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Sviluppo dell'Asia orientale e dell'America Latina. Una prospettiva storica

di Noam Chomsky - 20/01/2007

 



I metodi neoliberisti creati nel terzo mondo e nei 30 anni passati hanno portato al disastro l'America Latina e il Sud Africa, le due zone che hanno deciso di adottarli con maggior rigore. Ma crescita e sviluppo invece si sono presentati nell'Asia orientale dove tali scelte sono state disattese a favore di un modello maggiormente simile a quello dei paesi attualmente ricchi.

Il 9 e 10 dicembre a Cochabamba in Bolivia si è tenuto un incontro tra i maggiori leader dei paesi sud americani. E' stato un meeting molto importante e lo possiamo dedurre dalla scarsa attenzione che i media gli hanno riservato (fatta eccezione per le note di agenzia che ogni direttore di giornale legge). Sospetto che non abbiate letto queste note quindi vi riporterò alcuni punti che faranno comprendere perchè sia stato così importante.

I leader sudamericani hanno concordato nel creare una commissione ad alto livello per studiare la possibilità di formare una comunità continentale simile all'Unione Europea. Hanno inoltre accettato di creare un gruppo di studio che prendesse in considerazione la nascita di un parlamento sudamericano. Il risultato secondo un dispaccio AP, ha reso estremamente felice, seppur impaziente, il presidente venezuelano Hugo Chavez, un agitatore della regione, e gli ha concesso la possibilità di assumere un ruolo più importante sulla scena mondiale. La discussione continuerà questo mese quando il MERCOSUR, il blocco commerciale sud-americano, terrà il proprio consueto incontro che include i leader del Brasile, Argentina, Venezuela, Paraguay ed Uruguay.

E' presente un punto di conflitto in Sud-America ed è l'attrito tra Perù e Venezuela. Ma sembra che Chavez ed il presidente peruviano Alan Garcia abbiano approfittato del summit per seppellire l'ascia di guerra, dopo essersi scambiati insulti ad inizio anno. E questo attualmente resta il solo reale problema anche se sembra essersi quasi appianato.

Il nuovo presidente ecuadoriano Rafael Correa ha proposto la costituzione di una rotta commerciale via terra e via fiume che colleghi la foresta amazzonica pluviale brasiliana con la costa pacifica in Ecuador, suggerendo che per il Sud-America sarebbe potuta diventare una sorta di alternativa al canale di Panama.

Chavez e Morales hanno celebrato un nuovo progetto comune, il piano per la separazione del gas. E' una joint-venture con la Petrovesa (PDVSA, Petroleos de Venezuela,SA. Si pronuncia "pedevesa"), la compagnia petrolifera venezuelana, e la compagnia statale boliviana dell'energia. Il Venezuela è il solo stato latino americano a far parte dell'OPEC e possiede di gran lunga le più ingenti riserve di petrolio al di fuori del medio oriente, sotto alcuni aspetti paragonabili persino a quelle dell'Arabia Saudita.

Sono stati offerti interessanti e costruttivi contributi anche da Lula da Silva, il presidente brasiliano, Michelle Bachelet del Cile e da altri. Tutto questo è molto importante.

Questa è la prima volta dalla conquista spagnola, 500 anni fa, che sono stati fatti passi concreti verso l'integrazione in Sud America. I paesi sono sempre stati separati tra di loro. E l'integrazione deve essere un prerequisito per un'autentica indipendenza. Ci sono stati tentativi in questo senso ma sono stati distrutti, alcune volte con grande violenza, anche a causa di mancanza di sostegno regionale. Dato che era minima la cooperazione i paesi potevano essere abbattuti uno per volta.

Questo è quanto successo dal '60. L'amministrazione Kennedy orchestrò un colpo di stato in Brasile. E' stata la prima tessera a cadere in questo domino.

Stati la cui sicurezza nazionale veniva gestita in uno stile simil-nazista cominciarono a fiorire attraverso l'emisfero. Il Cile fu uno di quelli. In seguito ci sono state le guerre terroriste di Reagan negli anni '80, guerre che hanno devastato il Centro America ed i Caraibi. E' stato il peggior manifesto repressivo nella storia dell'America Latina da quando è stata conquistata.

Ma l'integrazione getta le basi per una potenziale indipendenza e questo vuole dire molto. La storia coloniale dell'America Latina (Spagna, Europa e gli Stati Uniti) non ha solamente diviso i paesi tra loro ma ha anche creato una forte divisione interna producendo da un lato un ricca minoranza e dall'altro una vasta massa di gente povera. La correlazione con la razza è abbastanza vicina. L'elite privilegiata era bianca, europea ed occidentalizzata; la povera massa di persone era indigena, indiana, nera, meticcia e cosi via.. E' una correlazione abbastanza precisa e a tutt'oggi non è cambiata.

La maggioranza delle elite, in gran parte bianche, che guidavano i paesi, non erano integrate ed avevano poche relazioni con le altre nazioni della regione. Erano orientate verso l'occidente. E' possibile riscontrare questa situazione in qualunque ambito: l'occidente era dove i capitali venivano esportati. Dove si trovavano le seconde case, dove venivano mandati i figli all'università, dove si trovavano i collegamenti culturali. Avevano una limitata responsabilità nelle proprie società e questo creava una chiara e profonda divisione.

Si può notare una simile logica nelle importazioni. Le importazioni erano principalmente beni di lusso. Lo sviluppo, ai tempi, era in gran parte straniero. L'America Latina era molto più aperta all'investimento degli stranieri rispetto, ad esempio, all'est dell'Asia. E' una delle ragioni per cui negli ultimi due decenni queste due zone hanno seguito due differenti sentieri di crescita.

E naturalmente i componenti di queste elite erano fortemente solidali rispetto ai programmi neoliberisti degli ultimi 25 anni, programmi che permisero di arricchirli, distruggendo il paese certo, ma di arricchirli. L'America Latina, più di qualunque altra regione al mondo, escluso il Sud Africa, aderì rigorosamente al cosiddetto "Washington Consensus", come era chiamato fuori dagli Stati Uniti il programma di neoliberismo degli ultimi 25 o 30 anni. E dove venne applicato con solerzia, praticamente senza alcuna eccezione, condusse al disastro. Una correlazione strettissima. Forte riduzione del tasso di crescita, altri indici macroeconomici e tutti gli effetti sociali che si producono in questo contesto.

A dire il vero il paragone con l'Est dell'Asia è decisamente calzante. L'America Latina è potenzialmente un'area assai più ricca. Intendo dire che un secolo fa il Brasile veniva chiamato il "Colosso del sud", comparabile al "Colosso del nord". Haiti, adesso uno dei più poveri paesi al mondo, era la più ricca colonia al mondo, una fonte di molta della prosperità francese. Ormai è stata devastata, prima dalla Francia ed in seguito dagli Stati Uniti. Ed il Venezuela, che enorme ricchezza, venne conquistato nel 1920, proprio all'inizio dell'era del petrolio. Era stato sotto il controllo della Gran Bretagna ma Woodrow Wilson cacciò fuori gli inglesi, riconoscendo che il controllo del petrolio era importante e sostenne così un feroce dittatore. Da quel momento, più o meno, siamo arrivati al presente nelle stesse condizioni. Quindi le risorse e il potenziale ci sono sempre stati.

Al contrario l'Asia orientale non possiede praticamente risorse eppure ha seguito una strada diversa sul percorso dello sviluppo. In America Latina le importazioni erano i beni di lusso per i ricchi. Nell'est dell'Asia erano beni fondamentali per lo sviluppo. Avevano programmi statali di sviluppo coordinato. Trascurarono quasi completamente il Washington Consensus. Controllo sui capitali, controllo sulle esportazioni dei capitali, società abbastanza egalitarie --autoritarismo talune volte molto duro-- ma programmi educativi, programmi sanitari e via dicendo. A ben vedere seguirono le logiche di sviluppo dei paesi attualmente ricchi, che sono sostanzialmente diverse da quelle regole che vengono imposte al Sud.

Ed uno schema di questo genere si è ripetuto nella storia. Nel diciassettesimo secolo i centri commerciali ed industriali del mondo si trovavano in Cina e in India. L'aspettativa di vita in Giappone era più alta che in Europa. L'Europa era una sorta di avamposto selvaggio ma nel sua furia vantaggioso. Conquistò il mondo, sulle terre dominate impose qualcosa di simile alle regole neoliberiste e per se stessa adottò un alto livello di protezionismo, forti interventi di stato e via dicendo. In questo modo l'Europa si sviluppò.

Gli Stati Uniti durante il periodo di maggior sviluppo, come caso tipico, avevano le più alte tariffe al mondo, ed erano il paese più protezionista in assoluto. Di fatto, alla fine del 1959, quando gli Stati Uniti letteralmente possedevano metà della ricchezza mondiale mantenevano tariffe più alte di quelle dei paesi dell'America Latina adesso (ai quali è stato ordinato di ridurle).

Massicci interventi di stato nell'economia. Gli economisti non ne parlano molto ma la situazione corrente dell'economia negli Stati Uniti è fortemente legata al settore statale. E' qua che si trovano i vostri computer, internet, il traffico aereo, il passaggio delle merci, le navi cargo e così via. Praticamente arriva tutto dallo stato, incluso il settore farmaceutico e le tecniche di management. Non mi addentrerei nell'argomento ma esiste questa forte correlazione nell'arco della storia. Sono questi gli strumenti per lo sviluppo.

I metodi neoliberisti creati nel terzo mondo e nei 30 anni passati hanno portato al disastro l'America Latina e il Sud Africa, le due zone che hanno deciso di adottarli con maggior rigore. Ma crescita e sviluppo invece si sono presentati nell'Asia orientale dove tali scelte sono state disattese a favore di un modello maggiormente simile a quello dei paesi attualmente ricchi.

Bene, c'è una possibilità che questo cominci a cambiare in Sud America, sfortunatamente non in Centro America dato che questa parte del globo è stata devastata dalle azioni di terrore degli anni '80. Ma il Sud America, dal Venezuela all'Argentina, comincia ad essere il posto più eccitante al mondo. Dopo 500 anni c'è uno sforzo per superare tutti questi problemi. L'integrazione che sta prendendo piede è un esempio.

Questi sono sforzi della popolazione indiana. La popolazione indigena, per la prima volta in centinaia di anni, inizia ad assumere un ruolo attivo nei propri affari. In Bolivia hanno avuto successo nel guidare il paese riprendendo il controllo delle proprie risorse. E questo sta portando ad un significativa democrazia, una reale democrazia, alla quale partecipa la popolazione. Questo è quanto accaduto in Bolivia (il paese più povero del Sud America, dato che Haiti è il più povero dell'emisfero). Lo scorso anno si sono svolte delle elezione autenticamente democratiche, in un modo tale che non potresti immaginare negli U.S.A. o in Europa. C'è stata una grandissima affluenza, e le persone erano consapevoli della situazione e dei nodi da affrontare. Questa partecipazione non si è limitata al giorno delle elezioni. Queste sono cose per le quali hanno combattuto anni. Effettivamente Cochabamba è il simbolo di tutto ciò.


di Noam Chomsky
da www.zmag.org
Documento originale Historical Perspectives on Latin American and East Asian Regional Development
Traduzione di Fabio Sallustro

Questo è un parziale estratto del discorso tenuto da Noam Chomsky il 15 dicembre 2006 ad un meeting di Mass Global Action a Boston in seguito ad un suo viaggio in Cile e Perù. Il più recente libro di Noam Chomsky è: The Middle East and U.S. Foreign Policy: Dialogues on Terror, Democracy, War and Justice.