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Le fantastiche trovate del "tg1 storia" sull'Iran e l'olocausto

di Eresiarca - 18/02/2007

 
 
   


Il 12 febbraio 2007, il "Tg1 Storia", sovente dedicato ad una "unica" storia ammantata del crisma della "unicità", ha trasmesso una puntata su "Olocausto e Iran" che ha dimostrato, una volta ancora, il legame esistente tra "Olocausto" e politica. Politica pro-Usa, s'intende, "adesso che - come ha affermato il conduttore - soffiano venti di guerra sull'Iran... ": l'abitudine all'ineluttabilità di un'aggressione la si fa anche attraverso queste frasette inframmezzate ai discorsi cosiddetti "seri". E, a seguire, in un delirio d'onnipotenza, come se Ahmadinejad seguisse l'insignificante televisione di un Paese di burletta, il conduttore ha introdotto così la puntata: "Al presidente Ahmadinejad ricordiamo.. .".

E che cosa gli "ha ricordato"? La storia di un "giusto", di un funzionario dell'ambasciata iraniana nella Parigi occupata dai tedeschi. Il 'Perlasca iraniano' dunque c'è, e si chiama Sardari Qajar. Quindi, se solo lui è "buono", gli altri iraniani, di ieri e di oggi, sono tutti più o meno "cattivi".

L'unico intervento serio è stato quello di Farian Sabahi (autrice di una Storia dell'Iran), la quale ha osservato che in Iran "gli ebrei non sono perseguitati" , che sono 30.000 circa ed hanno varie sinagoghe ed un rappresentante in Parlamento; "in Iran la gente non ce l'ha con gli ebrei", ma il problema per l'Iran è solo il Sionismo, ha aggiunto la Sabahi. Ecco il perché dell'apparente contraddizione tra le posizioni ufficiali dell'Iran sulle persecuzioni antiebraiche da parte dei nazionalsocialisti e la messa in onda, imminente, sulla tv nazionale, di uno sceneggiato dedicato al 'Perlasca iraniano'.

Ai cantori della "libertà d'espressione" delle "democrazie occidentali" va perciò fatto osservare che in Iran esiste una maggiore "libertà d'espressione" che in Italia, dove assistiamo solo agli sceneggiati olocaustici, mentre nessuna posizione "revisionista" , anche la più documentata, ha libero accesso a tv e giornali.

Ma l'exploit della trasmissione l'ha prodotto un "giovane storico dell'Iran", Houman Sarshar, in diretta da New York: "Molti sionisti associano la creazione dello Stato d'Israele all'Olocausto, così negando l'Olocausto si finisce per negare allo Stato israeliano il diritto di esistere. Ma il diritto di Israele di esistere risale alle sacre scritture, alla Bibbia. La Bibbia degli ebrei viene venerata anche dai musulmani. E' il Corano che prescrive la venerazione della Bibbia. Negare il diritto di esistere allo Stato d'Israele era uno dei modi usati in Iran dall'intellighenzia di sinistra per criticare il regime dello Shah".

Si mediti bene questa frase – "negando l'Olocausto si finisce per negare allo Stato israeliano il diritto di esistere" - e allora si capirà il perché dell'uscita di Napolitano sull'equazione tra "antisemitismo" e "antisionismo" . Siccome ci hanno fatto credere che tutto comincia, come per incanto, col 1948, il timore è che il ristabilimento della verità storica provochi un crollo verticale del "credito morale" di cui gode il cosiddetto "Stato d'Israele" presso il gran pubblico.

Sulle storie veicolate da "sacre scritture", poi, stendiamo un velo pietoso, poiché ciascuno può cantarsi e suonarsi tutte le "verità" che desidera e farle dire da un "libro sacro", per non parlare dell'evidente contraddizione tra l'antirazzismo predicato dagli ebrei sionisti e la pretesa di "discendere dagli ebrei della Bibbia", al confronto della quale anche le teorie di Himmler e Rosenberg sulla pura "razza ariana" fanno una ben magra figura. Ma se proprio vogliamo dire qualcosa nello specifico, i musulmani non sono per nulla tenuti a "venerare la Bibbia degli ebrei", poiché il Corano distingue tra Banû Isrâ'îl ("Figli d'Israele"), depositari di una "Rivelazione divina" consegnata a Mosè; Alladhîna hâdû, ovvero i giudaizzati; i Yahûd (da Giuda, figlio di Giacobbe/Israele) , cioè coloro che usano la religione per scopi antispirituali e di mero potere, che il Corano condanna – per ogni tempo e luogo - con netta severità: è, appunto, il caso dei Sionisti, condannati anche dai "rabbini ortodossi contro il Sionismo".

Il finale, dopo aver presentato un "sopravvissuto iraniano alla shoà", non poteva non prevedere "l'esperto di Auschwitz" di turno, Marcello Pezzetti, già ridimensionato a suo tempo da Carlo Mattogno (Olocausto: dilettanti a convegno, Genova 2002, pp. 93-117): "Il presidente Ahmadinejad non sta solo negando la Shoà, diciamo che sta negando anche una pagina di storia dell'Iran". "Ahmadinejad fa esattamente quello che fanno i negazionisti italiani: cioè, nega una parte importante della propria storia".

Come non vedere che tutto ciò serve interessi (formare un'opinione pubblica favorevole ad un attacco all'Iran) che con la Storia non hanno nulla a che fare? Ma tant'è, citando il conduttore, anche questa puntata di «Tg1 Storia» (www.raiclick tv.it ) è un contributo "utile a tutti, e soprattutto alla pace". "Tutti" perché siamo "tutti americani", "pace" perché preparano una guerra.

Eresiarca
Lettera d’informazione
15.02.2007