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Democrazie impazzite. Non accettano nulla di diverso da ciò hanno stabilito come giusto

di Massimo Fini - 26/01/2007

 
Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, in occasione della Giornata della Memoria, porterà in Consiglio dei ministri un disegno di legge che punisce, anche con la reclusione, "chi nega, a parole o con uno scritto, l'esistenza dell'Olocausto". La norma si estende anche all'ambito universitario e riguarda quei docenti che illustrino le tesi degli storici e degli studiosi 'negazionisti' in modo asettico, senza condannarle in modo esplicito. Sarà creata una nuovissima fattispecie di reato, quella di "negazionismo della Shoah ".

Credo che nemmeno negli Stati più totalitari esista, e sia mai esistito, un reato di questo tipo. Si sono perseguite, ovviamente, le ideologie e le idee avverse o non ortodosse, ma mai chi nega dei fatti storici o presunti tali. Bisogna tornare, forse, alle epoche più buie della Santa Inquisizione per trovare persecuzioni contro chi non solo negava i dogmi della Chiesa ma anche i fatti su cui si fondavano.

E' una norma liberticida, con la quale uno Stato liberale, democratico e di diritto (ma non ci siamo solo noi, in Germania, in Austria, in Belgio, in Polonia, nella Repubblica Ceca, in Slovacchia esistono già leggi simili) rinnega i suoi fondamenti, la sua cultura e la sua storia. Dopo le drammatiche esperienze di Giordano Bruno e Galileo Galilei e con l'avvento dell'Illuminismo, il diritto alla libertà di opinione e alla libertà di ricerca è uno dei capisaldi del mondo occidentale, liberal-democratico. Una democrazia, se vuole essere tale, deve accettare anche le opinioni che le sono più ostiche e che le paiono più aberranti. E' il prezzo che paga a se stessa. Altrimenti non è più una democrazia. L'unico discrimine, in democrazia, è che nessuna idea può essere fatta valere con la violenza.
E' lo stesso motivo per cui anche la legge Mancino, del 1993, che punisce l'odio razziale, etnico, religioso, è una norma liberticida. L'odio è un sentimento e non si possono mettere le manette ai sentimenti. Io ho diritto di odiare chi mi pare. Ma se torco anche un solo capello a chi odio devo andare dritto e di filato in galera.

Afferma Mastella: "Negare l'Olocausto significa che quel che è stato documentato è falso. E quindi si tratterebbe di un'offesa alla memoria e alla Storia". Ma se non si può più offendere la memoria e la Storia, non si può più parlare, se non nei termini del più stretto 'politically correct'. La fattispecie, istituendo un precedente, potrebbe avere interessanti estensioni. Si potrebbe punire chi nega l'esistenza storica di Cristo (perchè offende i credenti), chi nega il rogo di Giordano Bruno (perchè offende i laici), chi nega i delitti del comunismo, chi quelli del colonialismo, chi afferma che la battaglia di Waterloo non c'è mai stata.

Le democrazie trionfanti sembrano impazzite. Non accettano più nulla che sia diverso da ciò che esse hanno stabilito come giusto, documentato e irrivedibile. E per quel che riguarda specificamente l'Olocausto non si rendono conto di fare, con leggi di questo genere, degli storici e degli studiosi 'negazionisti' dei martiri e dei perseguitati mentre, con tutta probabilità, son solo dei cialtroni (che gli ebrei sterminati siano eventualmente quattro milioni invece di sei è irrilevante). Ma essere cialtroni non è mai stato considerato un reato.

Premetto (perchè in questo clima di intolleranza montante bisogna fare anche di queste premesse - ed è già di per sè significativo) che mia madre, Zinaide Tobiasz, era un'ebrea russa che ha visto l'intera sua famiglia falciata dai nazisti e che quindi anch'io sono, sia pur indirettamente (come ormai quasi tutti), una vittima dello sterminio degli ebrei. Chi nega questo sterminio certamente mi offende. Ma la più generale libertà di opinione e di ricerca è più importante della mia offesa. Quindi sfido la nuova legge liberticida e voglio vedere chi avrà il coraggio di applicarla: io nego l'olocausto.

Fonte: http://www.massimofini.it/