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Anche nel turismo i progetti di crescita senza limite producono contraddizioni sociali e ambientali

di Diego Barsotti - 19/02/2007

La Toscana ha troppi turisti, troppo traffico e troppo inquinamento e per questo piace meno agli stranieri. Ma la Toscana ha anche troppa domanda di abitazioni e serviranno nei prossimi mesi altri 100mila appartamenti nuovi. Anche se quel poco di crescita demografica è lasciata agli immigrati.
E anche se i turisti potrebbero cominciare a diminuire perché non trovano più la qualità di un tempo.

I due distinti “allarmi” sono stati lanciati in questi giorni sulle cronache nazionali e internazionali: il primo, quello sul turismo, arriva da una ricerca realizzata sulla stampa estera da “Nathan il saggio”, società di Klaus Davi che fa scendere la nostra regione al terzo posto in Italia per la preferenza degli stranieri (superata da Abruzzo e Sicilia). La seconda ricerca è invece quella proposta da Ancab Legacoop e affidata al Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l´edilizia e il territorio) secondo la quale nel periodo 2006-2016 la domanda di nuove case oscillerà fra le 106mila e le 160mila unità. Non per un incremento delle nascite né probabilmente per un incremento degli stranieri (almeno riferendosi all’altro studio), quanto soprattutto per un mutamento degli stili di vita: single, separati, studenti, professionisti in mobilità temporanea, stranieri (non per turismo ma per lavoro) rappresentano i nuovi bisogni ai quali il mercato deve far fronte.

Ma il week end appena trascorso regala anche un terzo studio - anzi ancora una volta “allarme”! - che può essere un utilissimo spunto per integrare ancora la nostra riflessione. Secondo l’osservatorio Bain & Company sul turismo in Italia (ricordiamo che giovedì s’inaugura la Bit), quello italiano è un settore lento a investire, con un’offerta inadeguata, infrastrutture sottoutilizzate, formazione manageriale scarsa e un sistema di promozione arretrato. In realtà tutto questo, tradotto in cifre, significa che oggi il settore viaggi e vacanze influisce per l’8,2 sul nostro pil, che solo nel 2006 gli arrivi dall’estero sono aumentati dell’11,5% e la spesa ha sorpassato i 30 miliardi di euro toccando il massimo storico. Eppure è “allarme”, perché la quota può raddoppiare e l’Italia può sognare di avere il 17% del pil prodotto dal turismo.

Poco importa quindi se poi Le Monde continuerà a scrivere, come già accaduto, che «A Firenze folle di turisti occupano ogni spazio”, oppure se il New York Times ripeterà: «In alcuni giorni a San Gimignano il traffico dei pedoni è simile a quello della stazione di Grand Terminal».
Troppi turisti, troppo traffico, troppo inquinamento, e poi ancora troppe multe (alla faccia della giornata della lentezza che si celebra oggi) perché ci sono troppe auto. Ma dall’altra parte la domanda esige: più turisti, più servizi, più case, più automobili.

E il territorio resta però sempre quello: 22.993 km quadrati di Toscana fatti di storia, cultura, arte, tradizioni, miniappartamenti, turisti, e automobili…. E lo stesso discorso vale ovviamente anche per i 301 230 km2 d’Italia (ma forse questi dati andrebbero rivisti leggermente al ribasso per l’erosione degli ultimi anni e l’innalzamento del mare) e per il resto delle Terre emerse, visto che per esempio non è certo Dubai a preoccuparsi dell’affollamento turistico: basta ritoccare ogni volta e allargare un po’ di più Dubailand, l’immenso centro turistico con 45 parchi dei divertimenti dove si può praticare ogni sport, oppure raddoppiare Ski Dubai (nella foto) che oggi può contare “solo” su una seggiovia e 5 piste da sci con vista sul mare e sul deserto.

Ma al di là dei casi limite, ancora una volta la sostenibilità entra in contraddizione almeno in parte con l’equità sociale. Per avere un turismo sostenibile e di qualità è per esempio giusto aumentare i costi per ridurre l’afflusso turistico? Certo, a Portofino l’hanno fatto: l’unico parcheggio del paese garantisce un limitato numero di posti auto a prezzi orari esorbitanti, ma basta avere uno yacht per ormeggiare in rada e godersi uno degli angoli più belli del nostro Paese, alla faccia dell’equità nel godimento dei beni naturali.