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Il giornalista Robert Fisk racconta di una proposta di tregua di un gruppo sunnita in Iraq

di Robert Fisk - 20/02/2007

Proposta di tregua
 
Per la prima volta, uno dei principali gruppi rivoluzionari iracheni ha esposto i termini per il cessate il fuoco che permetterebbe alle forze statunitensi e britanniche di lasciare l'Iraq, che invasero circa quattro anni fa. Le presenti condizioni sarebbero inaccettabili per qualsiasi amministrazione Usa, ma le parole di Abu Salih al-Jeelani, uno dei leader militari del Movimento di Resistenza Islamico Sunnita Iracheno, dimostrano che i gruppi che hanno stroncato più di 3mila vite statunitensi stanno discutendo attivamente sull’apertura al dialogo con le truppe occupanti.
 
guerrigliero irachenoUno spiraglio per il dialogo. Il gruppo di Al-Jeelani, che si fa chiamare anche “Le brigate della 20esima Rivoluzione”, è l’ala militare dell’originaria organizzazione che iniziò feroci attacchi nei confronti dell’esercito Usa appena dopo l’invasione del 2003. La dichiarazione è, quindi, di notevole importanza, sebbene rappresenti chiaramente soltanto la visione dei combattenti sunniti.
Le milizie sciite non sono menzionate da nessuna parte. Le richieste includono la cancellazione dell’intera Costituzione Irachena- quasi sicuramente poiché il documento, in effetti, aggiudica le aree petrolifere dell’Iraq a sciiti e curdi, ma non alla minoranza sunnita. I sunniti rimangono i principali nemici di Washington nella guerra in Iraq.Al-Jeelani ha affermato in una dichiarazione all’Indipendent: “ Le discussioni e i negoziati sono un principio in cui crediamo per venire fuori dalla situazione in cui il salasso iracheno continua. Gli statunitensi dovrebbero desiderare di negoziare il ritiro delle truppe dal nostro Paese e lasciare la nostra gente vivere in pace, quindi tratteremo a specifiche condizioni e circostanze”. Al-Jeelani suggerisce che le Nazioni Unite, la Lega Araba o la Conferenza Islamica potrebbero condurre tali trattative e dovrebbero garantire la sicurezza dei partecipanti.

militare usa arresta un gruppo di presunti insortiI punti della proposta. Quindi giungono le condizioni: il rilascio di 5mila detenuti incarcerati nelle prigioni irachene come “ bottino”, il riconoscimento della legittimazione della resistenza e la legittimazione del suo ruolo nella rappresentanza del volere della popolazione irachena, un calendario garantito a livello internazionale sugli accordi. Inoltre le trattative devono tenersi su pubblica piazza e la resistenza “deve essere rappresentata da una commissione che comprende i rappresentanti di tutte le brigate della Jihad”. Infine, gli Stati Uniti devono essere rappresentati dai propri ambasciatori in Iraq e dai comandanti più anziani.
Non è difficile comprendere il perchè gli statunitensi non accetterebbero tali termini. Non vorranno parlare con uomini che hanno considerato come “terroristi” per i quattro anni trascorsi.  E se permettessero che  la “resistenza” venisse legittimata dalla ''volontà popolare del popolo iracheno'' il loro supporto per l’eletto governo iracheno sarebbe stato senza valore.
Infatti, il leader rivoluzionario chiede:  "la dissoluzione del presente governo e la revoca delle elezioni farsa e della costituzione". Inoltre insiste che tutti gli accordi precedentemente siglati dalle autorità irachene o dalle forze Usa dovrebbero essere dichiarate nulle e prive di valore.
Ma ci sono altri punti che mostrano che considerevoli discussioni devono essere andate avanti all’interno del movimento rivoluzionario - possibilmente coinvolgendo il rivale del gruppo, l’Esercito Islamico Iracheno.
Essi richiedono per esempio, il congedo delle milizie e la proscrizione delle organizzazioni militari- cosa che il governo americano ha incitato a fare da mesi al primo Ministro Iracheno, Nouri, al-Maliki.
I termini includono anche la legalizzazione del vecchio esercito iracheno  “un incarico Amglo-Americano per ricostruire l’Iraq e ricostruire tutti i danni della guerra”- cosa che i poteri occupanti dicono di provare a fare da diverso tempo- e integrando “ combattenti della resistenza” nell’esercito ricomposto.
 
guerriglieri iracheniNuovo piano per la sicurezza. Al-Jeelani ha descritto i nuovi piani d’azione del  Presidente George Bush come “sotterfugi politici” e ha aggiunto che “ sul campo di battaglia, non crediamo che gli Americani siano abili nel diminuire la capacità dei combattenti della resistenza di continuare la battaglia per liberare l’Iraq dall’occupazione”.“I gruppi resistenti non stanno commettendo crimini per dover chiedere perdono all’America, non stiamo cercando pretesti per cessare la nostra jihad…combattiamo per spirito divino e uno dei nostri diritti è la liberazione e l’indipendenza della nostra terra: l’Iraq.
Il gruppo dice che non ci saranno trattative con  il governo di Mr Maliki perché essi lo considerano “complice nella carneficina dell’Iraq da parte dell’esercito, dell’apparato di sicurezza e delle squadre di morte”. Ma richiedono l’unità dell’Iraq e dicono che “non riconoscono le divisioni interne al popolo iracheno.”
Non è difficile indovinare la risposta americana a tali proposte. Ma il contatto tra Fnl ( Fronte Liberale Nazionale) e la Francia durante la guerra di indipendenza algerina del 1954-1962 iniziò con una serie di richieste - ugualmente impossibili da soddisfare ma che erano sviluppabili in reali eventuali richieste per un ritiro francese.Ciò che non è chiaro, certo, è quanto la dichiarazione di Al-Jeelani rappresenti le idee collettive dei rivoluzionari sunniti. E, in modo sinistro, al-Qaeda no è stata affatto menzionata.