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All'origine del «negazionismo» in tema di riscaldamento globale

di G. Ra. - 01/02/2007


ExxonMobil è da molti anni tra le prime compagnie mondiali. E' forte in politica e ha un peso in pace e in guerra. La si sapeva contraria a «Kyoto», ma non così tanto


Tutti quelli che si occupano di inquinamento sanno che esiste una classifica tra gli stati, in ordine alle emissioni di gas serra, e che essa è capeggiata dagli Stati uniti. Molti poi sanno che al secondo posto c'è la Cina, in rimonta, al terzo la Russia e che seguono il Giappone e l'India. Ma chi è al sesto posto, prima della Germania? Quale potenza mai sulla terra emette anidride carbonica in misura superiore a tutta la Germania, senza essere l'India e gli altri formidabili paesi inquinatori? La risposta è: ExxonMobil. L'uso finale dei prodotti ExxonMobil: benzina olio combustibile, gasolio, kerosene e via cantando, contribuisce fortemente alla produzione globale del principale gas serra, l'anidride carbonica. E' del tutto ovvio che non si può sommare la produzione di gas serra di Exxon con quella degli Usa, o della Germania o dell'India, perché sarebbe contare due volte. Ma è utile sapere le dimensioni, gli interessi in gioco.

La classifica non l'abbiamo inventata noi, ma compare in uno studio dell'«Union of Concerned Scientist», gli scienziati impegnati dell'Ucs, circa duecentomila negli Usa. Lo studio riguarda appunto ExxonMobil, la prima compagnia energetica del pianeta e spiega in che direzione vadano i suoi interessi. Gli scienziati l' accusano di disinformazione in un testo dal lungo titolo «Fumo, specchi e aria calda: come ExxonMobil usa le tattiche delle grandi marche di sigarette per creare incertezza sul cambiamento del clima». Il 10 gennaio scorso ne ha parlato sul manifesto Marina Forti nel suo Terra Terra «ExxonMobil finanzia il dubbio».
ExxonMobil è stata guidata dal suo presidente Lee R. Raymond in una battaglia contro ogni certezza sull'origine umana del riscaldamento terrestre. Raymond ha dato le dimissioni all'inizio del 2006 e qualche mese dopo si è saputo che la sua liquidazione era di 400 milioni di dollari. Saranno rimasti male gli scienziati, ben diversi da quelli impegnati e comunicatori e politici che hanno appoggiato le scelte volute fortemente da Raymond e imposte al governo, nel negare, rallentare, seminare dubbi in merito al riscaldamento globale, considerato nei piani alti della ExxonMobil come un argomento negativo e contrario agli interessi della società e quindi antiamericano.

Nell'ultimo rapporto sul ruolo sociale dell'impresa a sua firma (2004) si legge «Il nostro impegno di responsabilità si concretizza nel mantenere i più alti standard etici». E tra gli standard etici primeggia l'arresto di ogni ricerca concreta sulle energie rinnovabili e pulite diversa da quella su motori automobilistici più efficienti. L'accusa contro ExxonMobil è di aver finanziato con 16 milioni di dollari, tra il 1998 e il 2005, una rete di organizzazioni capaci di costruire l'incertezza in tema di riscaldamento ambientale.
La volontà di disinformare è ricostruita con molta attendibilità nella ricerca firmata dagli scienziati impegnati. Vi si mostrano i nomi e i percorsi, gli incroci accademici ed editoriali, il ripetersi dei convegni, le caratteristiche dei finanziamenti, i legami con il governo, in particolare quello ristretto, del petroliere della Casa bianca.

Ma l'elemento più interessante è quello che lega la disinformazione attuata da ExxonMobil con quella precedente degli industriali del tabacco. Insomma, ExxonMobil sulla via del tabacco. La vicenda del dubbio seminato dall'industria del tabacco è ben documentatata. Le richieste dei tribunali di quasi tutti gli stati americani hanno imposto alle società dei tabacchi di mettere a disposizione degli avvocati dell'accusa gli archivi dei segreti interni. Così si è potuta conoscere la strategia che dopo aver insistito, metodicamente, per 50 anni, sulla non esistenza di una evidenza scientifica che legasse il fumo al cancro, è andata avanti a lungo sostenendo l'impossibilità di dimostrare gli effetti dannosi del fumo passivo. Molto simili comportamenti e motivazioni di ExxonMobil. Gli autori della ricerca vi ritrovano infatti gli stessi cinque punti essenziali che hanno caratterizzato la strategia tabacchiera. E li indicano, nel riassunto che precede il testo della ricerca stessa. Fabbricazione dell'incertezza, elevando dubbi anche sulle questioni evidenti. Riciclaggio dell'informazione, facendo uso di organizzazioni apparentemente indipendenti per confondere il pubblico. Promozione di portavoci che offrano una falsa rappresentazione di imparzialità scientifica, cercando di persuadere il pubblico e i media che il dibattito tra gli scienziati sull'origine umana del riscaldamento terrestre è in corso. Blocco della politica d'intervento sull'effetto serra, puntando sulla necessità di approfondire le conoscenze. Infine, uso di ogni mezzo per premere su Bush e arrestare le politiche sul riscaldamento globale.