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Israele, il governo colto in fallo

di Naoki Tomasini - 07/02/2007

Ministro e presidente sono accusati per crimini sessuali, l’opinione pubblica è divisa
Il governo israeliano attraversa un momento difficile a causa dei processi che coinvolgono alcuni dei suoi esponenti. Il premier Olmert è sotto inchiesta per presunti abusi durante la privatizzazione della seconda banca israeliana, mentre il ministro della Difesa Peretz è nell’occhio del ciclone per gli errori della guerra in Libano, che sono già costati il posto al capo delle forze armate Halutz. Diversi commentatori israeliani ipotizzano un rimpasto di governo, ma gli scenari possibili dipendono da un altro processo che vede coinvolto l’ex ministro della Giustizia israeliano, Haim Ramon, recentemente costretto alle dimissioni per l’accusa di molestie sessuali.
 
L'ex ministro della Giustizia israeliano, Haim RamonRamon. L’ex ministro della Giustizia è accusato da un tribunale di Tel Aviv per aver baciato una soldatessa israeliana nel luglio 2006, durante una festa alla vigilia della guerra con il Libano. La vittima, che viene identificata con H, per la legge israeliana che tutela la privacy delle vittime di crimini sessuali, è una giovane 20enne che ha accusato il 56enne, divorziato, Ramon, di averla baciata contro la sua volontà. “Ci sono linee che non possono essere superate -ha spiegato il giudice Kochanm- non si trattava di un bacio affettuoso, ma ha tutti gli elementi di un crimine sessuale”. Ora il portafogli del suo ministero è stato affidato alla ministra degli Esteri Livni, ma ogni decisione sul futuro di Ramon è rimandata al verdetto della Corte, previsto per il 21 di febbraio. L’ex ministro rischia tre anni di carcere, ma in caso di assoluzione Olmert ha già promesso che verrà reintegrato senza conseguenze. Il caso di Ramon ha evocato un dibattito più ampio, che riguarda in generale il problema del machismo in seno alle forze armate israeliane, dove la presenza femminile è cospicua e i casi di abusi di potere a scopo sessuale non sono una rarità. Già nel 2001 l’ex ministro della Difesa Yitzhak Mordechai venne accusato per due casi di aggressione sessuale. Il processo a Ramon e l’inchiesta sulle accuse di stupro a carico del presidente Katsav hanno diffuso la sensazione che il clima stia cambiando: “è l’inizio di un nuovo corso –ha scritto un editorialista del quotidiano israeliano Maariv- questo è un processo di profonda comprensione del valore basilare della libertà, quella della donna, del suo corpo e del suo spirito”. Altri commentatori si sono schierati sul fronte opposto, sostenendo che Ramon “ha solo tentato di baciarla” e ipotizzando che le accuse siano un pretesto per rovinare la carriera dell’ex ministro. La decisione ora è in mano alla Corte competente ma, dall’interesse che queste vicende hanno risvegliato nell’opinione pubblica israeliana, si direbbe che il governo israeliano non potrà fare a meno di affrontare la questione dal punto di vista etico, oltre che da quello strettamente legale.
 
Katsav. La scorsa settimana il presidente israeliano, Moshe Katsav, si è recato nella dimora del capo dello stato a Gerusalemme, ha fatto le valige, ha salutato e si è ritirato nella sua abitazione privata a Kiryat Malakhi, dove resterà fino al pronunciamento del procuratore generale Mazuz, che deve decidere se processarlo per abusi sessuali. Katsav, che si è autosopeso dalle sue funzione sotto la pressione della Knesset, è accusato dello stupro di una sua dipendente e di molestie ai danni di altre tre. L’abbandono della residenza presidenziale ha una ragione pratica: una delle donne molestate lavora ancora lì, come anche alcuni testimoni dell’accusa. La sua rimozione è stata chiesta la scorsa settimana da trenta deputati, tra cui l’influente ministra Tzipi Livni e il ministro dell’Interno Avi Dichter. “Sono terribili bugie” ha dichiarato Katsav in un discorso alla televisione israeliana, in cui si è discolpato accusando i media di averlo linciato ingiustamente. Il 62enne presidente, sposato con cinque figli, ha comunque rinunciato all’immunità e si è detto disposto a lasciare la carica se il procuratore confermerà le accuse. Il suo mandato presidenziale scadrà comunque tra cinque mesi.