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Gli Ogm anche nei cibi biologici

di Maria Maggiore - 21/02/2007

 
LA UE VUOLE ALLENTARE LE NORME PER I PRODOTTI ETICHETTATI COME «PURI»

Eserciti di agro-delusi per uso eccessivo di pesticidi, insetticidi, ormoni della crescita, coloranti e quant’altro, convertiti con passione alla nuova filosofia «Bio», sano anche se un po’ più caro, potrebbero tra poco ricevere un trauma irreversibile. Il mito del cibo biologico, puro e tradizionale, sta per essere attaccato brutalmente. E per giunta, dalla solita, potentissima, lobby degli Ogm. Finora l’attacco è andato avanti in sordina. La Commissione Europea ha inviato un anno fa ai governi una proposta di regolamento che rivede le norme di produzione e etichettatura dei prodotti biologici. Tutto in regola, con norme molto severe per poter arrivare a stampare su una cassa di pomodoro «Bio Eu», cioè avallato dall’Europa. Solo che in coda a una lista di buoni comandamenti sul cibo sano, l’esecutivo Barroso - distintosi finora per l’estrema sensibilità verso l’industria - ha inserito due righe quasi invisibili, ma, se avallate dai governi, dagli effetti devastanti per l’agricoltura.

Anche nei prodotti biologici si potrà consentire fino allo 0,9% di contaminazione con organismi geneticamente modificati. In pratica, viene tollerata la presenza accidentale di Ogm su un prodotto Bio, che continueremmo a chiamare biologico. E’ già così per l’agricoltura tradizionale. Dopo un lungo negoziato e le pressioni feroci degli americani, nel 2003 fu approvato il famoso regolamento sulla tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti. All’avanguardia nel mondo perché imponeva, per la prima volta, una vera carta d’identità «dalla fattoria al piatto» di quello che mangiamo, consentiva comunque un piccolo margine d’errore. Quello 0,9% di Ogm che dispersi nell’aria possono finire in un campo a coltura tradizionale. Adesso lo stesso principio sta arrivando al Bio. Solo che nel biologico, se viene meno l’assunto che tutto è puro, dalla produzione, alla trasformazione, fino al nostro piatto, va in frantumi anche la fiducia del consumatore. E sarebbe la fine del culto del Bio. Ma c’è di più in questo testo diabolico costruito dagli uffici della Commissaria danese Fisher-Boel. L’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti non viene più vietato esplicitamente nelle colture biologiche. Di male in peggio.

In dicembre una maggioranza silenziosa di Paesi Ue ha avallato queste proposte, con il no soltanto di Italia, Belgio, Austria, Grecia e Ungheria. La settimana prossima la Commissione agricoltura dell’Europarlamento voterà per la prima volta il rapporto sul regolamento della verde francese Marie-Helene Aubert (prima del voto in plenaria in marzo). In passato l’Assemblea di Strasburgo è stata sempre più a favore dei consumatori che delle lobby agricole. Ma questa volta il risultato non è affatto scontato. C’è in atto dentro i palazzi dell’Europarlamento un vero scontro Nord-Sud. I Paesi scandinavi, sostenuti persino dai Verdi tedeschi e da molti francesi, ritengono che accettando una bassa soglia di contaminazione da Ogm (in effetti meno dell’1%), riuscirebbero a far diventare il biologico più popolare. Prezzi più bassi, quindi accessibili a tutti per un’agricoltura che sia biologica nel suo insieme. Questa la nuova filosofia tedesca.

Gli italiani sono capofila della protesta per frenare qualunque contaminazione. La Toscana, una delle 15 regioni italiane «Ogm free», sta costruendo una rete europea di agricoltori, ambientalisti e associazioni di consumatori per far naufragare la sentenza di morte del Bio. Gli americani, ancora una volta, stanno a guardare e ad aspettare.