a questo punto affermiamo cose dette e ridette da pochi liberi pensatori.
In parlamento, da eoni, giace una legge che prevede la separazione tra previdenza e assistenza.
Ma anche su questo i giornalisti tacciono.
Non avete letto su nessun quotidiano, in prima pagina: “Spariti tutti i soldi delle pensioni degli Italiani!” Peccato. E’ un titolo che avrebbe fatto verticalizzare le vendite.

(Domanda incidentale: è vero che la pensione dei giornalisti è gestita da un ente autonomo che non è stato depredato dallo stato? Le pensioni dei giornalisti vengono gestite dall’Inpgi? L’Inpgi è in una situazione di attivo mostruoso?)
Ma a questo punto mi viene in mente la domanda veramente cattiva: l’Italia ha un debito pubblico che supera i 3 milioni di miliardi di lire (1,5 miliardi di euro). In questo conteggio come è calcolato il fatto che ci siamo spesi i soldi delle pensioni?
Se il sistema fosse razionale tutti i soldi scippati dovrebbero essere inscritti nel debito visto che sono stati spesi per scopi altri. Cioè anche se per questi denari non si sono emessi bot e cct comunque sono soldi che dobbiamo ai pensionati attuali e futuri.
Il mio sospetto è che siccome questi soldi dovrebbero essere nelle casse della previdenza che è un demandamento del Ministero del Tesoro, l’ammanco si faccia finta di non vederlo. Cioè non essendo un debito dello stato sul quale si pagano gli interessi (non sono stati emessi bot e cct per coprirlo) ma un debito che diventerà attivo solo nel futuro (quando i lavoratori richiederanno la loro pensione) questi soldi non vengano contabilizzati.
Se fosse così risulterebbe che perfino la contabilità del debito pubblico dello stato è una presa per il culo inaudita.
Saremmo fuori da qualunque parametro dell’Unione Europea visto che il nostro debito reale sarebbe aumentato, se ho ben capito, di più di 2 milioni di miliardi di lire, per un totale di più di 5 milioni di miliardi di lire di lire. 2,5 miliardi di euro invece di 1,5.
Attenzione: quando i giornalisti dicono che l’Italia ha un debito pubblico inferiore a quello degli Stati Uniti dicono una cazzata sonora. Infatti la cifra complessiva del debito Italiano è circa un quarto di quello Usa. Peccato che la nostra popolazione sia quasi un quinto di quella statunitense e la nostra economia (il nostro Prodotto Interno Lordo) sia un cinquantesimo di quello Usa (vedi http://www.jacopofo.com/?q=node/2006).
Ed ecco perchè l’Europa preoccupata per le nostre pensioni. Li abbiamo fregati con la nostra contabilità taroccata e siamo riusciti a entrare in Europa. Mo ci hanno scoperti e se la fanno sotto perché siamo una mina vagante.
Vorrei sapere dagli economisti in ascolto se quanto ho detto è vero o è una mia allucinazione onirica (vivendo nel mondo dei sogni da ormai un mese non so se ho perso ogni contatto con la realtà).
E gia che ci siamo vorrei porre un’altra domandina stronza: è vero che anche gli enti pubblici hanno un ulteriore debito di circa 1un milione di miliardi?
E’ vero che teoricamente la legge non consente alle amministrazioni locali di contrarre debiti in proprio ma loro se ne fregano?

Ps
Vorrei che si capisse che la mia celta di vivere in un sogno si rafforza ogni giorno di più. E’ iniziata come un gioco ed è diventata una forma di protesta a oltranza. Qui non siamo semplicemente di fronte al malgoverno. C’è una fitta rete di alleanze, di complicità e di silenzi che supera l’immaginazione dello scrittore di fantascienza medio.
Non si può limitarsi a denunciare il sistema. Bisogna affermare che siamo di fronte alla follia e all’abuso che sono diventati sistema.
Per questo credo che dobbiamo fare un salto di qualità nella nostra denuncia. Solo entrando nell’assurdo e svegliando di vivere virtualmente in un’altra dimensione (siamo extraterrestri) possiamo dare una misura alla distanza che ci separa da questo mondo e dalla sua ritualità demente e criminale. Noi non siamo semplicemente in disaccordo con il Sistema. Noi ci troviamo in una gabbia di matti.

PPSS
Conducendo questa inchiesta, oltre ad andare a ripescare vecchi articoli usciti su Cacao e interpellare vari specialisti del settore ho pensato bene di telefonare anche all’Inps. Già trovare il numero di telefono della direzione nazionale si è rivelato impossibile. Il servizio informazioni Telecom ha disponibile solo il numero dell’Inps provinciale di Roma (0677381). Provo sul sito Internet (Qualcuno sa quanto è costato? E’ patetico.). Ma anche lì danno solo il telefono della sede provinciale di Roma.
Telefono 4 volte, resto appeso all’auricolare per 20 minuti complessivi e sento solo un cazzo di nastro che mi dice di non perdere la priorità acquisita. Il numero verde (803164) si rivela inutile, non sanno darmi un altro numero (!!!!).

Ho telefonato anche all’ente pensionistico autonomo dei giornalisti. Dopo 8 squilli il nastro mi guida in un minuto a un operatore umano che mi dà il telefono della segreteria della direzione nazionale. Oggi pomeriggio mi daranno il dato esatto sul loro attivo nel 2005 (il 2006 non è ancora chiuso). Quando gli ho chiesto se erano in passivo anche loro mi hanno risposto scandalizzati: la legge italiana ci impone precisi criteri di accantonamento finanziario!
Date retta a me: essere giornalisti è meglio.
Ora che ci penso: anche gli attori, i presentatori televisivi e i cantanti hanno le loro pensioni a parte. E come funziona per avvocati, commercialisti, notai e medici?
Non è che a restare con un pugno di mosche in mano sono solo gli operai, i portuali, le cameriere, le segretarie e i venditori ambulanti? Sarebbe veramente crudele…
E se la facessimo finita con queste corporazioni?

Forse bastano due cose...

Finalmente negli ultimi tempi se ne sente parlare, infatti anche se vedo poca tv, l'altro giorno ho sentito a Ballarò Giordano di Rifondazione dire che prima di parlare di elevare l'età pensionabile bisognerebbe agire su 2 grossi fronti:
Evasione Contributiva
Separazione del sistema assistenzailista da quello previdenziale.

Purtroppo oltre ad essere solo parole, questi punti che riguardano l'economia del paese non sono ben visti dalle grandi lobby.
Per ridurre il primo infatti bisognerebbe ricorrere a sistemi di incroci fiscali alla "americana" che porterebbero un sacco di soldi allo stato facendo capire che spesso privatizzare e tagliare è inutile.
Per ottenere la separazione inoltre bisognerebbe far pagare alle aziende i costi di mobilità varie.
Come al solito troppi interessi per pochi e troppo poca democrazia vera per molti.
Daltrocanto siamo in Italia una piccola regione dell'impero che ci governa...

Esiste anche un'altra questione legata al tema delle pensioni: quello della forte sperequazione attuale. Vi sono pensioni da fame e pensioni addirittura superiori all'ultimo stipendio percepito, eredità del sistema retributivo che avevamo in precedenza. Tale metodo era possibile solo in presenza di un numero di contribuenti decisamente superiore ai pensionati (mentre oggi siamo vicini al rapporto 1:1), una idiozia impossibile da mantenere nel lungo periodo, a meno di non moltiplicare la popolazione attiva italiana decennio dopo decennio.

Il futuro, come già detto da altri, seguirà il metodo contributivo: ottieni in base a quanto hai versato, ferme restando alcune protezioni di base, come una pensione minima o sociale per chi non avesse avuto la possibilità di crearsi un trattamento nel corso della propria vita lavorativa. L'importo attuale di tali trattamenti "sociali" non è compatibile con una esistenza decorosa: come fa un tale pensionato a campare con 500 euro mensili? A parità di PIL, il paese "che sta meglio" è quello in cui non vi sono squilibri assurdi tra classi reddituali, confrontate la situazione dei paesi scandinavi rispetto a quella USA.
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Parliamo anche del fatto per cui la popolazione attiva italiana è - in percentuale e solo sulla carta - ben più bassa di quella degli altri paesi europei. Ci sono troppi lavoratori in nero: se pagassimo tutti, forse potremmo pagare molto meno.
La realtà dei fatti è differente: se calcolate la probabilità di venire controllati e scoperti dopo un accesso da parte delle autorità preposte, rapportandola alle sanzioni che rischiate, capirete perchè in Italia è conveniente assumersi il rischio. Molti "imprenditori" fanno così. Giunto all'età pensionabile, il lavoratore in nero graverà sulla collettività: chi impiega lavoratori in nero di fatto ruba un pezzetto della vostra futura pensione. Chi chiude gli occhi di fronte a situazioni lampanti è un complice, e come tale non ha più la facoltà di lamentarsi del fatto che "questo paese sta andando a rotoli".
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Il problema INPS deriva - per larga parte - dal passato. L'inps è stata la zattera sui cui sono stati spostati i problemi del paese. Le vittime dei megalicenziamenti derivanti dalle crisi dei giganti (Fiat in primis) sono state di fatto costrette ad andare in pensione, percependo poi pensioni a cui non hanno fatto fronte i necessari versamenti, chi ha il coraggio di dire loro "adesso ti tagliamo la pensione e non provare a lamentarti"? E' possibile tagliare tali pensioni, spesso sotto i 1000 euro? Non credo proprio.
Esistono però trattamenti pensionistici assolutamente ingiustificati: pensioni da migliaia di euro mensili ottenuti con il medesimo sistema retributivo. E' così assurdo parlare di un blocco dell'adeguamento al costo della vita di tali trattamenti (sopra ai 2000 euro), fino al raggiungimento dell'importo corretto? Non l'ho sentito proporre da nessuno. Il potere di acquisto di tali soggetti è ben diverso dal "povero pensionato" con cui tutti si riempiono la bocca.
Credo sia necessario intervenire subito, prima che scaturisca un conflitto tra lavoratori e pensionati, non così lontano nel tempo.

Io ho 30 anni e lavoro da 6. So che difficilmente potrò ritirarmi dal lavoro prima dei 70-75, ma fortunatamente il mio non è un lavoro usurante dal punto di vista fisico. A meno di particolari patologie, potrò lavorare ancora a lungo. Credo sia necessario discriminare tra le tipologie di lavoro: non si può chiedere a chi svolge un lavoro faticoso di lavorare come chi svolge una professione intellettuale.
Allo stesso tempo, la differente età pensionabile tra uomini e donne è anacronistica ed ingiustificata, parifichiamola in base al lavoro svolto, non al sesso. Oltretutto, le donne hanno una maggiore speranza di vita, no?
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Le casse previdenziali separate dall'inps sono un'altra questione: protette dai propri iscritti fino a che la situazione è in attivo, diventano "un problema sociale che lo Stato deve affrontare" quando ormai il danno è fatto. E' già successo in passato (ad esempio le ostetriche, ora comprese nella "gestione commercianti inps"), succederà ancora in futuro. Chi sosterrà l'onere di tali dissesti?

Provate a controllare quanto siano differenti i metodi di calcolo dei contributi annuali a carico degli iscritti delle decine di casse autonome oggi esistenti: se l'obiettivo è comune (garantire all'iscritto un trattamento pensionistico equo, nel momento in cui vorrà/dovrà terminare la propria vita lavorativa), la molteplicità di sistemi sembra - a prima vista - vagamente schizofrenica, oltre che costosa. Le strutture costano e questo prezzo lo pagano gli stessi iscritti.

Solo per fare un esempio, la questione delle casse previdenziali è stato il tema principale del conflitto tra i dottori commercialisti (cassa ancora in crescita come numero di contribuenti) e ragionieri commercialisti (cassa attualmente in diminuzione come contribuenti e quindi a forte rischio per il futuro) dal momento in cui è stato decisa l'unificazione parziale tra le due professioni protette.

Sapete qual è lo scenario futuro più probabile con una situazione di popolazione stagnante come la nostra? Il fallimento di una parte delle casse separate. I lavori cambiano in relazione al mondo in cui vengono svolti. Non è detto che in futuro un sistema oggi ritenuto sano debba necessariamente funzionare. Più è grande il bacino di utenza, maggiori sono le possibilità che esso possa assorbire gli shock derivanti dalle dinamiche sociali. Il problema è che le casse sono organizzazioni di persone che tendono - in prima battuta - alla propria sopravvivenza, prima che agli obiettivi dei propri assistiti. Forse dovrebbero essere questi ultimi ad essere interpellati: chi insiste per l'"indipendenza" della propria pensione dovrebbe mettere per iscritto la rinuncia a pesare in futuro sulla collettività. Non credo che sarebbero in molti a farlo.
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In sintesi: la situazione è grave ma agendo ora possiamo risolvere questa questione, ripartendo il sacrificio in modo progressivo rispetto alla capacità reddituale, principio sancito anche dalla Costituzione.

Due calcoli sulle pensioni

Sottotitolo: Come rubare i soldi ai nuovi lavoratori senza che se ne accorgano.

Per seguire occorre un minimo di matematica finanziaria.
Provo a spiegare:
Premessa) Chi fa parte della nuova riforma andrà in pensione con il contributivo (me compreso): quello che versa viene rivalutato ed il montante verrà poi ripartito sulla speranza di vita.
Ipotesi 1) La rivalutazione è del 75% dell'inflazione programmata
Ipotesi 2) L'inflazione è sempre superiore a quella programmata

Problema: Un tizio dovrà lavorare 35 anni fino ad andare in pensione a 65, versa 10.000 € annui, l'inflazione programmata è il 2%, quindi la rivalutazione è 1,5% mentre l'inflazione reale è il 3%. Ipotizzo che i versamenti annui siano rivalutati del 2% (ipotesi che lo stipendio si rivaluti con l'inflazione programmata).

Risultati del calcolo: il tizio verserà nei 35 anni 520.000 € nominali (ciò che gli esce di tasca di anno in anno). La cui rivalutazione di anno in anno porterà un montante (valore nominale futuro) di 660.000 € (in pratica il valore su cui si calcolerà la pensione comprensivo di interessi). Peccato che a quella data il valore reale dei 660.000 € sia in realtà come 235.000 € di oggi.

Il "prelievo" finanziario occulto per pagare le pensioni nel frattempo è di 425.000 €.

Ovviamente i calcoli non sono così semplici, poiché l'inflazione programmata cambia di anno in anno, l'inflazione reale nessuno sa quanto sia e ovviamente la rivalutazione annua potrà essere rivista nel corso del tempo.

Ma non è finita qui.... se invece l'operaio di oggi inizia a lavorare a 15 anni... versa 870.000 € che diventano nel tempo 1.217.000 ma che dopo 50 anni si sono svalutati a 277.000 ... così lo stato avrà incassato circa 940.000 € nel frattempo.

Sono un po' arrugginito in matematica finanziaria.... ma più o meno la logica della riforma è questa.

Moltiplicando per 10 milioni di lavoratori ... vi lascio l'onere di contare gli zeri. Il problema delle pensioni non esiste nel lungo periodo. Esiste nel breve. 3/10 anni... anche se flessibilizzare il mercato del lavoro con gli atipici ha scombussolato tutti i piani poiché versano molto poco.

M.

PS Che fine faranno tutti i soldi incassati?
CHI LO SA!!
PPS Jacopo, ti proporrei un'altro titolo per il quotidiano dei sogni:
"Astuti ladri sono in grado di rubarti il denaro che non hai ancora guadagnato... "