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Scienza e Progetto

di William A. Dembski - 11/02/2007

Fonte: progettocosmo

(Discovery Institute)  

Documento originale

Quando la fisica di Galileo e Newton rimpiazzò quella di Aristotele, gli scienziati cercarono di spiegare il mondo scoprendone le leggi naturali deterministiche. Quando a sua volta la fisica quantistica di Bohr e Heisenberg rimpiazzo la fisica di Galileo e Newton, gli scienziati si resero conto che bisognava andare oltre le leggi naturali deterministiche tenendo conto anche dei processi casuali, per spiegare l'universo. Il caso e la necessità, per usare una famosa frase di Jacques Monod, determinano i confini della spiegazione scientifica.

Oggi comunque il caso e la necessità sono risultati insufficienti a spiegare tutti i fenomeni scientifici. Senza invocare le giustamente scartate teleologie, entelechie e vitalismi del passato, ci si può rendere conto che un terzo modo di spiegazione è necessario, il cosiddetto "intelligent design". Il caso, la necessità e il design - questi tre modi di spiegazione - sono necessari per spiegare l'intero complesso dei fenomeni scientifici.

Non tutti gli scienziati si rendono conto che l'escludere l'intelligent design limita artificiosamente la scienza. Richard Dawkins, un ultra- Darwinista, inizia il suo libro "The Blind Watchmaker" dicendo "la biologia è lo studio di cose complicate che danno l'apparenza di essere state progettate per uno scopo". Affermazioni come queste echeggiano in tutta la letteratura biologica. In "What Mad Pursuit", Francis Crick, premio Nobel  e co-scopritore della struttura del DNA, scrive: "I biologi devono costantemente mettersi in testa che ciò che vedono non è stato progettato, ma che si è evoluto".

La comunità dei biologi pensa di rendere conto dell'apparente progetto in natura per mezzo del meccanismo Darwiniano della mutazione casuale e della selezione naturale. Il punto notevole è che, nello spiegare in tal guisa l'apparente progetto in natura, i biologi credono di aver costruito un efficace argomento scientifico contro il progetto effettivo. Ciò è importante, perchè affichè un'affermazione sia scientificamente falsificabile, essa deve avere la possibilità di essere vera. La confutazione scientifica è un'arma a doppio taglio. Affermazioni che sono contestate scientificamente possono essere sbagliate, ma non lo sono necessariamente - esse non possono semplicemente essere accantonate.

Per vederlo, consideriamo cosa accadrebbe se l'esame microscopico rivelasse che in ogni cellula è inscrittta la frase "Made by Yahweh". Ovviamente le cellule non hanno "Made by Yahweh" scritto dentro di loro, ma questo non è il punto. Il punto è che non potremmo saperlo se non guardando le cellule al microscopio. Se esse lo avessero, si dovrebbe ipotizzare , come scienziati, che esse siano fatte effettivamente da Yahweh. Cosicchè persino coloro che non gli credono  tacitamente ammettono che il progetto rimane sempre un'opzione valida in biologia. Proibizioni a priori contro il progetto sono filosoficamente ingenue e facilmente contestabili. Nondimeno, una volta che ammettiamo che il progetto non può essere escluso dalla scienza senza argomenti contrari, una questione più importante rimane: perchè dovremmo voler ammettere il disegno nella scienza?

Per rispondere a tale domanda, aggiriamo la questione e chiediamoci invece, perchè non dovremmo voler ammettere il disegno nella scienza? Cosa c'è di sbagliato nello spiegare qualcosa come progettato da un agente intelligente? Certamente ogni giorno ci sono molte cose che possono spiegarsi con il disegno. Inoltre, nella nostra vita di tutti i giorni è assolutamente cruciale distinguere l'accidentale dal progettuale. Chiediamo risposte a domande come: essa è caduta o l'anno spinta? Quel tale è morti accidentalmente o si è suicidato? Questa canzone è stata composta indipendentemente o è stata plagiata? Qualcuno ha fatto fortuna in borsa o c'è stato qualche intrallazzo?

Non solo chiediamo risposte a tali domande, ma intere industrie si dedicano a stabilire la distinzione tra accidente e disegno. Possiamo includerci la scienza forense, la legge di proprietà intellettuale, le investigazioni assicurative, la crittografia e la generazione di numeri casuali, giusto per citarne alcune. La scienza stessa ha bisogno di esercitare tale distinzione per mantenersi onesta. Proprio lo scorso gennaio ci fu un resoconto nella rivista Science che una ricerca Medline sul web scoprì "un articolo pubblicato nel 1991 nel "Zentralblatt für Gynäkologie" contenente testo quasi identico a quello di un articolo pubblicato nel 1979 nel Journal of Maxillofacial Surgery". Il plagio e la falsificazione dei dati sono molto più comuni nella scienza di quanto vorremmo ammettere. Ciò che tiene a bada tali abusi è la nostra abilità nell'individuarli.

Se il disegno è così efficacemente rilevabile fuori della scienza, e se la sua rilevabilità è uno dei fattori chiave nel mantenere onesti gli scienziati onesti, perchè il progetto dovrebbe essere escluso dal corpo della scienza? Perchè Dawkins e Crick si sentono spinti a ricordarci costantemente che la biologia studia cose che sembrano solo disegnate, ma che in realtà non lo sono? Perchè la biologia non potrebbe studiare cose che sono progettate?

La risposta della comunità biologica a queste domande è stata di contrastare assolutamente il progetto. La preoccupazione è che per gli oggetti naturali (diversamente dagli artifatti umani) la distinzione  fra progetto e non progetto non può essere fatta efficacemente. Considerate, per esempio, la seguente osservazione di Darwin nel capitolo conclusivo della sua "Origin of Species": "Parecchi eminenti naturalisti hanno di recente scritto di credere che un mucchio di supposte specie in ogni genere non sono vere specie; ma che altre specie sono reali, cioè, sono state create indipendentemente... Nondimeno essi non pretendono che essi possano definire, o anche solo congetturare, quali siano le forme di vita create, e quali siano quelle prodotte da leggi secondarie. Essi ammettono la variazione come vera causa in un caso, mentre la rigettano arbitrariamente in un altro, senza assegnare qualsiasi distinzione nei due casi". I biologi si preoccupano di attribuire qualcosa al disegno (qui identificato alla crezione) per paura di doverlo smentire in seguito, questo diffuso e legittimo scrupolo li ha impediti nell'accettare l'intelligent design come valida spiegazione scientifica.

Sebbene forse giustificato nel passato, questa preoccupazione non ha più ragione di essere. Esiste ora un criterio rigoroso - di specificazione/complessità - per distinguere oggetti la cui causa è l'intelligenza da quelli generati inintelligentemente. Molte scienze speciali già usano questo criterio, sebbene in una forma pre-teoretica (esempio, la scienza forense, l'intelligenza artificiale, la crittografia, l'archeologia, e la ricerca dell'intelligenza extra-terrestre). Il grande sforzo nella filosofia della scienza e teoria della probabilità negli anni recenti è stato di isolare e precisare tale criterio. Il criterio della "irriducibile complessità" di Michael Behe per stabilire il progetto nel caso di sistemi biochimici è un caso speciale del criterio di "specificazione di complessità" per rilevare il disegno (vedi il libro di Behe "Darwin's Black Box").

Come è questo criterio? Sebbene una sua spiegazione e giustificazione dettagliata sia piuttosto tecnica (per una trattazione completa vedi il mio libro "The Design Inference", pubblicato da Cambridge University Press), l'idea base è diretta e facilmente illustrata. Pensate a come i radioastronomi hanno rivelato un'intelligenza extraterrestre nel film Contact. Tale film, uscito l'anno scorso e basato su un racconto di Carl Sagan, era un bel pezzo di propaganda per il programma di ricerca SETI - Search for Extra-Terrestrial Intelligence. Nel film i ricercatori SETI trovarono intelligenza extraterrestre. (I ricercatori veri non hanno avuto così successo.)

Come hanno fatto i ricercatori SETI del film Contact a trovare un'intelligenza extraterrestre? I ricercatori SETI monitorano millioni di segnali radio provenienti dallo spazio. Molti oggetti naturali dello spazio (esempio le pulsar) producono radio onde. Cercare segni di progetto tra tutti questi segnali radio prodotti naturalmente è come cercare un ago in un pagliaio. Per cercare nel pagliaio, i ricercatori SETI introducono i segnali che essi monitorano dentro dei computer dotati di programmi per la ricerca di "pattern". Se un segnale non coincide con uno dei pattern pre-impostati, esso passerà il filtro del pattern-matching (anche se deriva da una sorgente intelligente). Se invece esso coincide con uno dei quei pattern, allora, in funzione del pattern, i ricercatori SETI possono avere motivo di soddisfazione.

I ricercatori SETI trovarono il seguente segnale:

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1111111111


In questa sequenza di 1126 bits, "1" corrisponde ad un impulso e "0" corrisponde ad una pausa. Questa sequenza rappresenta i numeri primi da 2 a 101, dove un dato numero primo è rappresentato dal corrispondente numero di impulsi (cioè di 1), e ogni numero primo è separato da quelli contigui da una pausa (cioè da uno 0).

I ricercatori SETI in Contact considerarono questo segnale come una conferma decisiva di una intelligenza extraterrestre. Cosa c'è in questo segnale che indica il progetto in modo decisivo? Dappertutto dove scopriamo un progetto dobbiamo ritrovare due cose - complessità e specificazione. La complessità assicura che l'oggetto in questione non è così semplice da potersi spiegare con il caso. La specificazione assicura che questo oggetto esibisce il tipo di pattern che è tipico dell'intelligenza.

Per rendersi conto che la complessità è cruciale per dedurre il progetto, considerate la seguente sequenza di bits:

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Sono i primi dodici bits della sequenza precedente rappresentanti rispettivamente i numeri primi 2, 3 e 5. Ora è sicuro che nessun ricercatore SETI, di fronte a questa sequenza di dodici bits, correrà a contattare il direttore scientifico del "New York Times", a prenotare una conferenza stampa e annunciare che è stata scoperta una intelligenza extraterrestre. Nessun titolone comparirà del genere: "Alieni conoscono i primi tre numeri primi!".

Il problema è che tale sequenza è troppo corta (cioè ha poca complessità) per stabilire che una intelligenza extraterrestre che conosce i numeri primi li ha prodotti. Una sorgente radio potrebbe avere generato per caso tale sequenza "110111011111." Invece una sequenza di 1126 bits rappresentante i numeri primi da 2 a 101 è un'altra cosa. In questo caso la sequenza è sufficientemente lunga (cioè ha abbastanza complessità) per confermare che un'intelligenza extraterrestre potrebbe averla prodotta.

Però anche così, la complessità per se stessa non è sufficiente per eliminare il caso e indicare il progetto. Se io lancio una moneta 1000 volte, io genero un evento altamente complesso (o, ciò che è lo stesso, altamente improbabile). Tale sequenza sarebbe una su trilioni di trilioni di trilioni di . . . , dove al posto dei puntini ci sono altri ventidue "trilioni". Questa sequenza di lanci di moneta non comporterebbe comunque la deduzione di disegno. Sebbene complessa, questa sequenza non esibisce un particolare pattern. Comparatela con quella rappresentante i numeri primi da 2 a 101. Essa non è soltanto complessa ma comporta un particolare pattern. I ricercatori SETI che in Contact l'hanno scoperta ne hanno dedotto che "questo non è rumore, questo possiede una struttura".

Come dev'essere un pattern per dedurne un disegno? Non tutti i pattern valgono. Alcuni pattern possono legittimamente inferire un progetto mentre altri no. E` facile rendersene conto. Supponete un arciere con arco e frecce posto a cinquanta metri da un largo muro. Il muro è così largo che l'arciere non può mancarlo. Ora supponete che ogni volta che l'arciere conficca una freccia nel muro, dipinga un bersaglio attorno alla freccia in modo tale che la freccia sia esattamente nel suo centro. Cosa si può dedurre da tale scenario? Assolutamente niente circa l'abilità dell'arciere. Certo un pattern è stato rispettato ma esso è stato fissato solo dopo che la freccia è stata scagliata. Il pattern è quindi fittizio.

Ma supponete che invece l'arciere dipinga un bersaglio sul muro e poi cerchi di colpirlo. Supponete che l'arciere tiri centro freccie e che ogni volta colpisca il centro. Cosa si può dedurre da questo secondo scenario? Di fronte ad esso dobbiamo dedurre che esso è un arciere di livello mondiale, uno i cui colpi non si possono spiegare con la fortuna, ma piuttosto con la sua abilità e bravura. Abilità e bravura sono ovviamente istanze di disegno.

Come l'arciere fissa il bersaglio prima e poi lo colpisce, gli statistici stabiliscono prima di un esperimento una cosiddetta "regione di scarto". Se il risultato di un esperimento cade nella "regione di scarto", lo statistico scarta l'ipotesi che il risultato sia dovuto al caso. Il pattern non ha bisogno di essere stabilito prima di un evento per implicare il progetto. Considerate il seguente testo cifrato:

nfuijolt ju jt mjlf b xfbtfm

Inizialmente sembra una sequenza casuale di lettere e spazi - inizialmente non abbiamo pattern per escludere il caso e dedurre il progetto. Ma supponete che qualcuno vi dica di trattare questa sequenza come un codice Cesare, muovendo ogni lettera di un posto in su nell'alfabeto. Ne deriva una sequenza che dice:

methinks it is like a weasel

Anche se il pattern è dato dopo il fatto, è ancora il giusto tipo di pattern per escludere il caso e dedurre il progetto. In contrasto con la statistica, che cerca sempre di identificare i suoi pattern prima dell'esperimento, la crittoanalisi deve scoprire i suoi pattern dopo il fatto. In entrambi i casi comunque i pattern sono in grado di dedurre il disegno.

I pattern sono di due tipi, quelli che in presenza della complessità assicurano una deduzione di disegno e quelli che nonostante la presenza della complessità non garantiscono la deduzione di disegno. Il primo tipo di pattern si chiama una "specificazione", il secondo una "fabbricazione". Le specificazioni sono i pattern non fittizi che possono legittimamente essere usati per eliminare il caso e garantire la deduzione di disegno.  Invece, le fabbricazioni sono i pattern fittizi che non possono legittimamente essere usati per garantire la deduzione di disegno. Questa distinzione tra "specificazione" e "fabbricazione" può essere fatta con totale rigore statistico (vedi "The Design Inference").

Perchè il criterio della complessità-specificazione deduce il disegno con affidabilità? Per rispondere dobbiamo capire innazitutto cosa rende gli agenti intelligenti rilevabili. La principale caratteristica dell'agente intelligente è la scelta. Tutte le volta che un agente intelligente agisce, esso sceglie da un range di possibilità diverse.

Questo è vero non solo per gli uomini e le intelligenze extraterrestri ma anche per gli animali. Un topo che cammina in un labirinto deve scegliere se andare a destra o sinistra in vari punti del labirinto. Quando i ricercatori SETI cercano di scoprire intelligenza nelle trasmissioni radio che stanno monitorando, essi ipotizzano che un'intelligenza extraterrestre possa avere scelto di trasmettere un certo numero di possibili pattern, e quindi cercano di confrontare le trasmissioni che osservano con i pattern che cercano. Tutte le volte che un uomo parla sensatamente egli sceglie in un range di combinazioni di suono emissibili. Un agente intelligente sempre effettua discriminazioni - sceglie certe cose e ne scarta altre.

Data questa caratterizzazione di un'azione intelligente, come riconosciamo che un agente intelligente ha fatto una scelta? Un calamaio cade acidentalmente su un foglio di carta, qualcuno prende una penna e scrive un messaggio su un foglio di carta. In entrambi i casi inchiostro è applicato sulla carta. In entrambi i casi una fra un quasi infinito insieme di possibilità è realizzata. In entrambi i casi una contingenza è attualizzata e altre sono scartate. Eppure in una caso noi deduciamo l'agente, nell'altro pensiamo al caso.

Qual'è la differenza che conta? Non solo dobbiamo osservare che una contingenza è stata attualizzata, ma noi stessi dobbiamo essere in grado di specificare quella contingenza. La contingenza deve conformarsi ad un pattern dato indipendentemente and noi dobbiamo poter formulare quel pattern indipendentemente. Una macchia di inchiostro casuale è non specificata; un messaggio scritto con inchiostro sulla carta è specificato. Wittgenstein in "Culture and Value" dice la stessa cosa: "Noi tendiamo a considerare la parlata cinese come un gorgoglio inarticolato. Qualcuno che capisce il cinese riconoscerà un linguaggio in quel che sente".

Nel sentire un discorso cinese, chi capisce il cinese non solo riconosce che uno dei possibili discorsi è stato pronunciato, ma egli è anche in grado di identificare il discorso come coerente parlata cinese. Confrontate ciò con qulacuno che non sa il cinese. Anch'egli riconoscerà che una delle possibili emissioni vocali è stata effettuata, ma questa volta, a causa del fatto che non capisce il cinese, egli non è in grado di dire se l'emissione vocale era un coerente discorso cinese.

A chi non capisce il cinese, la parlata sembrerà senza senso. Anche lo sproloquio - l'emissione di sillabe senza senso non interpretabili secondo nessun linguaggio naturale - attualizza un'emissione vocale da un range di possibili emissioni. Nondimeno, lo sproloquio, non corrispondendo a niente di ciò che possiamo capire in una lingua, non ha specificazione. Ne deriva che lo sproloquio non è mai considerato comunicazione intelligente, bensì soltanto ciò che Wittgenstein chiama "suono inarticolato".

Gli psicologi sperimentali che studiano l'apprendimento e il comportamento degli animali usano un metodo simile. Per imparare un compito un animale deve acquisire l'abilità di mettere in pratica comportamenti confacenti al compito, come pure l'abilità di scartare comportamenti non confacenti al compito. Inoltre, affinchè uno psicologo riconosca che un animale ha imparato il compito, è necessario che non solo osservi l'animale fare la discriminazione appropriata, ma anche che specifichi questa discriminazione.

Quindi per sapere se un topo ha imparto come attraversare un labirinto, uno psicologo deve prima specificare quale sequenza di svolte "destra/sinistra" conduce il topo fuori del labirinto. Senza dubbio anche qualsiasi passeggiata casuale del topo determina una sequenza di svolte "destra/sinistra". Ma vagando a caso nel labirinto, il topo non da alcun segno di essere in grado di discriminare la sequenza appropriata per uscire dal labirinto. Di conseguenza lo psicologo che studia il topo non ha ragione di pensare che il topo ha imparato ad attraversare il labirinto. Solo se il topo esegue la sequenza di svolte "destra/sinistra" specificata dallo psicologo lo psicologo capirà che il topo ha imparato come uscire dal labirinto.

 Si noti che anche qui la complessità c'entra. Per vederlo, considerate di nuovo un topo che attraversa un labirinto, ma stavolta un labirinto molto semplice nel quale con due svolte a destra il topo esce dal labirinto. Come farà lo psicologo che studia il topo a sapere se esso ha imparato a uscire? Non basterà certo solo mettere il topo nel labirinto. Perchè essendo il labirinto così semplice, il topo potrebbe per caso infilare due svolte a destra e quindi uscire dal labirinto. In questo caso lo psicologo non potrebbe sapere se il topo ha imparato veramente ad uscire dal labirinto oppure è stato semplicemente fortunato. 

Ben diverso è il caso se abbiamo un labirinto complicato nel quale il topo deve azzeccare la giusta sequenza di svolte "destra/sinistra" per uscire. Supponiamo che il topo debba effettuare cento svolte e che qualsiasi sbaglio gli impedisca di raggiungere l'uscita. Uno psicologo che veda il topo non sbagliare mai e in poco tempo esca dal labirinto sarà convinto che il topo ha veramente imparato la via d'uscita, e che ciò non è dovuto a pura fortuna.

Questo schema generale per riconoscere un agente intelligente è all'incirca simile al criterio della "specificazione/complessità". In generale, per riconoscere un agente intelligente dobbiamo osservare una scelta tra possibilità in gara, notare quali possibilità non sono state scelte, e infine essere in grado di specificare la possibilità scelta. Inoltre, le possibilità in gara scartate devono essere possibilità reali, e sufficientemente numerose (quindi complesse) in modo tale la specificazione della possibilità scelta non possa essere attribuibile al caso.

Tutti gli elementi di questo schema generale per riconoscere un agente intelligente (cioè, scelta, scarto e specificazione) hanno la loro controparte nel criterio della "specificazione/complessità". Per cui questo criterio formalizza cosa abbiamo fatto finora quando riconoscevamo un agente intelligente. Il criterio della "specificazione/complessità" stabilisce cosa dobbiamo cercare quando rileviamo un progetto.

Forse l'evidenza più lampante di progetto in biologia viene dalla biochimica. In un recente numero di "Cell" (8 Febbraio1998), Bruce Alberts, presidente della National Academy of Sciences, nota che «l'intera cellula può essere considerata come una fabbrica contenente un'elaborata rete di linee di assemblaggio interdipendenti, ognuna della quali è composta di grandi macchine fatte di proteine . . . Perchè chiamiamo macchine le grandi strutture che sopraintendono alle funzioni cellulari? Precisamente perchè, come le macchine inventate dall'uomo per dominare il mondo esterno, questi assemblaggi di proteine contengono parti mobili altamente coordinate».

Nonostante ciò, Alberts concorda con la maggioranza dei biologi nel ritenere la meravigliosa complessità della cellula solo apparentemente disegnata. Il biochimico Michael Behe della Lehigh University non è d'accordo. In "Darwin's Black Box" (1996), Behe presenta una prova decisiva di progetto nella cellula. Centrale nel suo ragionamento è la nozione di "complessità irriducibile". Un sistema è irriducibilmente complesso se esso consiste di parecchie parti così interdipendenti che se rimuoviamo anche solo una parte la funzione del sistema è distrutta. Come esempio di "complessità irriducibile" Behe cita una classica trappola per topi. Una trappola per topi consiste in una base, un martello, un gancio, una molla, e una barra di tenuta. Rimuovete qualsiasi di questi componenti e sarà impossibile costruire una trappola funzionante.

La "complessità irriducibile" va distinta dalla "complessità cumulativa". Un sistema è cumulativamente complesso se i componenti del sistema possono essere sistemati sequenzialmente in modo tale che la rimozione successiva di componenti non comporta mai una perdita completa della funzione. Un esempio di sistema cumulativamente complesso è una città. E` possibile successivamente rimuovere gente o servizi da una città fino a ridurla ad un piccolo villaggio senza peraltro perdere il suo significato di comunità, che è la "funzione" di una città.

Dalla definizione di "complessità cumulativa", è chiaro che il meccanismo Darwiniano della mutazione casuale e della selezione naturale può rendere conto della "complessità cumulativa". La spiegazione di Darwin di come gli organismi sono divenuti più complessi con l'accumularsi di adattamenti favorevoli è simile al nostro esempio della città in cui sono rimossi gente e servizi. In entrambi i casi, sia la versione più semplice che quella più complessa funzionano, solo più o meno efficentemente.

Ma invece può il meccanismo Darwiniano rendere conto della "complessità irriducibile"? Certo se la selezione agisce in riferimento ad uno scopo essa può produrre complessità irriducibile. Consideriamo la trappola per topi di Behe. Dato lo scopo di costruire un trappola, si può concepire un processo selettivo orientato a tale scopo, che a ruota selezioni una base, un martello, una molla, un gancio e una barra di tenuta, e alla fine metta tutti questi componenti insieme per formare una trappola funzionante. Dato uno scopo prefissato, la selezione non ha difficoltà a produrre sistemi irriducibilmente complessi.

Ma la selezione che opera in biologia è la selezione naturale Darwiniana. Per definizione questa forma di selezione opera senza scopo, non ha ne progetto che intento ed è completamente non guidata. Il grande fascino del meccanismo della selezione di Darwin è proprio stato quello che esso avrebbe eliminato la teleologia dalla biologia. Però proprio nel rendere la selezione un processo non guidato, Darwin ha drasticamente ridotto il tipo di complessità che i sistemi biologici possono manifestare. I sistemi biologici potrebbero manifestare solo la complessità cumulativa e non quella irriducibile.

Come Behe spiega in "Darwin's Black Box": «Un sistema irriducibilmente complesso  non può essere prodotto ... per mezzo di piccole, successive modificazioni di un sistema precursore, perchè qualsiasi precursore di un sistema irriducibilmente complesso, mancando di una parte, per definizione, non funziona ... Siccome la selezione naturale può solo agire su sistemi già funzionanti, e se un sistema biologico non può essere prodotto gradualmente esso sarà sorto come un'unità integrata, in un sol colpo, affichè la selezione naturale possa agirci sopra».

In un sistema irriducibilmente complesso, la funzione è raggiunta solo qundo tutti i componenti sono simultaneamente al loro posto. Ne consegue che la selezione naturale, se deve costruire un sistema irriducibilmente complesso, dovrebbe produrlo in un sol colpo o non produrlo affatto. Questo non sarebbe un problema se i sistemi in questione fossero semplici. Ma essi non lo sono. I sistemi biochimici irriducibilmenti complessi che Behe considera sono macchine di proteine consistenti di numerose proteine distinte, ognuna delle quali è indispensabile per il funzionamento; insieme esse sono oltre ciò che la selezione naturale può fare in una singola generazione.

Un sistema irriducibilmente complesso studiato da Behe è il flagellum dei batteri. Il flagellum è una specie di coda con motore rotativo che permette ai batteri di navigare attraverso il loro ambiente. Il flagellum include un motore rotativo alimentato ad acido, uno statore, O-rings, boccole e un assale. L'intricato macchinario di questo motore molecolare richiede circa cinquanta proteine. Basta l'assenza di una sola di esse per compromettere irrimediabilmente la funzionalità del motore.

La "complessità irriducibile" di tale sistemi biochimici non può esser spiegata dal meccanismo Darwiniano, ne da nessun altro meccanismo evoluzionario proposto fino ad ora. Inoltre, siccome questa complessità irriducibile si presenta a livello biochimico, non c'è un livello più fondamentale di questo di analisi biologica nel quale si possa pensare che la complessità irriducibile scompaia, e al quale l'analisi Darwiniana in termini di mutazione e selezione possa ancora sperare di avere successo. Sottostante alla biochimica ci sono la chimica e la fisica, nessuna delle quali può spiegare l'informazione biologica. Inoltre stabilire se un sistema biochimico è irriducibilmente complesso è una questione completamente empirica: individualmente escludere ogni proteina constituente il sistema biochimico e vedere se la funzione è compromessa. Se è così siamo di fronte a un sistema irriducibilmente complesso. Esperimenti di questo tipo sono routine in biologia.

La relazione tra la nozione di complessità irriducibile di Behe e il mio criterio di specificazione/complessità è diretta. I sistemi irriducibilmente complessi che Behe studia richiedono numerosi componenti specificamente adattati gli uni agli altri ed ognuno necessario alla funzionalità del sistema. Ciò significa che essi sono complessi nel senso richiesto dal criterio di specificazione/complessità.

In biologia la specificazione fa sempre riferimento in qualche modo ad una funzione dell'organismo. Un organismo è un sistema funzionale comprendente molti sotto-sistemi funzionali. La funzionalità degli organismi può essere specificata in un gran numero di modi. Arno Wouters lo fa in termini di efficienza degli organismi nel loro complesso, Michael Behe lo fa nei termini della funzione minimale dei sistemi biochimici. Persino Richard Dawkins vuole ammettere che la vita è funzionalmente specificata, per lui nei termini della riproduzione dei geni. Infatti nel "The Blind Watchmaker" Dawkins scrive «Le cose complicate hanno qualche qualità, specificabile in partenza, che è altamente improbabile sia stata raggiunta per mezzo del solo caso. Nel caso degli esseri viventi, la qualità che è specificata fin dall'inizio è ... l'abilità di propagare i geni nella riproduzione».

Cosicchè esiste un criterio valido per rilevare il progetto unicamente da osservabili caratteristiche del mondo. Questo criterio appartiene alla teoria della probabilità e alla teoria della complessità, non alla metafisica o alla teologia. Sebbene esso non possa ricevere una dimostrazione logica, esso riceve una giustificazione statistica così stringente da costringere all'assenso. Questo criterio è rilevante in biologia. Quando è applicato alle strutture biologiche, così complesse e ricche di informazione, esso rileva il progetto. In particolare, possiamo dire che, a fronte della nostra scienza, il criterio di specificazione/complessità prova che i sistemi irriducibilmente complessi di Michael Behe sono progettati.

Cosa dobbiamo farne di questi sviluppi? Molti scienziati rimangono non convinti. Anche se abbiamo un criterio affidabile per rilevare il progetto, e anche se tale criterio ci dice che i sistemi biologici sono progettati, sembra che determinare che un sistema biologico è progettato debba farci alzare le spalle e dire che Dio lo ha fatto. La paura è che ammettere il progetto come spiegazione possa ridurre l'indagine scientifica, e far si che gli scienziati smettano di investigare problemi difficili perchè essi hanno già una spiegazione sufficiente.

Ma il progetto non è un'ostacolo alla scienza. Invero il progetto può alimentare le ricerche dove gli usuali approcci evoluzionari le impediscono. Pensate al concetto di "DNA inutile" ["junk DNA"]. Implicito in questo termine è la supposizione che, siccome il genoma di un organismo è stato messo insieme attraverso un lungo e cieco processo evolutivo, il genoma sia un guazzabuglio del quale solo porzioni limitate sono essenziali all'organismo. Secondo una prospettiva evoluzionaria dovremmo aspettarci un mucchio di DNA inutile. Diversamente se gli organismi sono progettati, dobbiamo aspettarci che molte più parti di DNA abbiano una funzione. Ed infatti le ricerche più recenti suggeriscono che chiamare il DNA "inutile" semplicemente nasconde la nostra mancanza di conoscenza delle sue funzioni. Per esempio, in un recente articolo del "Journal of Theoretical Biology" John Bodnar descrive come "il DNA non codificante nei genomi degli eucarioti codifica un linguaggio che programma la crescita e lo sviluppo dell'organismo". L'intelligent design incoraggia gli scienziati a cercare funzioni dove l'evoluzione invece li scoraggia.

Oppure pensate agli organi "vestigiali" che successivamente si è scoperto avere una funzione. I testi di biologia evolutiva spesso citano il coggige umano come "struttura vestigiale" che deriverebbe da progenitori vertebrati dotati di coda. Invece se guardiamo ad una recente edizione dell'"Anatomia" di Gray si scopre che il coggige è un punto di supporto importante per i muscoli che sono attaccati al pavimento pelvico. Il termine "struttura vestigiale" spesso nasconde semplicemente la nostra mancanza di conoscenza della funzione. Anche l'appendice intestinale umana, che si era immaginato essere vestigiale, ora si sa che è un componente funzionale del sistema immunitario.

Ammettere il progetto nella scienza può solo arricchire la ricerca scientifica. Tutti gli strumenti trovati efficaci della scienza rimarranno disponibili. Il design aggiunge solo uno strumento alle possibilità esplicative dello scienziato. Inoltre il progetto solleva nella ricerca un intero nuovo gruppo di domande. Una volta che sappiamo che qualcosa è progettato, vogliamo sapere come è stato prodotto, fino a che punto il progetto è ottimale, e quale è il suo scopo. Notate che possiamo rilevare il progetto senza conoscere a cosa esso serve. C'è un padigione allo Smithsonian pieno di oggetti che sono palesemente progettati ma di cui gli antropologi non conoscono lo scopo.

Un progetto implica dei limiti. Un oggetto progettato funziona entro certi limiti. Superati questi limiti l'oggetto funziona male o non funziona. Possiamo scoprire questi limiti empiricamente cercando cosa funziona e cosa non funziona. Questa semplice considerazione ha importanti implicazioni non solo nella scienza ma anche per l'etica. Se gli uomini sono di fatto progettati, allora possiamo immaginare che siano stati cablati limiti psicosociali dentro di noi. La trasgressione di tali limiti comporta sofferenza per noi e per la società. Una grande evidenza empirica ci suggerisce che molte delle attitudini e dei comportamenti che la nostra società promuove danneggiano la promozione umana. Il progetto promette di aiutare lo sforzo etico che, da Aristotele a Tommaso D'Aquino, è conosciuto come legge naturale.

Nell'introdurre il progetto nella scienza, facciamo molto più che criticare il reduzionismo scientifico. Il reduzionismo scientifico afferma che tutto è riducibile alle categorie scientifiche. Il reduzionismo scientifico si auto-confuta come è facile vedere. L'esistenza del mondo, le leggi con le quali opera, la sua intelligibilità e l'incredibile efficacia della matematica per comprendere il mondo solo solo alcune delle domande che la scienza si pone, ma alle quali è incapace di rispondere.

Criticare il reduzionismo scientifico comunque non basta. La critica del reduzionismo scientifico da sola non fa molto per cambiare la scienza. Ed è la scienza che deve cambiare. Scartando a priori il progetto, la scienza ha per troppo tempo operato con un insieme inadeguato di categorie concettuali. Questo ha condotto ad una visione ristretta della realtà, inficiando non solo il modo in cui la scienza comprende il mondo, ma gli stessi esseri umani.

Martin Heidegger notava nel suo "Being and Time" che "il livello di sviluppo di una scienza è determinato da quanto è capace di mettere in crisi i suoi concetti base". I concetti base con i quali ha operato la scienza negli ultimi centinaia d'anni non sono più adeguati ora, certamente non nell'era dell'informazione, certamente non in un tempo in cui il progetto è empiricamente rilevabile. La scienza è in crisi sui concetti base. La via d'uscita da questa crisi è espandere la scienza includendo l'intelligent design. Ammettere il progetto nella scienza è liberarla, togliendole delle restrizioni che non possono più essere giustificate.