Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Attaccare l'Iran? Sarebbe «disastroso»

Attaccare l'Iran? Sarebbe «disastroso»

di Marina Forti - 07/02/2007

 
Una coalizione di organizzazioni britanniche ha dichiarato ieri che un attacco militare all'Iran avrebbe conseguenze «disastrose» per il Medio oriente e per il mondo intero. Il giorno prima, una lettera di tre ex generali di alto rango degli Stati uniti diceva qualcosa di simile: un attacco all'Iran avrebbe «conseguenze disastrose» per la sicurezza in Medio Oriente e per le forze della coalizione Usa in Iraq. Analisi e prese di posizione allarmate, di fronte a una escalation retorica Usa contro Tehran - e non solo retorica: una seconda portaerei Usa spedita nel Golfo, l'ordine del presidente George Bush alle forze americane in Iraq di sparare contro «agenti iraniani»...

Il documento diffuso ieri da un gruppo di 17 organizzazioni britanniche - tra cui il Foreign Policy Centre, Oxfam e il Muslim Council of Britain - avverte che un attacco militare avrebbe l'effetto di rafforzare le ambizioni atomiche dell'Iran e di minare gravemente le speranze di stabilità in Iraq, oltre a far schizzare in alto i prezzi del petrolio danneggiando la stabilità economica globale. Inoltre rafforzerebbe le correnti oltranziste a Tehran.

«Il nostro messaggio oggi è semplice», ha spiegato a Londra Alex Bingham, analista del Foreign Policy Centre: «Nonostante la conflittualità e la tensione, c'è ancora tempo per parlare con l'Iran». Il documento collettivo ha ricevuto consensi illustri, in particolare quello di Sir Richard Dalton, ambasciatore britannico a Tehran dal 2002 al 2006: «Un'azione militare ... non solo sarebbe poco efficace ma sarebbe un disastro per l'Iran, per la regione e forse per il mondo intero. Non siamo di fronte a un'immediata minaccia », ha dichiarato l'ambasciatore.

Il documento raccomanda di riprendere il dialogo con l'Iran, dunque di rimuovere o arrivare a un compromesso sulle condizioni preliminari (la principale precondizione posta finora dalle nazioni occidentali è sospendere ogni attività legata all'arricchimento dell'uranio); di promuovere colloqui diretti tra Tehran e Washington; e di sviluppare il «grand bargain», il pacchetto di incentivi e accordi proposto l'anno scorso dalle potenze mondiali all'Iran in cambio della sospensione del lavoro sull'uranio.
Anche i tre generali Usa suggeriscono una «strategia di impegno diplomatico con l'Iran». «Mettiamo in guardia contro l'uso della forza militare», dicono in una lettera (domenica sul Sunday Times) il luogotenente generale Robert Gard, il generale Joseph Hoar e il vice ammiraglio Jack Shanahan. Tutti hanno avuto alti incarichi direttivi e ora sostengono che un'iniziativa diplomatica con l'Iran «servirebbe gli interessi degli Usa e del Regno unito».

Appelli alla ragione. E però neanche l'ultimo segnale dalla Casa Bianca va nella direzione del dialogo: per bocca dell'ambasciatore all'Onu gli Usa hanno respinto la proposta formulata da Mohammed el Baradei, direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, per una sorta di time-out: la simultanea sospensione delle attività itaniane sull'uranio e delle sanzioni Onu verso l'Iran. La risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza sei settimane fa impone sanzioni sull'import e export in Iran di materiale relativo al nucleare e congela i beni e conti bancari di istituzioni e persone legate alla filiera nucleare: e secondo l'ambasciatore Usa «non è soggetta a reintepretazioni». Gli Usa, anzi, stanno facendo forti pressioni sugli alleati europei, banche e aziende petrolifere, perché taglino i ponti con l'Iran.

Eppure proprio negli ultimi tempi dall'Iran sono venuti segnali di disponibilità - e segni chenell'establishment prevale la propensione al compromesso e la linea oltranzista del presidente Ahmadi-Nejad è in minoranza. Alla proposta di el Baradei, il ministro degli esteri iraniano Manoucher Mottaki ha detto che l'Iran la prende in seria considerazione. Ieri diplomatici europei a Vienna hanno annunciato che l'Iran ha installato nell'impianto di Natanz due nuove «cascate» di centrifughe (328 in tutto) per arricchire uranio, che saranno messe in prova nei prossimi giorni. No comment dall'Iran, e silenzio dall'Aiea, che riferirà il 21 febbraio al consiglio di sicurezza sullo stato delle attività atomiche iraniane. Ma le attività iraniane sono molto più detteche reali, dicono molti esperti, quelle centrifughe hanno mostrato finora grandi problemi tecnici. E el Baradei ripete che c'è spazio e tempo per riprendere il dialogo.