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Escalation del conflitto, ormai regionale, in Cecenia, Inguscezia e Daghestan

di Enrico Piovesana - 07/02/2007

Caucaso russoIl livello del conflitto armato in corso nelle repubbliche russe del Caucaso sta salendo come non accadeva da tempo. In Cecenia, dove la guerra è scesa dalle montagne ai villaggi di pianura, in Inguscezia, dove le forze russe hanno iniziato a bombardare con artiglieria e aviazione le postazioni dei ribelli, e in Daghestan, dove gli attacchi dei mujaheddin si fanno sempre più violenti.
 
Cecenia. Salambek Bushuyev era un giovane combattente della guerriglia cecena. Lunedì mattina è stato sorpreso da un rastrellamento della polizia cecena mentre si trovava a casa di sua madre, nel villaggio di Paraboch, una trentina di chilometri a nord-est di Grozny. Ha imbracciato il mitra e ha cominciato a sparare, uccidendo un poliziotto. I militari hanno reagito bersagliando l’abitazione di Salambek con tutte le armi a loro disposizione, ammazzando sia lui che sua madre.
Sabato sera si è combattuto per ore tra le rovine di una vecchia industria alimentare alla periferia di Kurchaloi, venti chilometri a est della capitale cecena. Al termine di una violenta battaglia, sono rimasti sul terreno i corpi di quattro guerriglieri ceceni, morti, e altrettanti poliziotti, gravemente feriti. Un civile che abitava in una casa vicina si è beccato una pallottola nella schiena.
 
Forze russe a MalgobekInguscezia. Sabato sera nella città di Malgobek, nel nord dell’Inguscezia, i blindati dell’esercito russo hanno circondato una palazzina di cinque piani in cui era stata segnalata la presenza di guerriglieri ingusci coinvolti negli attacchi del giugno 2004. Le forze federali hanno scatenato un inferno di fuoco contro l’edificio, colpito con granate e mitragliatrici di grosso calibro. Dalle finestre, qualcuno rispondeva al fuoco. Al temine del blitz, è stata data la notizia che quattro o cinque guerriglieri erano stati “eliminati”.
Che la tensione in Inguscezia stia salendo lo si era capito anche dai boati delle bombe russe che cadevano sui boschi che si trovano pochi chilometri fuori dalla città di Nazran: la scorsa settimana – per la prima volta – l’aviazione e l’artiglieria russe hanno martellato presunti nascondigli della guerriglia inguscia nelle foreste attorno ai villaggi di Ali-Yurt e Yandaré.
 
Il cratere di MakhachkalaDaghestan. Un’enorme voragine si è aperta nel centro di Makhachkala, capitale del Daghestan affacciata sul Mar Caspio. E’ il cratere aperto dall’esplosione di una potente bomba, scoppiata sabato scorso al passaggio del convoglio di auto del ministro degli Interni, Adilgerei Magomedtagirov. Tre poliziotti sono morti e molti sono rimasti feriti, ma lui, il ministro, è rimasto illeso perché viaggiava su un’auto fuori dal convoglio. E’ la seconda volta che Magomedtagirov sopravvive a un attentato. Era già successo lo scorso agosto. Shamil Gasanov, leader dei guerriglieri daghestani della Jamiat Shariat, in un video-messaggio dello scorso 26 ottobre aveva giurato che per il ministro non ci sarebbe stato scampo: “Tu, asino bifolco e depravato, sappi che sei passato indenne su una nostra bomba una volta, ma la prossima volta non ci scapperai”. Invece, Magomedtagirov se l’è cavata di nuovo. Non così i suoi uomini, che continuano a venire uccisi in un crescente stillicidio di attacchi dei mujaheddin daghestani.