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Affari alla sbarra, Casa bianca sotto processo

di John Andrew Manisco - 13/02/2007

 
Le inchieste Le 363 tonnellate di contanti inviate in Iraq e in buona parte sparite, i falsi dossier sulle armi di Saddam, il pizzo pagato agli iracheni...


Non essere riusciti a impadronisri interamente della repubblica americana si sta rivelando assai grave per le sorti del vice presidente Dick Cheney, dell'ex ministro della difesa Donald Rumsfeld e di tutta la banda di fedelissimi che hanno sostenuto George W. Bush durante gli ultimi sei anni. Questa settimana, diverse commissioni di controllo del Senato e della Camera, ora presiedute dai democratici dopo la vittoria elettorale del novembre scorso, hanno formalmente iniziato ad indagare sulle malefatte dell'amministrazione. In seguito a quella vittoria elettorale sia il capogruppo dei democratici alla camera Nancy Pelosi sia quello al senato Harry Reid sono riusciti a respingere le richieste dell'influente «centro» del partito (propenso ad accordi con la Casa Bianca) per sospendere la regola che assegna la presidenza delle commissioni al parlamentare con maggiore anzianità.
La commissione più importante è quella della camera per la «Sorveglianza e riforma governativa», guidata da Henry Waxman. Il presidente di questa commissione ha il potere di emettere mandati di comparizione senza il voto degli altri membri. La settimana scorsa, Waxman ha presieduto udienze pubbliche e trasmesse dalle televisioni in cui scienziati e funzionari del governo hanno testimoniato come l'amministrazione sia intervenuta nel loro operato per proteggere compagnie che inquinavano l'ambiente. Questa settimana, Waxman ha aperto l'inchiesta sui contractors e sui soldi spesi per la ricostruzione dell'Iraq.
Il primo testimone è stato Paul Bremer, il «vicerè» incaricato nel 2003 da Bush di americanizzare l'economia irachena e de-baathificare il paese. La commissione ha rivelato che, durante il primo anno di occupazione americana dell'Iraq, 12 miliardi di dollari in contanti sono stati spediti da New York a Baghdad su aerei cargo C-130 per essere distribuiti ai vari ministeri e ai contractors in Iraq. La distribuzione dei contanti avveniva sotto la supervisione di Bremer, senza alcun controllo. Ben 8 miliardi sono semplicemente spariti. Avvolti in plastica trasparente, i pacchetti di biglietti da cento dollari venivano distribuiti da camioncini per strada, custoditi in casseforti aperte o semplicemente abbandonati in sacchi negli uffici ministeriali dei nuovi leader iracheni. 281 milioni di biglietti, per un peso di 363 tonnellate. Incredulo, Waxman ha commentato: «Chi, se non un matto, manderebbe 363 tonnellate di contanti in una zona di guerra?».

Bremer si è difeso dichiarando che la situazione era drammatica, che non esisteva un sistema bancario. E poi ha tirato fuori la carta vincente: i soldi distribuiti non appartenevano al contribuente americano ma provenivano dai fondi accumulati dall'Onu durante i 12 anni di embargo e trasferiti dagli Usa nel Fondo per lo sviluppo dell'Iraq. Waxman ha poi chiesto lumi sui salari a «impiegati fantasma» nei ministeri iracheni, e Bremer ha spiegato di aver pagato per evitare guai tra i più di 74mila miliziani che proteggevano le strutture del governo provvisorio. «Si chiama pizzo», ha commentato il democratico dell'Illinois Danny Davis.
Poi è stato il turno delle mogli e sorelle dei quattro contractors della Blackwater che sono stati uccisi a Fallujah, i cui corpi carbonizzati furono appesi a un ponte: immagini viste in tutto il mondo e usate dal Pentagono per giustificare il successivo eccidio nella città. I familiari hanno accusato la Blackwater di aver mandato i suoi uomini in una zona di guerra risparmiando sui sistemi di protezione, senza mappe e adeguate munizioni. Per controbattere la tragica testimonianza dei familiari, l'avvocato della Blackwater e alcuni repubblicani nella commissione hanno affermato che una commissione parlamentare non era il luogo appropriato per parlare del tragico caso, dal momento che è in corso un processo intentato dai familiari contro l'azienza privata.
Al Senato la commissione sulle forze armate capeggiata dal democratico Carl Levin ha reso pubblico parte di un rapporto dell'ispettore generale del Pentagono su come un ufficio chiamato Operazioni Speciali, controllato da Rumsfeld, Paul Wolfowitz e Dick Cheney, abbia creato dossier falsi per giustificare la guerra contro l'Iraq. Uno di questi dossier «provava» nel 2002 il collegamento tra Saddam e Al Qaeda: il famoso incontro del dirottatore dell'11 settembre, Mohammed Atta, con un ufficiale dei servizi segreti iracheni a Praga nel 2001. Tutto falso, ma politicamente necessario «per sostenere - ha detto Levin - la guerra voluta dall'amministrazione Bush». Anche Jay Rockefeller, presidente della commissione servizi segreti del Senato, vuole indagare sull'ufficio per le Operazioni speciali. Entrambe le commissioni richiederanno altre testimonianze da parte di personaggi coinvolti nella fabbricazione di falsi dossier usate prima dell'attacco all'Iraq per convincere l'opinione pubblica sul pericolo «imminente» rappresentato da Saddam Hussein.

Sempre al senato, la commissione Giustizia capeggiata dal democratico Patrick Leahy ha aperto un'indagine sui licenziamenti immotivati di 7 procuratori federali non abbastanza allineati con la Casa Bianca, licenziamenti ordinati dal ministro della giustiza Alberto Gonzales. Uno dei licenziati è Carol Lam, procuratore di San Diego e responsabile nel 2005 della condanna a sei anni di prigione del deputato repubblicano Randy «Duke» Cunningham (aveva intascato tangenti da una azienda legata al Pentagono).