Non si può non tirare un respiro di sollievo per i quindici arresti operati dalle forze dalle forze dell’ordine su mandato della Procura di Milano. Il terrorismo è l’esatto contrario della democrazia e del dialogo politico. Ben vengano perciò operazioni di questo genere, soprattutto se rivolte a evitare brutali spargimenti di sangue innocente.
Sull’uso mediatico delle “emergenze” va invece fatto un discorso diverso.
Che intendiamo dire con “uso mediatico”? Che, spesso, un pericolo, anche reale e immediato, viene utilizzato come arma per screditare le voci intellettuali e politiche fuori dal coro.
Si pensi, ad esempio alla valenza negativa-estensiva, che ha acquisito, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, il termine “antiamericano”. Oggi, chiunque osi criticare la politica di Bush e dei governi alleati o amici del presidente Usa, viene subito giudicato un antiamericano: un nemico tout court del “valori” e del “popolo” americano. E subito intellettualmente squalificato e zittito.
Si pensi, ancora, all’ equiparazione, ormai automatica, che certa stampa impone tra due termini profondamente diversi come antisionismo e antisemitismo, confondendo di nuovo, e ad arte, le critiche al governo israeliano, o a una parte di esso, con antichi e ripugnanti ideologemi.
Ora, il pericolo è che la doverosa lotta al terrorismo, possa essere mediaticamente “usata”, per screditare e tacitare chi non la pensa come Feltri e il professor Ichino ( entrambi, tristemente, nel mirino dei terroristi, come informano i giornali). Il direttore di Libero e l’editorialista del Corriere della Sera, ai quali va tutta la nostra solidarietà, hanno ogni diritto di scrivere e pensare quel che vogliono. Ci mancherebbe altro. Ma, in una vera democrazia, lo stesso diritto è giusto che sia riconosciuto anche coloro che dissentono. Sempre che, ovviamente, manifestino il dissenso in maniera pacifica e democratica.
E purtroppo, il tono di sadico e sottile piacere, usato dai media per comunicare, già nei titoli, che tra i quindici arrestati vi sono anche iscritti alla Cgil, non promette nulla di buono.
Sull’uso mediatico delle “emergenze” va invece fatto un discorso diverso.
Che intendiamo dire con “uso mediatico”? Che, spesso, un pericolo, anche reale e immediato, viene utilizzato come arma per screditare le voci intellettuali e politiche fuori dal coro.
Si pensi, ad esempio alla valenza negativa-estensiva, che ha acquisito, dopo l’attentato alle Torri Gemelle, il termine “antiamericano”. Oggi, chiunque osi criticare la politica di Bush e dei governi alleati o amici del presidente Usa, viene subito giudicato un antiamericano: un nemico tout court del “valori” e del “popolo” americano. E subito intellettualmente squalificato e zittito.
Si pensi, ancora, all’ equiparazione, ormai automatica, che certa stampa impone tra due termini profondamente diversi come antisionismo e antisemitismo, confondendo di nuovo, e ad arte, le critiche al governo israeliano, o a una parte di esso, con antichi e ripugnanti ideologemi.
Ora, il pericolo è che la doverosa lotta al terrorismo, possa essere mediaticamente “usata”, per screditare e tacitare chi non la pensa come Feltri e il professor Ichino ( entrambi, tristemente, nel mirino dei terroristi, come informano i giornali). Il direttore di Libero e l’editorialista del Corriere della Sera, ai quali va tutta la nostra solidarietà, hanno ogni diritto di scrivere e pensare quel che vogliono. Ci mancherebbe altro. Ma, in una vera democrazia, lo stesso diritto è giusto che sia riconosciuto anche coloro che dissentono. Sempre che, ovviamente, manifestino il dissenso in maniera pacifica e democratica.
E purtroppo, il tono di sadico e sottile piacere, usato dai media per comunicare, già nei titoli, che tra i quindici arrestati vi sono anche iscritti alla Cgil, non promette nulla di buono.