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Una nuova proposta sulla tipologia delle aree protette

di Mario Spinetti - 11/02/2007

 

Ogni nazione deve proteggere una percentuale di territorio (variabile caso per caso) che deve garantire lo sviluppo completo della biodiversità, la tranquillità di ampi spazi e la wilderness.

Una corretta gestione di un’area protetta provvede alla zonizzazione del territorio, che viene suddiviso in fasce corrispondenti alle caratteristiche ambientali e di gestione; le fasce tipiche possono essere le seguenti:

1. Zona A, Riserva Integrale, nella quale è tassativamente precluso ogni intervento umano e persino la sola presenza dell’uomo.

2. Zona B, Riserva generale, a protezione dello spazio verde delle foreste e dei prati; vi sono consentite soltanto alcune attività umane categoricamente delimitate e rigorosamente controllate. Il visitatore vi accede seguendo sentieri segnalati.

3. Zona C, di protezione esterna; qui si svolgono attività varie, soprattutto relative alle aziende agro-pastorali, se ci sono, sempre nel rispetto dell’ambiente.

4. Zona D, lo spazio abitato.

Se è vero però che l'istituzione di aree protette costituisce un passo importante verso la salvaguardia dei territori che esse includono, è anche vero che tali territori formalmente protetti, come abbiamo in precedenza osservato, sono spesso gestiti con criteri non sempre aderenti ai canoni che dovrebbero presiedere alla pura salvaguardia della natura (gestioni conseguenti alla visione superficiale antropocentrica).

Scrive Pavan (1967): “Protezione e conservazione della natura sono concetti che si integrano a vicenda. In certi casi non è sufficiente proteggere ma occorre conservare per ottenere veramente il risultato desiderato. È necessario infatti, non solo proteggere organismi o manifestazioni naturali particolari, ma anche conservare gli ambienti nei quali trovano la loro giustificazione e le condizioni necessarie per sussistere ed evolversi. Se si protegge dalla distruzione, per esempio, una pianta o una specie di animale che vivono soltanto nelle zone paludose, ma si permette che tutte le paludi vengano prosciugate, evidentemente il provvedimento viene annullato perché gli organismi protetti saranno ugualmente distrutti. Ciò avverrebbe per molti animali e piante caratteristici dei vari ambienti e per le loro associazioni. Le Riserve naturali si prestano ai molteplici casi di protezione e conservazione in quanto si articolano in forme, categorie e ordini, che contemplano vari gradi di protezione e conservazione e differenti obiettivi da raggiungere.”

Occorre peraltro aggiungere che la politica ambientale deve considerare il territorio unitariamente pianificando la conservazione dello status naturale globalmente e non solo in riferimento ad aree protette.

Vediamo ora di delineare per brevissimi cenni una nuova tipologia di un’area protetta senza soffermarci a descrivere quella tradizionale. Il territorio di ogni Parco (nazionale, internazionale o regionale) o Riserva dovrebbe, possibilmente, essere diviso tra Aree naturali e Aree wilderness.

Le Aree naturali dovrebbero essere quelle parti di territorio che presentano caratteristiche morfologiche/paesaggistiche, faunistiche e botaniche di un certo valore, con un buono status ecologico e un potenziale di ripresa rilevante, ma comprendenti anche territori che presentino un certo grado di antropizzazione (strade, rifugi, aree ricreative, ecc.).

Le Aree wilderness saranno invece quelle parti di territorio che presentano ancora requisiti quanto più originari possibili dove lo stato “selvaggio” ambientale è in ottimo stato dove non insistono forme evidenti e rilevanti di antropizzazione; esse potranno avere un valore primario, se non hanno mai subito alterazioni rilevanti nel tempo per opera dell’uomo o secondario o di ritorno, se, pur presentandosi nuovamente wilderness allo stato attuale, in passato hanno comunque subìto una qualche forma di azione umana (p.e. taglio boschivo). Saranno sempre esclusi dalle Aree wilderness tutti i territori abitati a meno che non si tratti di popolazioni “native” in armonia con la natura.

Nelle Aree wilderness lo stato selvaggio dovrà essere mantenuto libero di svilupparsi secondo criteri ecologici naturali e spontanei. L’accesso umano e altre attività che non ledano nessun elemento dell’area potranno essere consentite, entro però certi limiti (escursioni, prelievi vari, ecc.) salvo per le zone classificate in Riserva Integrale, dove non sarà consentito nulla e lo stato della natura dovrà essere lasciato evolversi autonomamente.

Mentre nei parchi nazionali o regionali sufficientemente ampi un minimo di territorio può essere adibito a scopi didattici, ricreativi o turistici, nelle riserve naturali ciò non deve mai essere concesso, votando queste ultime a vere aree di conservazione della natura. In Finlandia, per esempio, mentre nei parchi nazionali è possibile esercitare alcune attività, in molte riserve naturali spesso è vietato finanche l’accesso.