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Mario Capanna: la rivoluzione cresce nell'orto

di redazionale - 29/01/2007

     
Il leader della contestazione sessantottina: «Una coscienza globale per salvare il mondo»

MARIO CAPANNEQuando entra nel foyer del teatro con la sigaretta spudoratamente accesa e nessuno si azzarda a protestare, intuisci perché lo chiamavano "Carisma" già quarant'anni fa, nel '68, quando guidava il movimento studentesco all'assalto del cielo ed era il leader più amato e stimato dell'ultrasinistra italiana. Oggi Mario Capanna - 62 anni, perugino di Città di Castello, ex segretario di Democrazia Proletaria, ex europarlamentare e ex deputatato, filosofo laureato da Emanuele Severino e oggi contadino biologico nella sua fattoria di Badia di Petraia, autore di libri come "Il '68 spiegato a mio figlio" e "Formidabili quegli anni", presidente dell'associazione scientifica Consiglio dei Diritti Genetici - non si emoziona più tanto per la politica italiana quanto per questo vecchio mondo inquinato, surriscaldato e afflitto da un tasso di ingiustizia in crescita asfissiante.


È la diagnosi (completa di terapia) esposta nel suo nuovo libro, quel "Coscienza globale - Oltre l'irrazionalità moderna" pubblicato da Baldini e Castoldi che ha presentato venerdì all'Alfieri di Cagliari. In sostanza: avere coscienza globale vuol dire volere bene alla Terra e quindi a se stessi, e battersi per uno stile di vita armonioso. Fosse un pensatore new age anziché un antico antagonista, forse la chiamerebbe Età dell'Acquario. Quanto all'irrazionalità moderna, eccone un esempio: «C'è chi crede che questo tripudio di tecnologia ci renda più liberi, mentre non fa altro che allontanarci dal contatto con la realtà. Siamo al punto che la tecnica subordina gli esseri umani». Scenario da fantascienza. «Mica tanto, abbiamo più di una dimostrazione di come l'apparato tecnico-scientifico segua puramente le dinamiche del profitto. Prendiamo il precariato, un fenomeno che prende il nome dalla prex latina, la preghiera: vediamo l'uomo genuflesso davanti alla macchina da cui dipende economicamente. Ma questo è solo un esempio di irrazionalità, ne vuole un altro?». Prego. «Il tentativo di eradicare il terrorismo attraverso la guerra: non fa che alimentarlo. O ancora, gli inni al libero mercato che si autoregola: a forza di libero mercato siamo a un passo dalla catastrofe ecologica irreversibile». Contro il logorio della vita moderna: coscienza globale. «Significa capire che ognuno di noi è inscindibile dalla totalità degli altri esseri: quando lediamo gli interessi di un'altra creatura, e non necessariamente umana, stiamo facendo male a noi stessi». Una visione olistica della vita. «Perfettamente». Ricorda un po' Fratello Sole, Sorella Luna... già Giorgio Bocca nel "Provinciale" l'aveva definita "un francescano". Sorriso benevolo: «In effetti sono umbro, un nesso col Fraticello c'è».

Nicolas Sarkoszy ha lanciato la sua campagna elettorale per le presidenziali francesi pestando sul '68, responsabile di tutti i mali moderni: perché fate ancora tanta paura? «Perché abbiamo sollevato i grandi problemi, i grandi nodi che restano attuali. Non è per fare amarcord che oggi ripensiamo al '68, ma per cercare insegnamenti utili ancora oggi e domani per affrontare le grandi contraddizioni della nostra società». Il suo successore alla guida di Dp, Giovanni Russo Spena, oggi è capogruppo di Rifondazione in Senato: mai avuto nostalgia della politica attiva, istituzionale? «Per nulla, anche perché la politica è in gran parte una simulazione dominata dall'economia e della finanza. E poi occuparsi di organismi geneticamente modificati, come faccio io con i più grandi scienziati, non è forse un modo alto di fare politica?». Politica "sovrastruttura" ed economia "struttura": non è veteromarxismo? «Ma oggi rispetto al passato c'è un elemento di novità da cogliere, e ce lo racconta un dato dell'Onu: sulle migliaia di miliardi di dollari che ogni giorno vengono movimentati nel mondo, il 95 per cento è mosso dalle speculazioni, il restante 5 per cento è per gli acquisti di beni reali, medicine, cibo... Non c'è mai stata una così gigantesca supremazia della finanza sul resto delle attività, ecco perché vanno messi in primo piano i bisogni veri. Altrimenti la politica soccombe».


Forse non sta soccombendo definitivamente, ma sembra ridotta allo sventolìo di bandierine riformiste o radicali. Sorriso ironico e inaugurazione di una nuova sigaretta: «Riformismo, già. Che cos'è questa parola-talismano, che cosa si intende per riformismo?». Forse un libero mercato temperato dall'equità. Come dire: non uccidere gli spiriti animali del capitalismo ma mettergli guinzaglio e museruola. «Già, ma sempre di mercato parliamo, sempre in quel perimetro continuiamo a muoverci. O forse il riformismo è raddoppiare la base di Vicenza ora che non c'è più un pericolo militare a Est e certo non se ne vedono a Nord o a Sud? Oggi, nel predominio delle grandi forze, il riformismo rappresenta una semplice variante». E il radicalismo parolaio, quello degli slogan e dei cortei sbagliati, almeno nelle coreografie? «Purtroppo è vero anche questo, e tuttavia in quell'area se non altro c'è un tentativo di muovere delle idee, se non altro si è detto da subito che la guerra in Iraq era un errore tragico... certo non basta, bisogna attingere alla coscienza globale per cercare di cambiare davvero le cose». E "Dieci, cento, mille Nassiriya"? «Quello è inaccettabile e basta». Oreste Scalzone sta per tornare in patria: si volta pagina? Gli antichi amici e supporter cagliaritani di Capanna, che l'hanno accompagnato all'Alfieri e assistono all'intervista, scuotono la testa e allargano le mani come a dire "che ci azzecca Scalzone con noi?". Ma il leader è francescano e sintetizza: «Sì, si volta pagina e il suo rientro da questo punto di vista è positivo, se il voltar pagina non è un atto meccanico ma consente una riflessione sulle violenze. Anche su quelle di Stato». Che cosa fa più effetto: il capitalismo in Cina o Aldo Brandirali in Forza Italia? Il penultimo sorriso della chiacchierata, largo e sarcastico, scatta al nome del vecchio leader di "Servire il popolo", il marxista-leninista passato con Cl e Berlusconi: «Noi abbiamo sempre detto una cosa: diffidate degli estremisti perché prima o poi potreste trovarveli dall'altra parte della barricata». È vero che lei scrisse un trattato di 70 cartelle per convincere una ragazza che Sant'Agostino non disapprovava i rapporti prematrimonali? «Verissimo, e proprio nei giorni scorsi mi sono accorto con autentico dispiacere di averlo perso, probabilmente in qualche trasloco».
Ma almeno la convinse? .

L'Unione Sarda, 28 Gennaio 2007