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Verso una società solare - 2

di Giorgio Nebbia - 20/02/2007

 

 

Uno sviluppo umano può essere meno insostenibile dell’attuale soltanto ricorrendo in maniera crescente e determinata alle fonti di energia rinnovabili che tutte dipendono dal Sole.
(…)
La radiazione solare, e le fonti di energia da essa derivate, si prestano a fornire energia in tutte le forme a cui siamo abituati: si può ottenere calore a bassa, media e alta temperatura direttamente dal Sole; con questo calore è possibile scaldare l’acqua, le abitazioni, è possibile azionare frigoriferi e condizionatori d’aria, è possibile distillare l’acqua di mare per ottenere acqua dolce, con un contributo decisivo, così, del Sole alla sconfitta della sete che affligge molte zone tropicali e equatoriali costiere.
Anche l’energia solare, mettendo in moto il ciclo dell’acqua e scaldando diversamente le varie parti del pianeta, crea le condizioni per cui è possibile ottenere energia meccanica e elettrica utilizzando lo scorrere delle acque sulla superficie terrestre; o utilizzando le differenze di temperatura fra gli strati superficiali caldi e quelli profondi freddi dei mari tropicali; o utilizzando la forza del vento o il conseguente moto ondoso, anch’essi alimentati dalle differenze di temperatura provocate dal Sole sulle varie parti della Terra.
È possibile con i sistemi fotovoltaici ottenere energia elettrica direttamente dalla radiazione solare; è possibile trasformare l’energia elettrica di origine solare in altre forme, per esempio, in idrogeno utilizzabile come combustibile o come materia prima per prodotti chimici.
La radiazione solare, attraverso la fotosintesi, produce nella biomassa sostanze chimiche utili come materie prime o carburanti.
La letteratura su queste utilizzazioni dell’energia solare è sterminata; molte invenzioni risalgono a decenni fa e vanno dissepolte dall’oblio e sperimentate di nuovo alla luce dei progressi nei materiali e nelle tecniche.
Se il Sole è davvero il nostro grande amico e alleato verso uno sviluppo meno insostenibile, i nemici della transizione stanno nella pigrizia delle idee correnti.
L’energia solare ha comunque vari limiti; è distribuita irregolarmente nelle varie parti della Terra, nelle varie parti del giorno e dell’anno, è molto diluita rispetto alla concentrazione delle attuali società industriali. Ma proprio qui potrebbe stare anche la sua forza: è ormai chiaro che molti squilibri ecologici derivano proprio dalla concentrazione in spazi ristretti delle attività umane, dal superamento violento, in molti territori, della carrying capacity, della capacità che ciascun territorio ha di “sopportare” presenze umane e urbane, per cui una società solare offrirebbe l’occasione per una ridistribuzione e diffusione delle attività umane, per un uso più razionale dei grandi spazi che pure il pianeta Terra ancora offre.

“Introduzione” a ADER (Association pour le Développement des Énergies Renouvables), L’energia al futuro, BFS Edizioni, Pisa 2000

Per informazioni sulla “letteratura sterminata” e i carteggi di Giorgio Nebbia e altri studiosi sull’energia solare dal 1957 ad oggi: Fondazione Luigi Micheletti (Brescia), Fondi d’Archivio Giorgio e Gabriella Nebbia e GaiaItalia.

Chi è l’autore?
Giorgio Nebbia, nato a Bologna nel 1926, laureato in Chimica; assistente di merceologia nell’Università di Bologna dal 1949 al 1959; libero docente di Merceologia dal 1955.
Professore ordinario di Merceologia nella Facoltà di Economia e Commercio (oggi Economia) dell’Università di Bari dal 1959 al 1995, ora professore emerito. Dal 1972 al 1994 ha tenuto per incarico l’insegnamento di Ecologia nella Facoltà di Economia dell’Università di Bari. Medaglia d’oro dei benemeriti della cultura e della scuola.
Ha ottenuto la Laurea honoris causa in Discipline economiche e sociali nell’Università del Molise (1997) e la Laurea honoris causa in Economia e commercio nell’Università di Bari (1998).
È stato deputato (1983-1987) e senatore (1987-1992) della Sinistra indipendente.
Nebbia ha orientato i suoi studi nel campo della Merceologia verso l’analisi del ciclo delle merci, cioè dei materiali prodotti dalle attività umane, agricole e industriali: un ciclo che comincia dalle risorse naturali, passa “attraverso” i processi di produzione e di consumo, e comporta il ritorno alla natura dei residui delle attività economiche.
Nel campo dell’utilizzazione delle risorse naturali si è dedicato a ricerche sull’energia solare, sulla dissalazione delle acque e sul problema dell’acqua; ha contribuito, anche nel periodo parlamentare, all’elaborazione di una analisi del flusso di acqua e di materiali nell’ambito dei bacini idrografici.
Nei suoi studi sulle analogie fra i processi economici e quelli naturali, Nebbia ha esteso l’analisi dei flussi di materiali e di energia all’economia, redigendo delle tavole intersettoriali in unità fisiche, da sovrapporre a quelle tradizionali in unità monetarie; queste ricerche sono state l’oggetto delle “tesi” discusse quando gli sono state conferite le due lauree honoris causa.
Nel corso di tali ricerche Nebbia ha studiato il rapporto fra le attività umane e il territorio, con particolare riferimento al metabolismo delle città, allo smaltimento dei rifiuti – merci anch’essi – e al loro recupero, ai consumi di energia.
Giorgio Nebbia è autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di alcuni libri: Il problema dell’acqua (Cacucci, 1969), La società dei rifiuti (Edipuglia, 1990), Sete! (Editori Riuniti, 1991), L’energia solare e le sue applicazioni. Lo sviluppo sostenibile (Cultura della Pace, 1991), Merci da sogno (Licorno, 1999), Giano pace ambiente problemi globali (Cuen, 1999), Risorse naturali e merci: un contributo alla tecnologia sociale. Risorse merci e ambiente (Progedit, 2001), Le merci e i valori: una critica ecologica al capitalismo (Jaca Book, 2002).
Si è impegnato anche nella divulgazione dei problemi della scienza e della tecnica, con particolare riferimento alla scienza merceologica e ai problemi ambientali. Si è occupato anche di storia della tecnica e dell’ambiente.
È stato inoltre attivo nei movimenti per la difesa dell’ambiente e per la pace.