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La dislessia creativa del bushismo

di Roberto Ciccarelli - 20/01/2007

 
Da Stephen King a Kurt Vonnegut, «Il futuro dizionario d'America». Un volume che attinge i suoi lemmi dalle gaffes del presidente degli Stati Uniti per tracciare la mappa della politica di Washington


«Il 2006 è stato un anno schifoso». La frase che George Bush si è lasciato scappare il 14 gennaio scorso durante l'intervista a 60 Minutes sulla Cbs si riferiva ai morti civili iracheni (34 mila) calcolati dall'Onu solo l'anno scorso, ma anche agli oltre 3 mila militari Usa deceduti in Iraq dal 2003. Solo che quello «schifoso» (lousy) ha anche un altro significato: «pidocchioso». Bush non ha saputo controllare l'ambiguità semantica di lousy e la sua gaffe ha provocato irriverenti e sarcastici commenti nei media che hanno giocato proprio sul «doppio senso» del termine: il 2006 ha fatto schifo per quei morti innocenti, uccisi in Iraq come pidocchi. Per ovviare a questa situazione bisogna, a parere di Bush, aumentare i soldati che combattono nella polveriera mesopotamica. Congresso permettendo, il numero dei soldati di stanza in Iraq dovrebbe tornare a sfiorare il record di 160 mila raggiunto nel 2005. Con il rischio di moltiplicare le vittime civili e militari in una scala da uno a dieci. Il 2007 potrebbe tornare a fare schifo come l'anno precedente e i civili e i militari continueranno a fare la fine atroce dei pidocchi.

Fare il presidente degli Usa può essere talvolta un lavoro molto duro. Soprattutto se si soffre di quella «dislessia creativa» che negli Stati Uniti ha fatto ormai epoca, al punto che per spiegare lo stile usato da Bush dal 2001 ad oggi è stato creato un neologismo, il «bushismo». Il Futuro dizionario d'America (Isbn, pp. 237, euro 23) è una guida utile alle catastrofi semantiche del «bushismo», un capolavoro di umorismo letterario (e visivo) che assembla qualche migliaio di voci, di vignette e di magnifiche tavole redatte da duecento scrittori e illustratori, fra cui ci sono vincitori del Premio Pulitzer (Michael Cunningham), del Booker Prize (Peter Carey), articolisti radical come Katha Pollit di The Nation, oltre alle superstar Stephen King, Jonathan Safran Foer, Joyce Carol Oates, Kurt Vonnegut o Nicole Krauss, e il creatore del fumetto Maus Art Spiegelman.
Operetta morale e romanzo fantapolitico con fini apocalittico-didattici, questo dizionario è in realtà un atto politico contro la presidenza Bush. Tutti gli autori hanno lavorato gratuitamente, mentre nel prezzo di copertina del libro l'editore (Dave Eggers che dirige la omonima rivista McSweeney's) non ha tenuto in considerazione le spese fisse. Il ricavato delle vendite è andato alla galassia iper-attiva dei gruppi ambientalisti e dei diritti civili che negli Stati Uniti riunisce la sinistra di base, oltre ad una serie di progetti di mobilitazione legati alle elezioni presidenziali del 2004. La battaglia persa (momentaneamente) non ha oscurato il valore delle invenzioni semantiche del libro e nemmeno l'intuizione letteraria che gli ha dato vita.

Il dizionario racconta una storia ambientata nel 2050. Quella pubblicata è la sesta edizione dal 2016. Molti sono stati i comitati scientifici che si sono alternati alla direzione scientifica, grandi le battaglie per stabilire quali parole dovessero essere espunte, quali invece dovessero essere incluse alla luce degli sviluppi lessicali più recenti. Il comitato della seconda edizione operò, ad esempio, una scelta rischiosa: impiegare squadre paramilitari composte da un incrocio tra lupi ed elefanti per garantire un approccio descrittivo al lessico della neo-epoca bushista. Era la vecchia idea del dizionario che fotografa lo standard linguistico vigente e lo impone tirannicamente ai parlanti. Il comitato editoriale della presente edizione ha ritenuto invece di confrontarsi con la neo-lingua dei parlanti americani della metà del XXI secolo. Una scelta che è stata considerata un'incitazione alla sommossa galattica dagli epigoni geneticamente modificati dei Neo-Con di inizio secolo, mentre è solo un invito a ritornare all'amore delle parole.

L'idea di rovesciare il cannocchiale della storia dal 2050 ad oggi crea nel dizionario una certa gaia malinconia. Quella per la dichiarazione di Indipendenza che nel 1776, oppure per la dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948, due testi che al termine del cinquantennio bushista hanno lo stesso valore simbolico del discorso della Montagna.

Come è noto, la fantascienza obbedisce sempre al presente. E oggi si può anche «giocare» alle previsioni e prevedere che tra mezzo secolo il Medioriente sarà totalmente «iraqizzato», cioè devastato dalla guerra civile tra sunniti e sciiti di cui oggi vediamo solo i prodromi a Bagdad; la politica ispirata alla «geometria Rumsfeldiana» della guerra dividerà il mondo tra soldati e terroristi e i civili neutrali saranno una minoranza perseguitata; la vita sessuale sarà controllata da un «Reich religioso» nato da un colpo di stato della destra estrema del Kansas in Vaticano e a Washington.

Tra cinquant'anni la danza preferita dai ragazzi sarà il «condoleembo», un ballo a due in cui i partner si scambiano la posizione con la stessa scaltrezza con la quale il Segretario di Stato Condoleeza Rice nasconde oggi gli errori di giudizio del suo Presidente. All'università ci saranno però dei rivoluzionari che impartiranno corsi sulla servatio laederis, insegneranno cioè ai leader del futuro come farsi servi del popolo e, in una nuova utopia millenarista, gli studenti aderiranno ai collettivi che predicano l'avvento di un regno senza cinismo, l'«Impero dei Perdenti, dei disadorni e dei deboli» annunciato a suo tempo da Martin Luther King. Gli intellettuali, poi, stanchi degli ultraliberisti pontificanti dalle rubriche dei giornali «intelligenti» letti ai «tavoli dei volenterosi», rovesceranno le statue degli eroi di una rivoluzione liberale che in Italia e nel mondo sposta misteriosamente a destra ogni ragionevole rivendicazione di sinistra. Saranno tutti «libcon», difenderanno cioè l'istruzione e la sanità pubblica, l'ambiente e il welfare e predicheranno il reddito di cittadinanza per tutti. Tutto questo si svolgerà però in una colonia su Marte dove una generosa setta composta da democratici liberal e comunisti radicali trasferirà le speranze di nuova umanità. Nel frattempo, la terra verrà governata da un Presidente che rivendica la Giustizia e la Pace e delega ai suoi generali le guerre per costruire le democrazie negli «stati falliti» del Medioriente.

Il futuro disegnato dal Futuro dizionario d'America è già reale. Quei pidocchi che nel lontano 2006 hanno annunciato l'avvento di un nuovo mondo «schifoso», domani saranno al potere. Occurre dunque impararne la lingua, perché servirà a descrivere una realtà che i nostri antenati pensavano superata. Quegli ingenui.