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Schiavi della “dura legge di mercato”

di Piero Visani - 15/11/2005

Fonte: lineaquotidiano.it

 

Chi ha assaggiato le briciole del consumismo assistenziale si è accorto della terribile menzogna

Tempo di casseurs. Di
disagio sociale. Di
periferie in fiamme. E
naturalmente tempo di dotte
elucubrazioni sociologiche
sull’immigrazione selvaggia,
sulle culture che non riescono
a fondersi, sulla mancanza di
denaro, di speranza, di prospettive,
di futuro di tanti
emarginati. Ci sarebbero da
fare molte cose per disinnescare
le polveriere che sono
cresciute ai margini o dentro
gli stessi confini delle grandi
concentrazioni urbane europee.
Tuttavia – si dice – mancano
i fondi; non i progetti,
bensì proprio il denaro necessario
a metterli in pratica. E si
consolida così l’immagine di
un’Europa che vorrebbe, ma
non può; che amerebbe praticare
comportamenti virtuosi,
ma non vi riesce per una cronica
carenza di risorse finanziarie.
Peccato che sia così per molti,
ma non per tutti. Peccato che
le risorse che non si trovano
per le fasce sociali più deboli
e disagiate siano invece disponibili
– e in quale misura! –
per gli oligarchi della democrazia
europea. Per coloro i
quali ci raccontano quotidianamente
la spudorata menzogna
dell’uguaglianza di diritti
e opportunità, salvo poi interpretarla
in maniera che è corretto
– lo vedremo tra breve –
definire assolutamente privatistica.
In effetti, se dalle prime pagine
dei giornali di questi giorni
e dalle riflessioni sul malessere
degli emarginati metropolitani
si passa alle pagine interne,
si comincia ad avere un’idea
decisamente più chiara di
come le classi dirigenti europee
intendano il concetto di
democrazia. È sufficiente, per
farlo, prendere lo spunto da
quanto si è appreso in merito a
come vengano ripartite le sovvenzioni
all’agricoltura: il lettore
poco smaliziato, abituato
alle polemiche contro questo
genere di sussidi, si sarebbe
probabilmente atteso le solite
accuse contro queste discutibili
pratiche di sostegno statale a
migliaia di piccoli imprenditori
agricoli. Per contro, ha
dovuto scoprire una diversa
realtà, quella di svariati milioni
di euro l’anno sborsati in
favore di poche personalità di
rilievo o grandi imprenditori.
L’elenco è lungo e le cifre non
lasciano adito a dubbi: oltre 3
miliardi di euro l’anno per la
regina d’Inghilterra e alcuni
principali esponenti della
nobiltà terriera inglese; 287
mila euro al principe Alberto
di Monaco per 700 ettari di
terreno coltivato a cereali; 14
milioni di euro ai sette principali
coltivatori agricoli spagnoli,
spesso grandi famiglie
dell’aristocrazia fondiaria.
Tuttavia, il sospetto che l’UE
sia un poderoso fattore di
sostegno di quel che rimane
dei grandi rentiers fondiari
europei è dissipato dal fatto
che la burocrazia comunitaria
non si limita a finanziare i
vecchi aristocratici, ma – ça
va sans dire – alimenta adeguatamente
anche i nuovi: in
Olanda, ad esempio, il ministro
dell’Agricoltura Cees
Veerman ha ricevuto per lungo
tempo 150 mila euro l’anno
in sussidi per la propria
tenuta, prima di essere a
malincuore costretta a rinunciarvi
da una levata di scudi
dei propri connazionali (evidentemente
un Popolo, a differenza
di altri del Vecchio
Continente, ancora capace di
indignarsi di fronte agli scandali).
Per non parlare dei
milioni di euro assegnati a
grandi compagnie come la
Heineken o la multinazionale
del tabacco Philip Morris.
Gli apologeti di questo sistema
così squisitamente democratico
– dove, come accade
in Spagna, i sette principali
top farmers ricevono in sussidi,
da soli, quanto il resto
degli agricoltori di quel Paese
– saranno certamente pronti a
sottolineare che, dopo tutto, il
sistema stesso è “sano”, dal
momento che certe scomode
verità vengono comunque a
galla. Che emergano è innegabile,
ma il fatto è che, un attimo
dopo che sono state
denunciate, vengono dimenticate,
travolte come sono da un
flusso mediatico costante e
inarrestabile, che impedisce
ogni tipo di riflessione, e –
soprattutto – da nuovi scandali,
da nuove storie poco edificanti,
dalla sensazione che sia
tutto inutile. Poiché la semplice
denuncia non serve a niente,
se non si abbina all’immediata
modifica di un sistema di
autosostentamento dei privilegiati
e, di conseguenza, del
venir meno di tale privilegio.
E – com’è fin troppo noto –
nulla di tutto questo accade: le
acque restano agitate per un
po’, poi tutto torna come prima,
a cominciare dagli abusi e
dagli assurdi privilegi.
Su questo sfondo, siamo sicuri
che il vero problema siano i
casseurs, con le loro violenze
e il loro ribellismo? O non è
forse più corretto pensare che
costoro, avendo potuto assaggiare
appena le briciole del
“paradiso” consumista e assistenziale,
sono anche i primi
ad essersi accorti della terribile
menzogna di cui sono stati
oggetto.
Certo è possibile (anche se
non probabile) che sul fuoco
che divampa nelle periferie
francesi (ma potrebbero essere
anche quelle di altri Paesi
europei) soffino provocatori
interessati, agenti di destabilizzazione
e di violenza, ma
gli abitanti del Vecchio Continente
– escluso che lo facciano
le loro classi dirigenti –
dovrebbero cominciare ad
interrogarsi seriamente sulla
natura di un sistema che in
teoria predica la libertà, l’uguaglianza,
la fratellanza e la
parità di opportunità, e in pratica
alimenta il privilegio e i
più scandalosi favoritismi in
favore di aristocrazie vecchie
e nuove. Il tutto in nome di un
liberismo che suona realmente
ridicolo non solo perché fasullo,
ma perché costringe a sottomettersi
alla “dura legge del
mercato” solo quelli che possono
ricavarne molti più danni
che vantaggi, di fatto stritolandoli.
Per gli altri, per gli “ottimati”,
per “gli unti e bisunti
da madonna democrazia”, c’è
il sistema delle garanzie, delle
protezioni in alto loco, dei
finanziamenti a pioggia: una
nuova forma di Welfare State,
un po’ diversa da quella tradizionale,
ma forse più efficace
e funzionante del modello di
riferimento.
Com’è noto, le prese in giro
non sono eterne. Possono
essere di durata anche secolare,
ma non sono eterne. Non
saranno certamente i casseurs
a cambiare le cose e non
sarebbe nemmeno giusto che
lo fossero, dal momento che il
loro ribellismo fine a se stesso
non porta da nessuna parte.
Tuttavia, essi sono la spia di
un disagio che si sta facendo
sempre più grande il quale
dimostra che un sistema di
finta eguaglianza e di ancora
più finta libertà riesce a stare
in piedi se ha qualcosa da
distribuire, dalle pseudo-verità
ai sussidi. Quando le prime
cominciano ad apparire per
quello che sono realmente,
cioè tragiche menzogne, ed i
secondi cominciano a mancare,
come minimo si pongono i
presupposti perché tutto si
rimetta in movimento. E le
oligarchie europee devono trovare
in fretta qualcosa di nuovo
da distribuire, perché le
vecchie parole d’ordine non
bastano più ed i sussidi vengono
ormai consumati solo al
loro interno. Quando c’è bisogno
di pane, la distribuzione
(per di più rigorosamente
riservata) di brioches può
costituire – com’è noto - un
precedente storicamente pericoloso.