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Il bio OGM dell'Europa

di Sarah Di Nella e Gianluca Carmosino - 19/02/2007

     
 
 
 
 L'ultimo rifugio rimasto contro la "malalimentazione" è sotto il tiro della Commissione europea. I prodotti biologici rischiano di essere messi a repentaglio da un regolamento europeo sulla produzione biologica che prevede di tollerare una "contaminazione accidentale da Organismi geneticamente modificati" [Ogm] al 0,9 per cento. Una mossa legata...
come spiega Andrea Ferrante, il presidente dell'Associazione italiana per l'agricoltura biologica, "a una partita in atto in Europa sulla coesistenza tra colture convenzionali e colture transgeniche".
La manovra non ha sorpreso l'ampia coalizione italiana Liberi da Ogm [alla quale aderiscono organizzazioni agricole e della distribuzione, associazioni ambientaliste e del biologico, enti locali, Ong, sindacati], che promette battaglia. Ma il tempo stringe. La proposta di regolamento dovrebbe approdare al parlamento europeo, che ha solo un ruolo consultivo, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo. Sarà quindi il Consiglio dei ministri dell'agricoltura a decidere. La presidenza tedesca, insediatasi in gennaio, vuole concludere la faccenda entro giugno, quando passerà la mano.
Roberto Musacchio, europarlamentare del Prc, fa parte della Commissione ambiente, che ha già esaminato il testo. Ha presentato un parere relativo al nuovo regolamento e ribadisce che "non dovrebbe esser previsto nessun valore soglia quanto alla presenza di Ogm. Devono essere evitati a qualsiasi costo data la possibile coesistenza di colture bio e superfici agricole nelle quali gli Ogm potrebbero essere parzialmente tollerati. Non solo per tutelare i consumatori dal punto di vista ambientale, ma anche per come un prodotto viene presentato sul mercato. Se vendo una Mercedes, non può esserci nemmeno un bullone della Cinquecento. Il regolamento dovrebbe inoltre essere esteso ad ambiti non alimentari come il tessile o la cosmetica. Chiediamo che il campo d'applicazione della proposta riguardi anche la ristorazione che usa prodotti biologici".
Il testo è adesso nelle mani della commissione agricoltura del Parlamento europeo, ultima tappa prima della plenaria. Per l'europarlamentare di Rifondazione comunista Vicenzo Aitta "sarà difficile modificare la soglia del 0,9 per cento. Alcuni paesi, come la Germania e la Francia, sono favorevoli. Temono che una soglia più bassa susciti l'ira di alcuni produttori". Una paura che rispecchia la divisione del mondo del biologico sulla questione della tolleranza zero. Si può dire che i produttori del sud dell'Europa sono favorevoli mentre chi, a nord, trasforma e commercializza i prodotti bio preferisce non essere vincolato da regole severe.
Adolfo Renzi ha una piccola azienda di agricoltura biologica, Tre colli, in S, nel Lazio. Secondo Adolfo "l'agricoltura non ha bisogno degli Ogm. I problemi di chi coltiva in Italia, ma anche in molti paesi europei, non sono legati alla produzione, ma alla distribuzione. Abbiamo già problemi quando i campi sono contigui con terreni soggetti a vari inquinamenti, figuriamoci se saranno vicino a campi coltivati con semi Ogm. Quando ci dimostreranno che gli Ogm non sono un mostro allora forse cominceremo a discuterne".
Dietro l'interesse sempre maggiore suscitato dai prodotti biologici si profila uno scontro economico tra due modelli di agricoltura. "Il peso dei grandi commercianti del settore intacca la natura del biologico - dice Antonio Onorati dell'Ong Crocevia - L'azione della commissione agricoltura è molto influenzata dalla grande distribuzione, da Ifoam [l'International federation of organic agriculture movements, che opera in 110 paesi del mondo e al quale aderiscono organismi di controllo, associazioni di produttori, ma anche studi tecnici e aziende private del biologico] e dagli enti certificatori. Non hanno molto interesse alla tolleranza zero, perché restringerebbe il campo del commercio, impedendo di comprare prodotti biologici con mais e soja di provenienza ignota. Non a caso banche d'affari inglesi si sono messe a vendere 'lotti di 15 mila ettari per l'agricoltura biologica e sostenibile' nei paesi dell'est. Con un modello di agricoltura bio-industriale di quel tipo, la tolleranza zero diventa complicata".
Ma il tentativo della commissione europea di imporre gli Ogm attraverso la contaminazione è solo l'ultima trovata di una strategia dispiegata su più fronti, che i movimenti contadini e l'opposizione istituzionale attuata da alcuni paesi, tra cui l'Italia, sono finora riusciti a rallentare. Di certo, l'introduzione di una soglia di "contaminazione accidentale da Ogm" spazzarebbe via un paletto giudiziario che ha finora frenato la diffusione degli Ogm in Europa, tollerando il danno che un produttore transgenico potrebbe infliggere a un produttore biologico. "L'obiettivo della commissione - dice Andrea Ferrante - è facilitare la coesistenza. Eppure abbiamo dimostrato che è impossibile, la contaminazione non può essere fermata. Il 0,9 per cento è un numero simbolico, non è sorretto da nulla".
Andrea Giubilato è un orticoltore di Santa Maria di Sala [Venezia]. "Il mondo della produzione biologica di ortaggi - dice Andrea - non ha interesse per gli Ogm, se non altro perché è un mercato stagnante quanto a produzione. I problemi sono invece legati alla vendita. Ma quando un contadino si dedica alla produzione di qualità, magari cercando di recuperare le varietà storiche di sementi, e promuove il ciclo corto, si qualifica e si rende protagonista di una proposta che di fatto è l'opposto dell'omogenizzazione imposta con gli Ogm. La vendita diretta è uno strumento fondamentale anche per comunicare la ricchezza di un certo tipo di prodotti . Nel nostro caso, siamo una piccola azienda di orticoltura composta da due soci che produce quaranta specie di ortaggi differenti. Soprattutto legumi, ma anche melanzane e il radicchio veneto. Coltivazioni che richiedono tempi lunghi, ma la cui qualità è davvero diversa dai prodotti di agricoltura intensiva. Per raccontare il nostro lavoro promuoviamo molti incontri con i cittadini".
Intanto, uno studio di Antoine Messean e Frédérique Angevin consegnato alla commissione europea - citato dalla Confédération paysanne - dimostra che "in condizioni di fioritura normale e anche con delle semenze senza nessuna traccia di Ogm, la soglia del 0,01 per cento di presenza di Ogm nelle colture non Ogm è sistematicamente superata, qualunque siano le distanze tra i due campi".
"I dati che parlano di milioni di ettari con coltivazioni transgeniche non sono veri - aggiunge Antonio Onorati - In molti paesi i contadini rifiutano di coltivare sementi transgeniche. La Fao ha tentato di fare un'indagine ma non ha trovato i finanziamenti, si usano quindi i dati dell'associazione internazionale delle aziende produttrici di tecnologie genetiche [Isaa]. Inutile dire che sono autoreferenziali". Secondo Onorati l'ultimo baluardo contro il trasgenico "potrebbe essere la coscienza molto approfondita di consumatori e contadini, a maggioranza contrari agli Ogm. Perfino la Coldiretti si è schierata. Ma se continuiamo a condurre solo una battaglia contro il trasgenico, finiremo contaminati. Non possiamo resistere così ancora per molto. Il tentativo della commissione si basa proprio su questo: è un logorio continuo che dal punto di vista della democrazia è inaccettabile".