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Io firmo per l'acqua!

di Roberto Laghi - 22/01/2007





 

È cominciata il 13 gennaio la raccolta di firme per portare in parlamento la proposta di legge di iniziativa popolare per il riconoscimento dell'acqua come bene comune e diritto umano universale, affinché la gestione e la tutela di questa risorsa fondamentale venga affidata a enti di diritto pubblico. Il risultato del primo weekend di raccolta firme è stato senza dubbio molto positivo: quasi 15 mila, sulle 50 mila che sono necessarie per portare al parlamento la proposta.

Non solo un buon numero di firme già dall'inizio, ma anche un altro risultato: se il Governo confermerà l'impegno preso in riunione con i promotori del movimento, verrà emanato un decreto che prevede una moratoria per i processi di privatizzazione dell'acqua attualmente già in corso, all'interno delle politiche di riforma sui servizi pubblici locali.

A portare la questione dell'acqua a livello nazionale è un forum che raccoglie circa 60 realtà nazionali e più di 400 comitati locali, coordinati da una segreteria romana: questo dimostra che la società civile, ancora una volta, è più avanti rispetto al mondo politico, perché quotidianamente più vicina ai problemi, perché sicuramente più attenta e con il potere di una rete così numerosa, diffusa e forte, la possibilità di fare pressione a livello politico è decisamente significativa.

Di diritto all'acqua si parla anche al Forum sociale in corso in questi giorni a Nairobi, mentre negli slums di Kibera i poveri fanno la fila per comprare un po' di acqua, il cui prezzo varia a seconda della disponibilità, con infrastrutture praticamente inesistenti, promesse politiche e processi di privatizzazione in corso.

Secondo i dati Onu, un miliardo e centomila persone al mondo non hanno accesso ad acqua pulita in maniera sufficiente: nel rapporto delle Nazioni Unite presentato a novembre 2006, per la prima volta si sostiene che il problema non nasce tanto dalla scarsità della risorsa, ma dall'esistenza di profonde disuguaglianze nella possibilità di accedervi e, in questo, giocano ovviamente un ruolo decisivo le multinazionali e le grandi imprese che contrattano con governi e amministrazioni la privatizzazione dei servizi idrici. Ovunque siano stati privatizzati, infatti, i risultati sono stati negativi, in Italia come nel resto del mondo: basti ricordare i tentativi della Bechtel a Cochabamba, in Bolivia e la Lyonnaise des Eaux a Buenos Aires, per fare solo un paio di esempi.

E ancora: l'uso giornaliero pro capite di acqua è pari a 350 litri in America del Nord e Giappone, a 200 litri in Europa e a 10-20 litri nell'Africa Sub-sahariana (Fonte: Green Cross).

Squilibri troppo grandi che, uniti a interessi economici particolari, stanno assetando un numero sempre più grande di persone.

Per questo la battaglia affinché l'acqua sia gestita in modo democratico e trasparente da forme di organizzazione pubblica e comunitaria è decisiva.

In Italia l'ultimo passo è, appunto, la raccolta di firme per presentare in parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare, che è doveroso sottoscrivere. E in tutto il mondo continua ad andare avanti il percorso creato all'interno dei forum sociali e con i Comitati per il Contratto mondiale sull'acqua, che oltre a portare avanti la battaglia per l'acqua come diritto umano universale, lavorano per sensibilizzare e informare su questa tematica.

E non solo. È necessaria anche una riduzione dei nostri consumi: viziati da una disponibilità idrica sempre al nostro servizio (siamo anche i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, argomento che meriterebbe una approfondita riflessione a sé stante), da una parte eccediamo nei consumi oltre il necessario, dall'altra rischiamo di non renderci conto della gravità del problema a livello globale.


di Roberto Laghi - Megachip

Info e approfondimenti: www.acquabenecomune.org

Letture consigliate:
ACQUA S.P.A.” di Giuseppe Altamore, un'inchiesta a tutto tondo sull'acqua e sui mille scandali che le ruotano attorno