L'approvazione di un disegno di legge, come quello presentato dal Ministro Mastella, che prevede la reclusione per chiunque diffonda idee sulla superiorità razziale o commetta atti discriminatori è un chiaro esempio della degenerazione del diritto penale che porterà alla criminalizzazione del cittadino comune. Nel tentativo di reprimere ogni forma di razzismo con il carcere si va a sottoporre le persone ad un controllo incessante e ad una repressione sproporzionata agli atti commessi, e invece di prevenire episodi di violenza e di intolleranza si esaspera invece la vivibilità nella società. Questo decreto, come quello dell'indulto, agisce
sulla psicologia delle persone, che sentendosi costantemente sottoaccusa e delegittimate all'interno del proprio Stato, vivranno nella paura di essere condannati, o peggio, fomenteranno ancora di più l'odio razziale. L'indulto ha avuto come effetto quello di causare diffidenza e panico tra le persone, anche a causa dell'esasperazione dei media che trasmettono incessantemente e in maniera ripetitiva notizie di cronaca, di crimine e violenze domestiche, perché ciò che sconvolge di più sono gli episodi che contaminano la vita normale: contengono infatti il messaggio subliminale che ognuno di noi può essere colpito da dei crimini violenti e inaspettati. Per molto tempo i media hanno fomentato il terrore degli extracomunitari per giustificare le politiche del terrorismo, e servire le grandi potenze, ora invece si condanna con l'arresto o pesanti multe la reazione del cittadino a questo sentimento. Dopo la campagna diffamatoria contro i crimini degli extracomunitari, arriva un decreto che condanna ogni cittadino che esprime questo senso di rancore, che è stato fomentato e gonfiato proprio per essere utilizzato. Il pensiero di non poter reagire, la sensazione di impotenza, il silenzio imposto per non essere arrestati, crea una frustrazione molto più pericolosa del sentimento razzista in sé.
Il cittadino ordinario sarà così sottomesso ad un'oppressione permanente ed una paura onnipresente, perché le leggi che lo colpiranno sono basate su delle nozioni giuridiche sfumate e ambigue. Questa degenerazione del diritto porta alla penalizzazione delle intenzioni e non degli atti, cosa che è assolutamente contraria allo stato di diritto, e assomiglia di più ad una dittatura. Viene punito con questa legge il cittadino semplice per un "crimine psicologico. Ci chiediamo dunque, ma cosa dovrebbe invece colpire le istituzioni, i media, i governi, che da anni fomentano guerre con i reati psicologici, manipolando il pensiero o diffondendo messaggi subliminali?
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Il nuncio papale Marcone (nelle vesti bianche domenicane) e l'Arcivescovo Stepinac, accanto a rappresentanti militari tedeschi. |
Da sempre esiste l'impunità per coloro che si sono macchiati di gravissimi crimini contro l'umanità e hanno poi nel tempo manipolato la storia, i messaggi, hanno distrutto le civiltà e poi trasformato i carnefici in eroi nazionali. Il fatto che Mastella abbia deciso, nel suo progetto di legge di affiancare il problema del razzismo con il revisionismo storico ha un grande significato, che non è solo quello di prevenire ancora il razzismo. Si è cercato infatti di condannare da una parte il cittadino, e dall'altro di mettere silenzio sulla storia, sulla possibilità di ripagare a quei crimini psicologici commessi nel tempo che hanno portato a qualcosa di più terribile dello sterminio dei nazisti. Dire che non si deve più indagare sulla seconda guerra mondiale getta un'ombra su quanto è accaduto in quegli anni, perché forse si vuole nascondere la verità, l'atroce verità, che è assai più difficile da concepire rispetto ai crimini che ci hanno raccontato.
La memoria è oggi segnata dallo sterminio degli ebrei, ma nessuno osa ricordare il terribile sterminio di Jasenovac, perpetuato nella seconda guerra mondiale in Yugoslavia uccidendo 750 000 serbi, e lasciando i suoi carnefici al potere, protetti dalle altre potenze e dal Vaticano. La mano del Vaticano nei genocidi dei balcani, le responsabilità della Chiesa dei crimini degli ustache croati sul popolo serbo è un segreto che è stato coperto dalla santificazione di Wojtila. È stato imposto il silenzio sugli ustashe cattolici che benedivano le armate che sterminavano mezzo milione di serbi, obbligandoli prima a convertirsi per veder salva la loro vita e trucidandoli dopo. I capi spirituali cattolici rimasero al fianco dei generali nazisti croati e parteciparono ad ogni grande evento del regime, come rappresentanti della religione di Stato, e così condivisero quegli scellerati crimini e il furto che venne fatto dei villaggi e delle città serbe. Migliaia di persone furono derubate di ogni avere, dell'oro e delle terre, trovando poi una morte atroce nei campi degli Ustashe, torturati nel corpo e nello spirito, che a confronto lo sterminio nazista potrebbe sembrare rispettoso dell'umanità delle vittime. Gran parte dell'oro derubato finì nel palazzo di Arcivescovo Stepinac, ritrovato dopo la ritirata degli Ustashe, ma poi perso nelle Banche Svizzere e nei forzieri del Vaticano. Molti serbi tuttavia riuscirono a sfuggire allo sterminio, e furono costretti a rifugiarsi in una zona che chiamavano Bosnia. I serbi che vivono oggi in Bosnia sono i figli dei reduci e dei rifugiati, che Il generale Mladic, Karadzic e Milosevic hanno cercato di difendere dall'ennesimo sterminio che li avrebbe condannati per sempre a essere dei macellai e dei rifugiati nelle proprie terre.
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Monache che marciano al seguito di legionari Nazi sti croati
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Parlare di Jasenovac significa parlare del più grande crimine compiuto dai media, dai nostri governi che hanno occultato la storia, amplificando sino all'esasperazione la questione di Srebrenica proprio per nascondere un altro crimine. Parlare di Jasenovac significa anche parlare del genocidio italiano che è stata nascosta,e tenuta in stretto riserbo proprio per via dell'esistenza di forti intimidazioni. Una piccola ong balcanica vuole far esplodere la questione di Jasenovac, proprio perché 200 storici italiani si sono riuniti per dire no ad una legge concepita per fare il silenzio sulla seconda guerra mondiale. Bisogna avere il coraggio di parlare.