Il mondo della paleoantropologia ripiomba nel caos più totale. Già la confusione fra le varie scuole di pensiero, nel cercare di capire l'origine delle razze umane, regnava da tempo sovrana, ma dal 2004 era entrata in campo una "variabile impazzita" - il cosiddetto Hobbit - che aveva mescolato le carte in maniera del tutto imprevista.
Un perfetto omuncolo in miniatura, i cui resti sono stati trovati nell'isola di Flores in Indonesia, aveva tutte le caratteristiche degli umani, ma non trovava ovviamente nessuna collocazione nei già fragili alberi genealogici ricostruiti fino a quel momento. Alto circa un metro, e molto simile ad un bambino di tre anni, l'Hobbit poneva inoltre il problema di essere giovanissimo, dai 15.000 ai 20.000 anni circa.
Comprensibile quindi il "fastidio" con cui la sua comparsa era stata accolta dall'establishment scientifico, che pur di "accomodare" in qualche modo il nuovo arrivato ...
... aveva persino suggerito che si trattasse di normalissimi umani che "si erano rimpiccioliti" a causa del poco cibo disponibile sulla loro isola. (Secondo questa logica i biafrani dovrebbero essere alti al massimo una ventina di centimetri). Altri suggerivano invece che si trattasse di "microcefali", cioè umani afflitti da uno sviluppo limitato del cervello.
Ma nei giorni scorsi è stata presentata all'Accademia Nazionale delle Scienze una ricerca condotta da Dean Falk, della Florida University, che stabilisce definitivamente che l'Hobbit è un umano, e che quindi è necessario introdurre nel nostro albero genealogico una nuova specie, l' Homo Floresiensis (dal nome dell'isola).
Per arrivare alle sue conclusioni Falk ha condotto degli esami sul cranio di LB1, un "hobbit" il cui scheletro è strato trovato praticamente intatto, comparandolo al cranio di 10 umani sani, di nove microcefalici, e di un nano. Poichè le volute del cervello lasciano una "immagine virtuale" impressa all'interno del cranio, è possibile ricostruire, sia fisicamente che virtualmente, la forma del cervello originale (si chiama endocast, o "calco interno"): comparando quello di LB1 con gli altri 20, è risultato che l'hobbit ha lo stesso sviluppo cerebrale di un umano sano, mentre è diverso sia da quelli microcefalici che da quello del nano.
Più la scienza va avanti, più il buio si fa intenso.
Massimo Mazzucco
Mauro Quagliati ha scritto questa interessante e approfondita scheda sugli Hobbit, ponendo interrogativi che vanno ben oltre la semplice comparsa di questo nostro piccolo "cugino" nella lontana isola indonesiana:
Il mistero dell'Hobbit - Un antenato in miniatura
Vedi anche: Gli Hobbit esistevano davvero - Un altro duro colpo per il darwinismo classico
Darwin, necessario ma non sufficiente?
Le due cattedrali
Breve storia dell'evoluzione (articolo ironico)