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Ocse: riforme liberiste, avanti tutta

di Marzio Paolo Rotondò - 16/02/2007




Andare avanti nelle riforme ultraliberiste. È questo il consiglio lanciato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, in occasione della presentazione del rapporto 2007 ‘Obiettivo crescita’.
La ripresa economica “non deve condurre i governi ad allentare i loro sforzi nell’entrata in vigore delle riforme”, auspica Jean-Philippe Cotis, capo economista dell’Ocse, rivolgendosi alla comunità internazionale.
L’organizzazione con sede a Parigi evidenzia inoltre la necessità che “numerosi Paesi dell’Europa continentale migliorino le prestazioni del loro mercato del lavoro e riducano il tasso di disoccupazione”. In poche parole, l’auspicio è quello di precarizzare ulteriormente i lavoratori, più di quanto sia già stato irrimediabilmente fatto negli ultimi anni. Per i Paesi a reddito più basso, ma anche per il Giappone e la Svizzera, l’Ocse raccomanda poi la necessità di “aumentare la produttività e di liberalizzare i mercati”, uno dei consigli più classici dell’organizzazione.
L’Ocse, invece, sottolinea la necessità per i Paesi anglosassoni“di aumentare il livello di qualificazione della loro manodopera migliorando in particolare la qualità delle scuole primarie”. Anche numerosi Paesi dell’Ue “devono rafforzare il livello delle scuole superiori in modo da accrescere i tassi di diplomati e, in alcuni casi, di migliorare la qualità dell’insegnamento e della ricerca”.
Particolare attenzione è stata dedicata dal rapporto dell’Ocse al nostro Paese, sempre più allineato alle politiche neoliberiste professate dalle maggiori istituzioni internazionali. Fonte di questo spiacevole successo il ministro dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, che con il suo fitto piano di liberalizzazioni sta accontentando i poteri forti dell’economia internazionale.
Il decreto Bersani, si legge nel rapporto, “ha liberalizzato un gran numero di settori”. Per l’Ocse, ora, è necessario che l’Italia acceleri ulteriormente “i programmi di privatizzazioni, sostituisca le golden share con una regolamentazione di piena concorrenza e rafforzi ancora i poteri delle Authority di regolazione e di concorrenza”.
Inoltre, come sottolineato dall’organizzazione internazionale, “sarebbe necessario applicare pienamente le riforme Bersani e quelle previste per i servizi agli enti locali e alle reti”. Ma non solo. “Sarebbe necessario mettere un termine alle autorizzazioni legali e ufficiali che impediscono alle autorità della concorrenza di colpire le pratiche anti-concorrenziali delle associazioni professionali”.
Per accrescere lo sfruttamento delle risorse di manodopera, inoltre, “è necessario promuovere la decentralizzazione delle negoziazioni salariali” in particolare “prendendo in considerazione le differenze regionali di produttività e di costi della vita per fissare la retribuzione nel settore pubblico”.
Sul fronte fiscale, però, l’Ocse non dimostra molto apprezzamento sulla direzione intrapresa dall’Italia. L’organizzazione internazionale raccomanda infatti all’Italia di “ridurre il livello elevato delle tasse e dei contributi per la pensione, in particolare per i bassi e medi salari”. È necessario, inoltre, “rafforzare l’applicazione della regolamentazione fiscale e rinunciare alle amnistie fiscali”.
Nonostante Bersani stia attuando una forte politica di liberalizzazioni, l’Ocse, trovando appoggio alle proprie richieste, incita il nostro Paese a mettere in opera una vera e propria cura da cavallo. Indubbiamente la strada intrapresa dal ministro dello Sviluppo economico piace all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che intende in primo luogo fare gli interessi dell’economia, delle multinazionali e delle banche. A parte qualche sporadico episodio, però, gli italiani non sembrano essere tanto convinti da questo nuovo risvolto economico.